Stato di calamità occupazionale e salariale per il Piemonte

8 gennaio 2020 | 09:35
Share0
Stato di calamità occupazionale e salariale per il Piemonte

Il Consiglio regionale ha riconosciuto che il Piemonte si trova in una situazione di emergenza occupazionale e salariale e chiede pertanto una serie di iniziative concrete che hanno bisogno del sostegno dello Stato

Con un ordine del giorno approvato al termine della seduta del 7 gennaio, il Consiglio regionale ha riconosciuto che il Piemonte si trova in una situazione di emergenza occupazionale e salariale e chiede pertanto una serie di iniziative concrete che hanno bisogno del sostegno dello Stato, come il rifinanziamento in deroga della cassa integrazione e 150 milioni di euro per le aree colpite dalle crisi industriali, come era stato annunciato dal premier Giuseppe Conte in una sua visita in Piemonte.

La riunione era stata aperta dal presidente Alberto Cirio ricordando che “abbiamo deciso di convocare un Consiglio regionale speciale dedicato alle crisi industriali e al lavoro perché 5.000 posti a rischio ci fanno parlare di calamità occupazionale. E’ un tema dal quale non possiamo sottrarci, ma affrontare invece in tutta la sua gravità e drammaticità ed avere le idee ben chiare della situazione che affronteremo nel 2020”.

Secondo Cirio, il Governo deve fare la sua parte: “E’ stato presentato al premier Conte un progetto molto chiaro l’area di sviluppo complessa che va da Torino a Ivrea, Susa e Pinerolo e che riguarda il Competence center, l’Olivetti, il Parco della Salute, le opere di compensazione della Torino-Lione. Oggi sono disponibili solo i 30 milioni stanziati dalla Regione Piemonte. Ho chiesto a Conte una comunicazione ufficiale di quanto lo Stato può stanziare dei 150 milioni previsti all’inizio per Torino e poi estesi a tutta Italia. Vorremmo sapere quale quota ci sarà destinata, in quanto da essa dipende anche la nostra programmazione europea. Altrimenti si rischia di non partire in modo concreto”.

Parlando dell’accordo tra FCA-PSA, ha sostenuto che “bisogna non solo commentare, ma anche vigilare perché un accordo così importante si trasformi in una garanzia di sviluppo per il nostro territorio. Ho quindi chiesto al responsabile Emea di FCA, Pietro Gorlier, un incontro che si terrà il 31 gennaio presso la presidenza della Regione, al quale inviterò anche i capigruppo consiliari, per avere un quadro chiaro ed esaustivo sulla fusione ed un momento di verifica sul fatto che questo accordo si trasferisca in benefici per i lavoratori e per tutto l’indotto sul nostro territorio. Ci è già stato assicurato che il nuovo gruppo si farà carico degli impegni che FCA si era assunta nei confronti di Torino, del Piemonte e dell’Italia: 5 miliardi di investimenti per gli stabilimenti italiani e l’obiettivo della piena occupazione entro il 2022”.

Al momento del voto il presidente ha voluto ringraziare “tutti i consiglieri per aver accolto la mia proposta di votare un documento condiviso che avrà delle ricadute concrete. La solidarietà non basta, ora alle promesse del Governo devono seguire fatti“..

L’assessore al Lavoro, Elena Chiorino, ha poi svolto una lunga relazione sulla situazione occupazionale del Piemonte, dalla quale si evince che il quadro Istat del trimestre luglio-settembre 2019 appare decisamente critico in Piemonte, con un calo degli occupati di 17.000 unità, concentrati nell’industria manifatturiera (-25.000), che dopo un brillante inizio d’anno già nel secondo trimestre risultava in flessione, mentre resta sostanzialmente stagnante la situazione nei servizi (+2.000 unità) e solo l’agricoltura mostra una dinamica positiva apprezzabile (+4.000 dipendenti). La diminuzione interessa esclusivamente il lavoro alle dipendenze (-34.000 occupati), mentre cresce di 16.000 unità la componente autonoma, trainata dai servizi non commerciali.

Sono circa 50 le imprese che fruiscono della cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale, riorganizzazione e cessazione di attività, per un complesso di circa 2500 addetti, prevalentemente nei settori metalmeccanico e dell’editoria, e si evidenziano ben 20 imprese in cassa integrazione per cessazione di attività (800 le persone interessate). A queste si affiancano 75 imprese che attuano la cigs per contratti di solidarietà, tra cui la più nota è FCA con circa 4.000 dipendenti. Si prevede nel 2020 un ulteriore aggravamento della situazione, come dimostrano i recenti focolai di crisi emersi a fine 2019 come Martor di Brandizzo, Mahle, ex Ilva (quest’ultima coinvolge 800 addetti, ai quali vanno sommati quelli dell’indotto, che riguarda migliaia di imprese, di cui 3.000 soltanto per quanto riguarda l’artigianato).

Chiorino si è poi soffermata sugli strumenti di intervento finora adottati dalla Regione, come la possibilità di prorogare la durata del periodo di cigs a fronte dell’attivazione di specifici interventi regionali di politiche attive per il lavoro, la definizione di interventi mirati a prevenire l’insorgenza di crisi aziendali, la convocazione per la prossima settimana di un tavolo sull’automotive che tratti tutte le possibili soluzioni per salvaguardare quella una storica eccellenza del territorio anche alla luce della fusione tra FCA e PSA, incontri con gli esponenti del settore della plastica e dello zucchero in quanto le disposizioni della legge di bilancio statale 2020 stanno già bloccando tutti gli investimenti, l’utilizzo del pagamento in surroga iniziato con i dipendenti della Manital, gli accordi con Intesa SanPaolo e Banca Sella per anticipare la cassa integrazione senza aspettare la conclusione delle procedure dell’Inps.

“E siccome le crisi aziendali arrivano troppo spesso ai tavoli dell’Assessorato quando la situazione è già gravemente compromessa, si è pensato – ha concluso Chiorino – di puntare sulla prevenzione, stanziando un milione di euro rifinanziabile che servirà a sostenere un progetto che prevede il coinvolgimento di mentori di provata esperienza, che entrano in aziende al momento sane, analizzano la situazione e segnalano al titolare i punti di forza, ma anche le debolezze e le fragilità prima che queste degenerino. Tutto questo avviene anche nell’ottica della razionalizzazione dei costi: è più dispendioso intervenire su una realtà in difficoltà piuttosto che sostenerla preventivamente. Aziende sane, inoltre, significa più crescita e più posti di lavoro o, perlomeno, il mantenimento di quelli attuali. Per contrastare, poi, lo ‘sciacallaggio industriale’ di quei fondi speculativi che acquistano le aziende locali in crisi al solo scopo di acquisirne il marchio, ma disinteressandosi successivamente delle realtà produttive sul territorio e dei lavoratori, l’Assessorato sta lavorando all’istituzione di un fondo che possa acquisire temporaneamente quote di aziende in crisi e consentire ad esse di di rilanciarsi. Allo studio ci sono anche un progetto basato sul microcredito e soluzioni per arginare il fenomeno del lavoro a cottimo, che è in aumento e sotto gli occhi di tutti. Si tratta di persone, ad esempio per i riders, costrette troppo spesso a lavorare senza tutele e a condizioni economiche non sostenibili”.