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Anche il calcio regionale in crisi per il coronavirus

26 aprile 2020 | 18:00
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Anche il calcio regionale in crisi per il coronavirus

Anche il calcio dilettantistico regionale deve fare i conti con la crisi susseguente all’emergenza coronavirus, tra campionati non conclusi e problematiche economiche che rischiano di far sparire il 30% delle società calcistiche piemontesi

Mentre il calcio di serie A è ancora alle prese con i dubbi sulla ripresa o meno del campionato, nel calcio dilettantistico piemontese le idee sono più chiare tant’è che è stato affermato che “È improponibile parlare di ripartenza dei campionati perché non esistono le condizioni e tanto meno i tempi per poterli portare a conclusione. Non dobbiamo disperdere nemmeno le energie per provare ad inventarci soluzioni che esulano dalla logica”. Conclusione che chiarifica la situazione alle 659 società piemontesi, per un totale di circa 70mila tesserati.

E pensare che, in condizioni normali, questa domenica era quella che doveva sancire l’esito della stagione battagliata del massimo torneo regionale, che oggi avrebbe avuto i nomi di vincitori e vinti. Invece…

Invece i campionati si sono giocati attraverso le comunicazioni effettuate in videoconferenza da parte del presidente del comitato regionale Christian Mossino che ha dialogato con le società piemontesi per poter fornire dei punti fermi, tra tante incertezze, in vista di quella che sarà, ormai, la prossima stagione agonistica.

Per quanto riguarda l’esito dei campionati Mossino ha dichiarato che : “Relativamente ai campionati non conclusi proporremo il blocco delle retrocessioni e una graduatoria di merito per ogni categoria che tenga conto del coefficiente punti/gare disputate per il completamento degli organici”. Questo risolverebbe la questione relativa ai meriti acquisiti nel corso di questa stagione tribolata anche sotto il profilo sportivo, ma non altre più pratiche, come quelle relative alla necessità di mantenere ancora le distanze tra le persone, fatto impraticabile in uno spogliatoio calcistico. E poi gli aspetti economici, che per certe società possono determinare il tracollo, come la questione dei canoni di affitto di campi e strutture, attualmente sospesi ma che dal 30 giugno torneranno a correre, loro sì, con il pagamento degli arretrati proprio nel momento in cui le società non potranno disporre di incassi vari.

Per alcuni addetti al settore sussiste il rischio che un 30% di società siano costrette alla chiusura. Una soluzione, richiesta di aiuti economici a parte, potrebbe essere quella di  abolire l’iscrizione ai campionati per l’anno prossimo e prolungare i tesseramenti fino al 30 giugno 2021, con una riduzione conseguente delle spese.