Provincia non indenne |
Altre News
/
Provincia di Cuneo
/

‘Ndrangheta & dintorni

7 febbraio 2020 | 11:18
Share0
‘Ndrangheta & dintorni

La relazione semestrale presentata dalla Direzione Investigativa Antimafia in Parlamento è stata come sempre molto precisa e illuminante e ha fornito elementi su cui riflettere anche relativamente alla provincia di Cuneo,

La relazione semestrale presentata dalla Direzione Investigativa Antimafia in Parlamento è stata come sempre molto precisa e illuminante e ha fornito elementi su cui riflettere anche relativamente alla provincia di Cuneo, da sempre ritenuta tranquilla e lontana dalle logiche e dagli interessi delle organizzazioni malavitose che si sono sempre immaginate all’opera soprattutto nel sud Italia. Invece… Invece anche la nostra provincia è interessata a un fenomeno che tende sempre più ad abbandonare il suo aspetto violento per trasformarsi in quella minaccia silente ma altrettanto pericolosa costituita dalla mafia dei colletti bianchi. I problemi, secondo la relazione della Dia in Piemonte, sono sorti a causa di due fattori: i personaggi delle ‘ndrine calabresi inviati già dagli anni ’50 al soggiorno obbligato nella nostra regione, misura che, invece di allontanare questi soggetti dai loro interessi criminali, non ha fatto altro che trasportare questi stessi interessi al confino. Il secondo fattore è quello della presenza di supercarceri come quelli di Cuneo e Novara che ha avuto la conseguenza di “importare” i parenti dei detenuti che hanno creato le basi per delinquere in queste zone.

Se poi la provincia è diventata il nuovo campo d’azione di ’ndrangheta, mafia siciliana e camorra lo si deve al fatto che, rispetto alle grandi città dove i controlli sono maggiori e i fenomeni delinquenziali sono sempre sotto i riflettori, in provincia si vive diversamente e si tende a trascurare il fenomeno che, tanto, riguarda sempre gli altri e non noi. Ma se si avesse voglia di leggere la relazione della Dia, si scoprirebbe che nella Granda sono stati confiscati immobili a mafiosi, camorristi o a personaggi legati alla ‘ndrangheta a Cuneo, Alba, Cervere, che con sette immobili confiscati è la capolista in questa poco gradevole classifica, Revello, Savigliano e Sommariva del Bosco dove gli immobili requisiti sono due. Lo stabile di Alba era di proprietà di Mario Pepe, boss della camorra salernitana e nocerina, arrestato nel 1992, che fu il primo collaboratore di giustizia a parlare dei clan campani.

Negli ultimi tempi abbiamo sentito parlare del processo “Barbarossa”, dell’arresto dell’ex assessore ed ex parlamentare Roberto Rosso ma è stata l’operazione Minotauro, nel 2010, a far scoprire il radicamento territoriale della ‘ndrangheta con i 151 arresti di Torino e la scoperta, siamo nel 2011, che a questo fenomeno non sono indenni le province di Cuneo, Asti e Alessandria, la “locale” del basso Piemonte.

Sono temi delicati, che prossimamente affronteremo ascoltando prossimamente il presidio che “Libera” ha a Cuneo. “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” è l’associazione fondata e presieduta da don Luigi Ciotti, e ha lo scopo di sensibilizzare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata. Scopriremo se e come è riuscita in questo intento nella Granda.