Basta chiamarli eroi |
Regione Piemonte
/

I medici rispondono duramente all’Unità di Crisi

13 aprile 2020 | 08:43
Share0
I medici rispondono duramente all’Unità di Crisi

Sabato una videoconferenza dell’Unità di Crisi che ha visto partire un attacco ai medici che operano sul campo e che ha suscitato una durissima e giusta replica da parte di coloro che vengono continuamente definiti eroi ma che in realtà convivono con difficoltà assurde nello svolgimento del loro lavoro

Tornano indietro con gli interessi le accuse lanciate sabato durante la videoconferenza dell’Unità di Crisi da Roberto Testi, il medico legale che presiede il Comitato Tecnico-scientifico, che ha detto di essersi sentiti “colpiti alle spalle dalle persone che avrebbero dovuto essere con noi a combattere”, riferendosi ai medici.

“Noi non diamo la colpa a quelli che erano sul campo. Diamo la colpa a voi che dovevate dirigere da dietro una scrivania” è la replica durissima dei medici piemontesi  rappresentati da Chiara Rivetti e Gabriele Gallone, segretaria regionale e dirigente nazionale dell’Anaao-Assomed, il principale sindacato dei camici bianchi.

“Noi eravamo sul campo – scrivono in una nota –. Noi siamo entrati in stanze con 3 o 4 pazienti Covid positivi con le maschere chirurgiche, mentre all’Unità di Crisi si utilizzavano gli autorespiratori. Noi abbiamo aspettato a casa, sintomatici, il tampone per oltre 2 settimane. Come termine di paragone vorremmo sapere chi ha ordinato i tamponi ai giocatori della Juventus, chi li ha eseguiti ed in quanto tempo sono stati effettuati. Noi dormiamo in casa separati dai nostri figli o stiamo in famiglia con la mascherina. Noi abbiamo portato il contagio tra i nostri parenti. Basta sentirvi dire che lavorate sette giorni su sette. Per 13 ore al giorno. Noi abbiamo avuto per legge la deroga all’orario massimo di lavoro. Noi siamo gli esclusi dalla quarantena in caso di sospetto contagio. Noi abbiamo dormito in ospedale su brande e materassi di fortuna perché avevamo paura di tornare a casa e contagiare i nostri cari”.

Non le mandano a dire i medici, come per altro si erano vantati di fare i componenti dell’Unità di Crisi, i camici bianchi che sono decisamente stanchi di essere definiti eroi e combattenti in prima linea, quando queste medaglie morali al merito hanno tanto il sapore dell’armiamoci e partite. I medici si sono sentiti buttare allo sbaraglio perché “in battaglia ci vanno da sempre solo i soldati, non i generali. Noi siamo stati colpiti alle spalle, ancora una volta”.E poi, chi aveva il compito di fornire “i camici idrorepellenti e i Dpi agli operatori sanitari e i caschi Cpap ai pazienti?. Chi doveva sorvegliare le Rsa invece che trasformarle in obitori?”.  “Si poteva fare molto di più”, attesta l’Anaao e le responsabilità vanno equamente condivise con le Giunte regionali del passato: “A chi sta governando ora ricordiamo che essi avevano minacciato un nuovo piano di rientro, sottolineando ripetutamente l’importanza della sanità privata. Senza aver riaperto o potenziato nulla della Sanità Pubblica”.