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Il super Barolo di Luciano Sandrone 2013

1 marzo 2020 | 11:36
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Il super Barolo di Luciano Sandrone 2013
Il super Barolo di Luciano Sandrone 2013
Il super Barolo di Luciano Sandrone 2013

Punto d’incontro tra arte, esperienza, scienza e evoluzione

Relazione fra evoluzione e creazione. Cari lettori, vi starete chiedendo come mai oggi non parliamo solamente di vino. Non vi preoccupate ci arriveremo, ma per capire meglio bisogna fare un piccolo passo indietro.

“Non esiste una specie unica, un unico gruppo di esseri viventi in chissà quale intervento creativo continuo, attribuita in passato a Dio”, ma bensì grazie a Darwin che sfidò le polemiche dei creazionisti l’uomo iniziò nel 1856 un abbozzo sull’evoluzione della specie.

Ricordatevi perciò questo breve concetto in cui io credo: “Siamo plastica e l’ambiente, le persone e  l’alimentazione agiscono modificando la nostra epigenetica.”

Oggi cercherò di farvi riflettere su quanto sia bella e unica l’abiogenesi che si riflette in ogni materia vivente originata da materia organica non vivente, intorno a noi. Per questo dobbiamo fare un salto indietro all’incirca di 4,4 miliardi di anni e cercare di ipotizzare come è nata la vita sulla terra dopo il big bang avvenuto circa 13,8 milioni di anni fa, unendo le conoscenze di biologia molecolare, astrobiologia e chimica, senza dimenticare le reazioni chimiche e le selezioni naturali.

Non vi preoccupate, non è mia intenzione scrivere una lezione di scienze. Ma a questo punto vi chiedo, e poi capirete il perché,  se le piante avessero un ciclo vitale molto simile a quello dell’uomo, quale è stata e quale sarà la sua evoluzione?

La vita sulla terra è presente da quando è comparsa l’acqua allo stato liquido, dove nel susseguirsi di un lento processo di evoluzione, gli Archea Batteri (senza nucleo)  hanno dato origine ai ciano batteri. Da non dimenticare i cugini, ed antenati di quest’ultimi che sono foto trofici, ovvero non in grado di trarre energia dalla luce del sole ancor tutt’ora esistenti, chiamati melainabacteria. I ciano batteri, hanno avuto più facilità a replicarsi in maggior quantità sapendo produrre energia dalla luce, riempiendo cosi il mondo di ossigeno e dando il via all’evoluzione.

Due le parole chiave sul quale soffermarsi, ossigeno ed energia. Ossigeno in quanto abbiamo capito che anche senza, esistevano già forme di vita, dalla riproduzione esclusivamente vegetativa per divisione cellulare. Energia perché è importante sapere che esistono cellule in grado di vivere e riprodursi già da prima che esistesse l’ossigeno. Energia, (ATP) ottenuta grazie al ciclo di Krebs che è definito anfibolico, ovvero capace di sfruttare due metabolismi in base alle esigenze:

in stato catabolico se in fase di produzione di ATP con ossigeno;

in stato anabolico se in fase di replicazione cellulare ovvero per la creazione di “mattoni da costruzione”. Ciclo di krebs o ciclo di Calvin ( per la scoperta della fotosintesi clorofilliana nel caso dei vegetali) sono quindi alla base della vita.

Come avete notato, ci sarebbe un mondo dietro queste poche righe riassuntive ma quello sul quale vi volevo far riflettere è come piccolissime cellule, batteri, virus, l’ambiente che ci circonda siano la causa del nostro mondo e del nostro stile di vita in continua evoluzione. Ed è grazie alle fermentazioni, alle reazioni chimiche ecc che continuano ad avvenire tutt’ora mutazioni del DNA ed evoluzioni. Ma allora tutto questo che cosa ha a che fare con il vino?

Tutto questo è la spiegazione al Super Barolo di Luciano Sandrone. Un Barolo 2013, con una produzione limitata a circa 1800 bottiglie del valore di 450 € l’una, con un percorso iniziato 30 anni fa dal cru le coste a sud di Barolo. La storia, racconta Luciano, che notò all’interno della vigna 100% nebbiolo una vite al rovescio. La vite in questione produceva bacche e foglie più piccole del solito, e grazie all’aiuto di Anna Schneider, esperta in nebbiolo si cercò di capire l’origine di questa pianta. Sandrone effettuò poi delle microvinificazioni e vide il vero potenziale di questo vino molto più scuro, che necessitava perciò passaggi in legno più lunghi. Dopo vari esperimenti e vinificazioni sempre più grandi nel 2013 si capì che il vino era pronto; ma rimaneva un ultimo step. Bisognava riconoscere ufficialmente che si trattasse di nebbiolo e quindi analizzarne il DNA. Dopo aver perciò scritto nuovamente a Schneider in merito ai lavori eseguiti sulle “viti Talin”. Il risultato fu che si tratta sicuramente di nebbiolo ma le talee dal quale derivano per chissà quale motivo possono essere semplicemente “malate” o geneticamente infette da virus che ne hanno modificato il DNA

Proprio il caso di dire, che non tutto il male vien per nuocere!!!