Chiusura pronto soccorso di Bra e Ceva

20 marzo 2020 | 12:12
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Chiusura pronto soccorso di Bra e Ceva

Mancata comunicazione di decisioni così importanti. E’ questo ciò che lamentano nei confronti della Regione i sindaci di Bra e Ceva alla notizia della chiusura dei Pronto soccorso dei rispettivi ospedali

In questi giorni si è detto più volte che uno dei problemi riscontrati nel corso di questa tremenda emergenza è il mancato coinvolgimento dei sindaci che spesso vengono informati in ritardo su quanto rilevato, in termini di pazienti positivi, dalla Regione. Una conferma di questo fatto è la decisione assunta ieri sera dalla Giunta regionale, relativa alla chiusura temporanea in Piemonte dei Pronto soccorso considerati a “basso passaggio” provvedimento che in provincia di Cuneo riguarda gli ospedali di Bra e Ceva. Il motivo è la necessità di impiegare i medici altrove, dove l’emergenza si sta facendo più pressante. Ovviamente la decisione non è stata contestata dagli amministratori comunali dei due centri, che ne comprendono la motivazione, ma che sono contrariati per il metodo e la tempistica con la quale la decisione è stata comunicata ai diretti interessati.

L’Amministrazione comunale di Bra ha diffuso una nota in si cui dichiara che: “Il sindaco e la giunta comunale di Bra hanno appreso della notizia della imminente chiusura del pronto soccorso braidese due ore fa, tramite una telefonata del direttore generale dell’ASL CN 2, e una successiva comunicazione indirizzata ai direttori generali delle ASR e al direttore Centrale Operativa 118, ma non per conoscenza ai sindaci dei Comuni coinvolti, che sta in questi minuti circolando sui social. Esprimiamo tutta la nostra contrarietà e la nostra sorpresa rispetto al metodo utilizzato dalla Giunta regionale per comunicare una decisione di così rilevante impatto sociale e sanitario, presa senza aver preliminarmente sentito i naturali interlocutori del territorio, ossia il sindaco e gli amministratori locali. Siamo consapevoli della situazione di estrema criticità che stiamo vivendo, ma questa scelta – nel cui merito adesso non ci pronunciamo in attesa di valutarne tutte le ripercussioni – non può calare come un macigno sulla nostra comunità (non solo quella della città di Bra, ma dell’intera area del braidese. Rimandiamo le nostre valutazioni dopo l’incontro che il sindaco venerdì 20 marzo avrà con il direttore generale della sanità locale”.

Lamentele a cui si sono aggiunte quelle del sindaco di Ceva che ha dichiarato di aver appreso la notizia non ufficialmente mentre era già apparsa, nel frattempo, sui vari social. L’amarezza del primo cittadino riguarda il fatto che essendo i sindaci la prima figura rappresentativa dello Stato nel territorio di competenza non possono essere esclusi dalle decisioni assunte in questo particolare momento e neppure dalla comunicazione tempestiva delle stesse.

Da parte sua l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, ha confermato di aver dato disposizione ai direttori generali delle Asl interessate di predisporre entro tre giorni il piano operativo e di darne massima comunicazione ai cittadini. Che, per altro ne sono già stati informati dai media. Ai cittadini, piuttosto, dovrà essere spiegato come doversi comportare in caso di necessità. Recarsi direttamente a Mondovì o ad Alba, chiamare il 118, tenendo conto, però, che al momento si può contattare solo per casi di comprovata necessità, chiamare il medico di base, la guardia medica? Questo modo di operare ha ottenuto solamente il risultato di aumentare la confusione che, in questo momento, è un lusso che non ci possiamo proprio permettere. Per il momento, in attesa dell’intervento dei direttori generali interessati al provvedimento, i Pronto soccorso di Bra e Ceva sono regolarmente operativi.