Inverno troppo caldo, la Scuola Forestale di Ormea preoccupata per le api

29 febbraio 2020 | 10:10
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Inverno troppo caldo, la Scuola Forestale di Ormea preoccupata per le api
Inverno troppo caldo, la Scuola Forestale di Ormea preoccupata per le api
Inverno troppo caldo, la Scuola Forestale di Ormea preoccupata per le api
Inverno troppo caldo, la Scuola Forestale di Ormea preoccupata per le api

“Catastrofico sarebbe il repentino riabbassamento delle temperature o un prolungato periodo piovoso proprio in corrispondenza delle principali fioriture primaverili che comporterebbero, come l’anno scorso, una perdita della produzione e, ancor peggio, metterebbero a rischio la possibilità di sopravvivenza delle colonie”

E’ noto a tutti il ruolo fondamentale delle api per la vita sulla terra: circa il 75% delle piante spontanee nel mondo dipendono dall’impollinazione degli insetti pronubi. Sempre di maggior interesse inoltre il loro impiego come bio-indicatori: l’ape, infatti, è un organismo sensibile alle varie molecole presenti nell’ambiente e, con l’attività di raccolta, immagazzina nell’alveare materiali esterni di varia natura comprese numerose sostanze presenti nell’ambiente.

Tra queste sostanze vi sono anche molecole a loro nocive e potenzialmente dannose per l’uomo. Nei mesi scorsi ha destato scalpore in tutto il mondo la moria di milioni di api in California a causa dell’uso di fitofarmaci nella coltivazione del mandorlo, in particolare un erbicida a base di glifosato, nocivo per le api e sospettato di essere cancerogeno per gli essere umani, il cui uso, continua ad essere consentito.

Oltre a casi eclatanti di avvelenamento l’apicoltura attuale deve fare i conti con annate difficili, con andamenti climatici non favorevoli ad uno sviluppo regolare delle famiglie. Il clima insolitamente mite di questi mesi invernali ha provocato un’anticipazione delle fioriture con una conseguente ripresa di attività delle famiglie: “In genere in apiario durante il periodo invernale effettuiamo un numero minore di visite, limitandoci al trattamento di pulizia con acido ossalico sublimato contro la ‘Varroa destructor’ e alla eventuale nutrizione di soccorso. Ma già dall’inizio di gennaio, con la fioritura del nocciolo, si è verificata una ripresa dell’attività delle api a raccogliere polline per la nutrizione larvale e soprattutto la ripresa della deposizione da parte della regina.Un incremento eccessivo della famiglia in questo periodo è negativo a causa della mancanza di fioriture nettarifere importanti, che siano in grado di sostenere l’alimentazione degli adulti. Per questo motivo abbiamo incrementato le visite in apiario per monitorare la consistenza delle scorte alimentari.” spiega la prof.ssa Daniela Garelli insegnante della Scuola Forestale di Ormea e responsabile delle attività di tecnica apistica dell’Istituto. “Catastrofico sarebbe poi il repentino riabbassamento delle temperature o un prolungato periodo piovoso proprio in corrispondenza delle principali fioriture primaverili che comporterebbero, come l’anno scorso, una perdita della produzione e, ancor peggio, metterebbero a rischio la possibilità di sopravvivenza delle colonie. Se ciò avvenisse dovremo essere pronti ad un monitoraggio ancor più frequente”.