Vino salvo (per ora) dai dazi USA

17 febbraio 2020 | 16:16
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Vino salvo (per ora) dai dazi USA

In attesa degli inevitabili colpi di scena ai quali l’amministrazione Trump ci ha ormai abituato, dagli Usa arriva una buona notizia per uno dei nostri prodotti di punta nell’export, il vino.

In attesa degli inevitabili colpi di scena ai quali l’amministrazione Trump ci ha ormai abituato, dagli Usa arriva una buona notizia per uno dei nostri prodotti di punta nell’export, il vino. LUnited States Trade rappresentative, cioè l’organismo statunitense che si occupa dei rapporti commerciali, ha infatti deciso di mantenere il quadro attuale con dazi al 25% per i vini fermi di Francia, Spagna e Germania quando la minaccia che era stata neppur tanto velatamente lanciata era quella di alzare i dazi fino al 100 per cento. E’ una decisione a tempo e varrà per i prossimi sei mesi, con l’amministrazione americana che potrà, durante questo periodo, introdurre dazi “a carosello”, cioè variabili, ma sicuramente più alti degli attuali. A tirare un sospiro di sollievo non è solo il vino ma anche l’olio di oliva e altre eccellenze del nostro Made in Italy e, relativi produttori, tutti a rischio dazi.

Sospiro di sollievo che è ampiamente spiegato dal fatto che gli Stati Uniti sono il principale mercato per i prodotti agroalimentari italiani e per quanto riguarda il vino piemontese, in particolare, parliamo di un Paese che assorbe il 35% dell’esportazione per un valore economico di 200 milioni di euro.  Quello che serve, per scongiurare ulteriori rivalse commerciali di Trump, perché è bene ricordare che questi dazi non sono altro che la contromisura voluta dal presidente americano nei confronti dell’Europa nell’ambito della disputa tra l’americana Boeing e l’europea Airbus, è un’azione congiunta a livello nazionale e comunitario. Altri prodotti italiani, come i formaggi stanno già pagando il prezzo di una guerra commerciale che con l’agroalimentare non ha nulla a che vedere. E’ assurdo che per colpa degli sgarbi tra colossi dell’aviazione a farne le spese debbano essere i prodotti e i produttori di eccellenze italiane.