“Smettiamo di essere ‘anti-qualcosa’ e smetteremo di affiggere lapidi”

12 gennaio 2020 | 19:11
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Durante la commemorazione dei trenta martiri peveragnesi, rivolgendosi soprattutto ai tanti bambini e ragazzi presenti, il sindaco Paolo Renaudi racconta alcuni episodi di quel 10 gennaio 1944 in cui venne scritta la pagina più buia dell’intera storia del paese. Ricorda il papà e la sua famiglia fortunatamente sfuggiti alla furia tedesca, ma anche la famiglia di Giuseppe Tassone che, invece, pagò con la vita il prezzo della follia nazista . Infine l’appello ai giovani: “Apritevi al dialogo e sforzatevi di capire gli altri, siate sempre a favore e mai contro qualcosa, solamente così ciò che avvenne quasi ottant’anni fa non si ripeterà più”.

Settantasei anni e due giorni dopo, Peveragno ha ricordato questa mattina (domenica 12 gennaio) le trenta persone che persero la vita il 10 gennaio 1944. Uomini che ebbero la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato quel lunedì mattina in cui, al mercato del paese, cercavano nient’altro che una parentesi di normalità, durante l’interminabile periodo di guerra. Quel giorno i tedeschi irruppero in paese e seminarono terrore e morte, senza alcuna logica.

Molte le autorità presenti alla cerimonia. Oltre ai tanti sindaci (o loro rappresentanti) dei comuni limitrofi (Boves, Beinette, Chiusa Pesio, Pianfei), ci sono anche Flavio Gastaldi (sindaco di Genola e deputato), Marco Perosino (sindaco di Priocca e senatore), Matteo Gagliasso (consigliere regionale) e Bruno Viale (sindaco di Roaschia e consigliere provinciale). Presenti anche tantissimi alpini, volontari della Croce Rossa, dell’AIB e dell’Avis.

Il corteo, come consuetudine, parte da piazza Pietro Toselli, percorre Via Roma e giunge in piazza XXX Martiri dove si svolge la cerimonia di commemorazione e dove il sindaco Paolo Renaudi omaggia i caduti di fronte al cippo che ne riporta le identità.

E’ il vice-sindaco di Peveragno, Vilma Ghigo, a scandire gli interventi e a introdurre il Capitano in congedo degli alpini, Gabriele Macagno, che legge i nomi dei caduti peveragnesi.

Prende la parola il sindaco Paolo Renaudi che si rivolge soprattutto ai tanti bambini e ragazzi presenti invitandoli a cercare con ostinata pervicacia il dialogo ed il confronto anche e soprattutto con chi ha pensieri diametralmente opposti. “Solo così smetteremo di affiggere lapidi” conclude il primo cittadino peveragnese che nel discorso cita due famiglie per le quali il fato scelse destini opposti quel giorno. Quella di suo padre (allora un bambino di 6 anni) che ancora oggi si emoziona nel ricordare quei momenti in cui per alcuni interminabili minuti pensò che il padre fosse morto scoprendo poi che così non era stato, e quella di Giuseppe Tassone che, invece, il 10 gennaio 1944 morì, lasciando i suoi sei figli e la moglie che li dovette crescere da sola.

Poi tocca ai tanti bambini e ragazzi delle scuole peveragnesi presenti, alle loro voci giovani e timide, talvolta rotte dall’emozione, altre rinforzate dall’orgoglio di poter leggere parole e pensieri così importanti e forti e dalla conseguente responsabilità di cercare di inculcarli nelle menti dei tanti presenti. La giornata si conclude così e non poteva essere altrimenti: l’ideale abbraccio tra passato e futuro è la migliore garanzia della memoria.