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Il lavoro agile anche in Fase 2 e a fine emergenza

24 aprile 2020 | 16:48
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Il lavoro agile anche in Fase 2 e a fine emergenza

Anche la pubblica amministrazione si prepara alla cosiddetta fase due ma anche dopo il 4 maggio lo smart working resterebbe la modalità “ordinaria” di organizzazione del lavoro negli uffici.

Anche la pubblica amministrazione si prepara alla cosiddetta fase due ma anche dopo il 4 maggio lo smart working resterebbe la modalità “ordinaria” di organizzazione del lavoro negli uffici. E la ministra Dadone parla di ‘consolidare il grande cambiamento’ avviato e lasciare nel tempo il lavoro agile come ‘un’importante modalità organizzativa, almeno al 30%’.

L’Inail intanto ha pubblicato il documento tecnico sulla Fase 2 con le misure di contenimento e prevenzione nei luoghi di lavoro. La pubblicazione, approvata dal Comitato Tecnico Scientifico istituito presso la Protezione Civile sottolinea che “vanno mappate tutte le attività, prevedendo di norma, per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni, l’utilizzo di una mascherina chirurgica“. La mascherina è “raccomandata” in ogni caso anche all’interno dei mezzi pubblici oltre al distanziamento sociale.  Sulle mascherine appello anche di Federfarma che chiede un accordo sul prezzo di vendita dei dispositivi oppure lo stop alla vendita. I farmacisti chiedono di poter vendere i dispositivi di protezione “a prezzi imposti e senza inutili adempimenti burocratici” .In assenza di provvedimenti la Federazione di categoria annuncia che sarà costretta , “a suggerire alle farmacie di astenersi dalla vendita di mascherine”. Sono introvabili e dai prezzi altissimi, spiegano, con la conseguenza di multe e sequestri per problemi di cui i farmacisti non sono responsabili ma “le prime vittime”.

Via libera a 62 dispositivi di protezione individuale (Dpi) su 1.700 esaminati. L’elenco è on line sul portale dell’Inail e riguarda occhiali, visiere, semimaschere, indumenti di protezione, guanti e calzari validati positivamente dall’Istituto in attuazione del decreto Cura Italia, che ha attribuito questa funzione all’Istituto in via straordinaria fino al termine dell’emergenza Covid-19, in deroga alle procedure ordinarie. La lista, spiega una nota, si riferisce esclusivamente ai dpi validati dall’Inail sulla base della documentazione trasmessa dal produttore/importatore. Alla data del 20 aprile, l’Inail, su un totale di 3.012 messaggi di posta elettronica certificata, ha processato a livello tecnico circa 1.700 pratiche, 62 delle quali sono state validate positivamente dalla task force multidisciplinare dell’Istituto, composta da circa 40 persone con diverse professionalità tecniche e amministrative. L’elenco, che sarà periodicamente aggiornato con l’inserimento dei nuovi dpi validati, per ciascun dispositivo riporta la data di validazione, la tipologia di prodotto, il nominativo del produttore e/o dell’importatore con la regione/nazione di riferimento, e un’immagine, se disponibile.

Sì allo smart working. L’Inail raccomanda l’utilizzo del lavoro a distanza dove possibile anche nella fase due come “soluzione efficace” che ha permesso la continuità dei processi lavorativi e allo stesso tempo “ha contribuito in maniera sostanziale al contenimento dell’epidemia”. Lo si legge nel documento appena pubblicato dall’Inail e approvato dal Comitato tecnico scientifico sulla cosiddetta fase due dell’emergenza coronavirus. L’Inail però sottolinea la necessità di fornire assistenza nell’uso delle apparecchiature e software nonché degli strumenti di videoconferenza “incoraggiando a fare pause regolari”. “In aggiunta, il management – si legge – dovrà tenere conto della necessità di garantire il supporto ai lavoratori che si sentono in isolamento e a quelli che contestualmente hanno necessità di accudire i figli”.  Sono 7,3 milioni i lavoratori che sono stati sospesi dalla loro attività a causa del lockdown per l’emergenza coronavirus e il 31,3% (2,3 milioni) ha più di 50 anni. Il dato è contenuto nel documento Inail approvato dal Comitato tecnico scientifico in vista della fase due nel quale si chiarisce che quasi quattro milioni di lavoratori sospesi (il 53,9%) sono nella zona uno ovvero in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche.