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Yasmin Khreiwesh, musicista e musicoterapista, dalla Granda all’orchestra del Festival di Sanremo

3 marzo 2020 | 19:16
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Yasmin Khreiwesh, musicista e musicoterapista, dalla Granda all’orchestra del Festival di Sanremo
Yasmin Khreiwesh, musicista e musicoterapista, dalla Granda all’orchestra del Festival di Sanremo
Yasmin Khreiwesh, musicista e musicoterapista, dalla Granda all’orchestra del Festival di Sanremo
Yasmin Khreiwesh, musicista e musicoterapista, dalla Granda all’orchestra del Festival di Sanremo
Yasmin Khreiwesh, musicista e musicoterapista, dalla Granda all’orchestra del Festival di Sanremo

“Per il futuro mi auguro che in Italia la figura dell’artista venga sempre più sostenuta e, soprattutto, incentivata: l’arte è un dono prezioso”

Cuneo Yasmin Khreiwesh docente del “Vivaldi” dal febbraio 2019, per il secondo anno consecutivo è stata chiamata dalla direzione artistica come membro aggiuntivo dell’orchestra sinfonica, da 17 anni orchestra del Festival di Sanremo.

Ecco cosa ci ha raccontato di lei e di questa recente esperienza.

Parlaci di te, dove sei nata e cresciuta?Mi chiamo Yasmin, ho 29 anni, sono nata a Napoli e cresciuta tra Napoli, Busca e Cuneo.

In quale momento ti sei avvicinata al mondo della musica? Ho iniziato lo studio del flauto all’età di 11 anni alle scuole medie musicali di Busca col maestro Alberto Gertosio, ho proseguito iscrivendomi al Conservatorio Ghedini di Cuneo e laureandomi in flauto traverso nel 2011 con la professoressa Isabelle Massara. Durante gli anni di conservatorio ho avuto modo di fare diversi approfondimenti con molti flautisti di fama internazionale come Milozzi, Pretto, Iorino, Persichilli, Manco e, dopo la conclusione del conservatorio, con la professoressa Rossella Cappotto.

Come sei riuscita sempre a conciliare tutto, scuola/studio/concerti?Va da sè che non sia stato semplice conciliare l’impegno del conservatorio con il diploma di liceo scientifico ma c’era la forte volontà di portare a termine il percorso musicale così, seppur rinunciando a qualche spensieratezza adolescenziale, ho portato avanti entrambi con ottimi risultati.

Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada professionale?Posso dire che il mio percorso musicale non segua il classico iter “del musicista”. Ho sentito il desiderio di sospendere lo studio del flauto per dedicarmi alla musicoterapia frequentando prima una triennale a Lecco e, successivamente, un master sotto la facoltà di medicina di Pavia. Durante quel periodo ho avuto modo di maturare una grossa mancanza dello strumento: avevo tantissima voglia di suonare, così ho deciso di “rimettermi sotto” con lo studio, insegnare flauto e suonare quando venivo chiamata.

L’ultimo impegno professionale è stata la vetrina di Sanremo. Cosa ci racconti di questa esperienza, emozioni e sensazioni? Il rapporto con i cantanti qual è?Ho avuto l’opportunità di essere chiamata come aggiunta dall’Orchestra Sinfonica di Sanremo, orchestra che da 17 anni collabora con la Rai per questo evento, per il festiva del 2019 e poi nel 2020, entrambe belle esperienze: molto intense ma speciali, mi hanno insegnato molto. Sanremo 2020 è stato molto emozionante per me proprio a livello musicale: avere la possibilità di suonare brani di ospiti esterni alla gara quali Tiziano Ferro, Gianna Nannini, Biagio Antonacci e Mika o con alcuni in gara come Rancore, Tosca o Diodato è stato davvero forte emotivamente. Io sono timida per cui non amo andare a chiedere foto ai cantanti o a parlar loro, solo con Rancore ho avuto modo di parlare facendogli i complimenti per il suo pezzo in gara.

Cosa ti auguri per il futuro? I miei obiettivi a breve termine sono quelli di mettere su qualche ensamble cameristico e portarlo in giro continuando ad insegnare, suonare e, soprattutto, studiare. Per il futuro mi auguro che in Italia la figura dell’artista venga sempre più sostenuta e, soprattutto, incentivata: l’arte è un dono prezioso.