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Alla scoperta di vini dimenticati: gli Orange Wine

2 febbraio 2020 | 16:21
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Alla scoperta di vini dimenticati: gli Orange Wine

Sono vini che hanno una storia antica, ai quali i nostri palati e anche i nostri occhi non erano più abituati. Vini quindi ai quali è meglio approcciarsi con cautela perché è facile imbattersi in difetti o definire difetti ciò che invece sono pregi. Sono vni bianchi macerati, vini completamente fuori da ogni schema, c’è chi addirittura li definisce “vini alieni” perché difficili da inquadrare, sia per descrizione sia per abbinamento. Ma come vengono prodotti e di cosa si tratta?

In questa rubrica abbiamo già parlato di diverse tipologie di vini, non soltanto piemontesi; abbiamo affrontato il discorso dei vini biologici, biodinamici e di quelli naturali. Abbiamo cosa più importante parlato di come ognuno di noi percepisce profumi e sapori in modo diverso, e di come le mode influenzino talvolta il mercato. Oggi vi voglio parlare di una tipologia di vini che è ritornata ad essere prodotta solo ultimamente e, in maniera anche di successo definirei, sta conquistando i mercati di tutta Europa. Sono vini che hanno una storia antica, ai quali i nostri palati e anche i nostri occhi non erano più abituati. Vini quindi ai quali è meglio approcciarsi con cautela perché è facile imbattersi in difetti o definire difetti ciò che invece sono pregi.Stiamo parlando degli “Orange Wine”.

Ovvero vini bianchi macerati, sono vini completamente fuori da ogni schema, c’è chi addirittura li definisce “vini alieni” perché difficili da inquadrare a pieno, sia per descrizione sia per abbinamento. Ma come vengono prodotti e di cosa si tratta ?

Sono vini ottenuti da vitigni a bacca bianca ma che vengono lasciati fermentare a contatto con le bucce per periodi variabili, da pochi giorni a mesi interi, solitamente utilizzando lieviti indigeni. Il tutto per renderli più naturali possibili. Vini in cui prevalgono molto il terroir e il vitigno, per non parlare dell’annata.. perché la filosofia è proprio quella che la mano dell’uomo deve interferire il meno possibile. Alcuni di essi invecchiati ulteriormente in barrique o in anfore in terracotta.

Da questi vini si rimane colpiti in primis dai colori che sono solitamente tutte sfumature dell’arancione. Alcuni produttori più brillanti e altri invece dai colori più velati.

Al naso e in bocca non sempre è così ovvia la descrizione in quanto ci si può imbattere in “puzzette” o odori che non si conoscono oppure in alterazioni dovute invece ad esempio a ossidazioni involontarie. D’altronde si tratta di vini bianchi invecchiati, corposi, tannici, e con persistenze aromatiche di lunga durata. Solitamente vini che mantengono mineralità e sentori erbacei, note di affumicature e speziate. In bocca poi il ricordo talvolta salmastro, marino e di un certo spessore è più che normale.

Come immaginerete gli abbinamenti non sono facili infatti consiglio a chi si avvicina le prime volte a questi vini di assaporarli lontano dai pasti, proprio per uno studio migliore. Sono vini che però se piacciono vanno molto d’accordo con piatti speziati e ricchi proprio per la loro persistenza aromatica. Possono essere abbinati a piatti di pesce, sia cotto che crudo. Attenzione solamente all’alcolicità, che solitamente non è cosi bassa, e con alcune spezie come il peperoncino andrebbe ad aumentare. Alcuni produttori che vi consiglio da non perdere sono: primo tra tutti per averli riportati in Italia Gravner. A seguire i vini forse più complessi di Damjan Podversič, fino ad arrivare a Franco Terpin e Movia per chi già ha padronanza con tali degustazioni.

Un ultimo consiglio a riguardo di questo mondo degli Orange Wine, temperatura di servizio non sotto i 10 gradi e eventualmente valutare una decantazione  per vini bianchi (vedi la nuova linea di decanter Riedel di Gaja distribuzione). Non resta che augurare buon assaggio a tutti voi lettori.