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L’emergenza corona-virus vissuta da una buschese che vive e lavora nel nord Inghilterra

17 marzo 2020 | 19:17
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L’emergenza corona-virus vissuta da una buschese che vive e lavora nel nord Inghilterra

“La situazione italiana ci fa pensare molto e fa male, fa male pensare ai nostri cari chiusi in casa ma comunque non del tutto lontani dal rischio e quello che preoccupa ancora di più è che se dovesse mai succedere qualcosa noi siamo qui”

Busca/Chester. Simona Pignatta si è trasferita in Inghilterra poco più di un anno fa, inizialmente lavorava per una società finanziaria italiana, passando 3 settimane all’estero e una in Italia, poi 5 mesi fa la decisione di vivere appieno la realtà britannica, non solo come intrusa “momentanea”. Vive a Chester, una città nel nord dell’Inghilterra e lavora come Investment Analyst per una società finanziaria a Manchester (ad un’ora di treno da dove vivo) che ha sedi in altri 4 paesi europei tra cui l’Italia.

L’abbiamo contattata per farci raccontare come sta vivendo la situazione da italiana in un’Inghilterra che non sta prendendo alcun tipo di precauzione per l’emergenza sanitaria che sta coinvolgendo il mondo intero.

“Questa situazione del corona-virus è qualcosa di surreale, inizialmente c’è stato un po’ di panico. Tutte le persone provenienti dall’Italia dovevano auto-isolarsi e chiamare l’111 (= 118 Italiano) in caso di sintomi. E’ nato una sorta di razzismo verso l’Italia e gli italiani o in alcuni casi venivamo quasi derisi, soprattutto perché il primo consiglio è “lavarsi sempre le mani”, come se noi italiani, e i cinesi, fossimo sporchi quando sappiamo benissimo che gli inglesi non hanno la fama di essere persone proprio delle più igieniche al mondo e lo posso confermare. Qui la gente è partita fregandosene, tanto è una cosa che succede solo a chi viaggia dall’Italia, ma all’aeroporto nessun controllo, solo l’obbligo di auto-isolarsi se proveniente dal nord Italia! Quanti hanno seguito questo consiglio? Pochi, e non parlo solo di gente italiana, ma anche inglesi! I numeri crescono ma la gente continua ad andare ad eventi pubblici e posti affollati, nel frattempo però si stanno approvvigionando svuotando i supermercati in caso dovessero stare in quarantena obbligatoria. C’è chi ha capito la gravità della situazione e lavora da casa o limita i posti affollati, ho notato che i treni sono leggermente meno frequentati! Concerti e grandi eventi vanno avanti. Con il nuovo cobra meeting, Boris Johnson darà qualche linea guida in più, ma sembra che solo le società calcistiche abbiano capito la serietà della cosa e hanno deciso di sospendere le partite. In generale c’è l’idea “sei giovane, non ti succederà nulla anche se la prendi” e purtroppo me lo sono sentita dire anche in ufficio da alcuni colleghi.”

Vi sentite tutelati?“Noi italiani siamo spaventati, non ci sentiamo tutelati nonostante abbiamo gli stessi diritti dei cittadini inglesi, per poter lavorare e vivere qui bisogna richiedere una certa autorizzazione, senza non ci puoi stare se non per brevi periodi. C’è una certa paura che di fronte a un sovraffollamento di pazienti negli ospedali, tra un inglese e un italiano o qualsiasi persona “non british” venga fatta una certa selezione, soprattutto a seguito delle Brexit non ancora ultimata, ma comunque già si vedono gli effetti. Inoltre gli ospedali inglesi non sono equipaggiati come quelli italiani, ci sono molti meno ventilatori e ci sono molti più abitanti qui! La matematica è semplice, non ci sarà posto per tutti! Noi cerchiamo di confortarci e supportarci a vicenda attraverso i social, e cerchiamo di seguire l’esempio italiano limitando le nostre uscite, abbiamo anche iniziato una petizione su Facebook per sospendere momentaneamente gli eventi pubblici.”

La tua azienda ha preso precauzioni? Hai la possibilità di lavorare da casa?“La mia azienda ha preso precauzioni ma all’inizio molto limitate! Ha suggerito lo smart working cosa che è già in atto normalmente, infatti io lavoro da casa 1 giorno alla settimana, ma non lo ha imposto. È a discrezione dei propri responsabili e a partire da oggi, 17 marzo, infatti tutto il mio team lavorerà da casa con presenza in ufficio solo se strettamente necessario. Molti di noi viaggiano, passando molto tempo su bus e treni, dopo aver evidenziato i rischi al nostro capo, è stato deciso di iniziare home working fisso. Inoltre l’azienda ha vietato visitatori esterni, ma solo in alcuni casi, insomma, se è una persona importante possiamo anche farla entrare! Per limitare il rischio hanno anche messo a disposizione gel antibatterico per mani in ogni piano. Le nostre sedi in Italia sono chiuse e i nostri colleghi italiani ci chiedono se siamo pazzi a tenere ancora aperto, ma finché il governo non lo impone, nemmeno l’azienda non lo farà!”

Come vedi e vivi la situazione dell’Italia da lì?“La situazione italiana ci fa pensare molto e fa male, fa male pensare ai nostri cari chiusi in casa ma comunque non del tutto lontani dal rischio e quello che preoccupa ancora di più è che se dovesse mai succedere qualcosa noi siamo qui, il consolato italiano sta cercando di organizzare voli per l’Italia, ma per il momento è tutto sospeso, non possiamo tornare e stare più vicini alla nostra famiglia! Dopo aver visto video della gente che cantava e suonava sui balconi però mi ha scaldato il cuore, quella è l’Italia che conosco io, quella dove ci si aiuta, ci si sostiene anche se a distanza, quella unita, quell’Italia che mai si sognerebbe di correre il rischio di perdere altre vite per arrivare all’immunità di gregge!”

Cosa pensano degli italiani in Inghilterra?Qui ci sono pensieri molto contrapposti sull’Italia, c’è chi sostiene che sembri un po’ troppo esagerato fermare tutto, che sia una scusa per non lavorare e che non siamo in grado di seguire semplici regole (distanza, strette di mano etc), ma c’è chi nonostante questi commenti ci ammira, chi spera che ce la possiamo fare e che questa ondata si fermi e ammira la nostra sanità pubblica, gli orari impossibili che si fanno negli ospedali e l’avanguardia delle nostre strutture.

Preferiresti esser in Italia in questo momento?Vorrei definitivamente essere lì, vicina alla mia famiglia a sostenerci e soprattutto chiusa in casa per evitare di esser contagiata e ancora di più rischiare di trasmetter il virus a chi non sarebbe in grado di guarire.