#festivalsanremo2020 |
Liguria
/
provincia di Imperia
/

Sanremo 2020, Rula Jebreal: «Non si chieda mai più a una donna come era vestita quando è stata stuprata»

5 febbraio 2020 | 00:42
Share0
Sanremo 2020, Rula Jebreal: «Non si chieda mai più a una donna come era vestita quando è stata stuprata»

«Noi donne vogliamo essere musica», ha concluso la giornalista palestinese

Sanremo. «Noi donne non siamo mai innocenti, abbiamo denunciato troppo tardi o troppo presto, siamo troppo belle o troppo brutte, troppo disinibite e ce la siamo cercata». Un discorso profondo, sentito, dedicato alle donne, quello di Rula Jebreal, stasera a fianco di Amadeus sul palco del 70° Festival di Sanremo.

«Venendo da luoghi di guerra ho imparato a credere alle parole e non ai fucili per rendere il mondo un posto migliore per le donne. I numeri in Italia spietati: oltre tre milioni di donne hanno subito violenze sessuali sul posto del lavoro, in media 88 donne al giorno subiscono violenze, ogni tre giorni viene uccisa donna e il carnefice non ha bisogno di bussare alla porta perchè ha le chiavi di casa», ha proseguito la giornalista palestinese.

«Mia mamma si è suicidata quando avevo cinque anni dandosi fuoco e il dolore aveva iniziato a salire quando era solo un’adolescente. Voleva liberarsi dal suo corpo perché fu stuprata due volte, la prima a 13 anni e poi dal sistema che non le ha permesso di denunciare».

“La donna cannone” di Francesco De Gregori, “La cura” di Franco Battiato, “Sally” di Vasco Rossi, sono queste le tre canzoni citate dalla Jebreal di cui dice: «Sono tutte scritte da uomini quindi è possibile trovare le parole giuste per raccontare l’amore e il rispetto. Uomini lasciateci essere quello che siamo e quello che e vogliamo essere. Non si chieda mai più a una donna che è stata stuprata come era vestita, noi donne vogliamo essere musica», ha concluso, davanti a sua figlia commossa seduta in platea.