Sabato 21 è il centenario del ritorno dello stambecco

20 marzo 2020 | 17:39
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Sabato 21 è il centenario del ritorno dello stambecco

È una delle prime operazioni faunistiche che evitano allo stambecco la stessa sorte del leone berbero o della tigre asiatica estinti a causa di una caccia scriteriata.

21 marzo 1920: è la data della prima reintroduzione dello stambecco sulle Marittime: due maschi (14 e 11 anni) e due femmine (5 e 3 anni) dal Gran Paradiso, con un lungo viaggio in camion, arrivano in Valle Gesso.
È una delle prime operazioni faunistiche che evitano allo stambecco la stessa sorte del leone berbero o della tigre asiatica estinti a causa di una caccia scriteriata.
Le montagne della Valle d’Aosta erano rimaste le ultime ad ospitare una colonia della specie che dopo l’invenzione delle armi da fuoco subì un rapido declino su tutto l’arco alpino. Nell’Ottocento la specie era data per scomparsa e l’osservazione di alcuni animali da parte di alpinisti inglesi sulla Grivola indusse, il 21 settembre 1821, Carlo Felice re di Sardegna a decretarne la tutela. Nonostante il provvedimento di protezione la popolazione di stambecco, a inizio Novecento, non contava più di cento esemplari.

Gli svizzeri furono i primi a reintrodurli sulle loro montagne e poi seguì l’operazione di Vittorio Emanuele III nella Riserva di Valdieri-Entracque. I primi quattro animali vengono liberati nelle regioni Ciamberline e Vallone della Barra nei pressi di San Giacomo di Entracque; il 19 aprile li raggiunge un altro maschio di 9 anni. Anche se l’operazione comincia sotto la buona stella del primo giorno di primavera gli ungulati, forse troppo debilitati dalla cattura e dal viaggio, non sopravvivono.
Ne arrivano altri tre il 15 ottobre ma dato l’approssimarsi dell’inverno sono tenuti in un recinto insieme a delle capre. Del nucleo, la femmina muore mentre i due maschi sono liberati nel maggio 1921 nella zona del Monte Barra.
Nonostante le difficoltà incontrate nei vari rilasci, i tentativi di riportare lo stambecco proseguono e, finalmente, nel febbraio 1927, per la prima volta, i guardia caccia osservano quattro giovani nati la primavera precedente. Le reintroduzioni con capi provenienti dalla Valle d’Aosta continuano fino al 1933, per un totale di venticinque animali.

Cinque anni dopo l’ultimo rilascio la popolazione stimata è di 57 individui. Poi la nuova popolazione di stambecco deve fare i conti con il periodo bellico, anni in cui cessano i censimenti, i controlli e prende piede il bracconaggio. Alla Riserva reale succede un Consorzio di caccia all’interno nel quale è consentito il prelievo di 10-15 stambecchi l’anno, intervento che tuttavia non ha impedito alla popolazione di svilupparsi e raggiungere, nel 1972, il picco di 560 individui. In seguito, la sequenza di inverni molto severi riduce gli effettivi, che intorno a metà degli anni Ottanta fluttuano intorno ai 400 capi, senza contare quelli andati a popolare il versante francese, oggi Parc national du Mercantour.
L’espansione in territorio italiano fino agli anni Ottanta interessa sostanzialmente l’intero areale del massiccio Gelas-Clapier-Maledia, prossimo alle zone in cui è stato rilasciato lo stambecco a partire dal 1920.

Per questo nel 1986, il Parco dell’Argentera (oggi Parco Alpi Marittime) dopo una serie di studi sull’idoneità dell’habitat del Monte Matto per ospitare la specie avvia l’operazione stambecco (guarda il video storico (in inglese). Gli animali catturati al gias Isterpis, nel Vallone Gesso della Barra, con teleanestesia – a quei tempi cerbottane caricate con una siringa con anestetico, ora si una un fucile ad aria compressa – con l’elicottero vengono trasportati nel Matto. L’operazione continua l’anno seguente e si sviluppa anche oltre confine con la cessione di capi al Parc national du Mercantour.

Sono le prime transfaunazioni effettuate dalle Marittime che, negli anni seguenti, interessano le vallate della provincia di Cuneo e vari siti alpini (Alpi lombarde, Dolomiti, Tarvisiano) sino alle Giulie.
Grazie a enormi sforzi di molti enti e aree protette, lo stambecco è nuovamente presente su tutto l’arco alpino. Oggi vi sono circa 180 popolazioni diffuse dalle Alpi Marittime alla Slovenia per un totale di più di 55.000 esemplari.

La storia del salvataggio dello stambecco, come quella del gipeto, è tra i grandi successi raggiunti dai parchi alpini per la conservazione della natura.

Il Parco per celebrare il Centenario dello stambecco ha realizzato con il cofinanziamento del progetto europeo Alcotra Lemed-Ibex la mostra Stambecco: 100 anni in Marittime presso il Centro visita di Entracque (in questo periodo chiusa per Covid-19. L’esposizione per tutta l’estate 2020 sarà riproposta, arricchita con nuovi allestimenti nel Centro visita del Parco a Terme di Valdieri.