Ponti e gallerie a rischio nelle autostrade italiane

13 gennaio 2020 | 09:01
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Ponti e gallerie a rischio nelle autostrade italiane

Nell’ex Belpaese attualmente ci sono ponti a rischio di crollo imminente oltre a 200 gallerie poste sotto osservazione

C’era una volta un Paese talmente arretrato che i ponti e le gallerie delle sue autostrade erano a rischio crollo. In quel Paese era già successa una tragedia, costata la vita a 43 persone, ma quell’evento fu soltanto il primo di tanti altri che, per fortuna e solo per questo, non costarono la vita a nessuno. Non è l’inizio di una favola, il riferimento non è a qualche paese centroafricano ma, soprattutto, quel Paese esiste davvero e si chiama Italia. Nell’ex Belpaese attualmente ci sono ponti a rischio di crollo imminente oltre a 200 gallerie poste sotto osservazione. Non si tratta di fake news bensì di quanto risulta dal documento inviato dal Consiglio superiore dei Lavori Pubblici alla direzione generale del ministero delle Infrastrutture, ad Autostrade, al Dipartimento dei Vigili del Fuoco e a tutti i Provveditorati alle Opere pubbliche d’Italia in cui si segnalano “105 gallerie a rischio, sparse su tutta la rete autostradale gestita da Aspi” senza contarne un’altra novantina che è in carico ad altre concessionarie, diverse da Autostrade per l’Italia. Da notare che delle 105 gallerie in carico ad Aspi, una decina si trova lungo le dorsali appenniniche tra Liguria, Piemonte ed Emilia Romagna.

Qualche breve esempio:
tra i ponti a rischio in Liguria, cioè pericolosi, troviamo Cairo Montenotte, Viadotto A6 Ferrania.

In Piemonte, invece, i ponti più vecchi risultano essere a:

Priero, Viadotto A6 Chiaggi
Fossano, Viadotto A6 Stura di Demonte
Autostrada Savona-Torino, all’altezza di Cadibona
Viadotto A6 tra Altare e Ferrania

E’ quasi inutile ricordare i recenti problemi, eufemisticamente parlando, riguardanti la A6, compreso il crollo del viadotto tra Altare e Savona, come pure è bene non dimenticare il crollo della tangenziale di Fossano. In entrambi i casi solo la fortuna ha evitato che ci fossero delle vittime a rendere ancor più tragico il bilancio di eventi drammatici. Sarà fortuna, sarà il Karma, in ogni caso percorrere le autostrade italiane sta diventando più pericoloso che trascorrere del tempo insieme a Trump.

Al documento del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici Autostrade ha replicato diffondendo un comunicato nel quale segnala che “sulla rete l’adeguamento di tali impianti è in corso, o in alcuni casi già concluso, in oltre 90% delle gallerie interessate. Nel restante 10% i lavori sono in corso di aggiudicazione. Lo scorso 30 aprile 2019 Autostrade per l’Italia, come richiesto dalla Commissione Permanente Gallerie del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, ha attivato una serie di misure compensative, avvalorate da un apposito studio sulla sicurezza, per garantire un livello di sicurezza e prevenzione pari o maggiore rispetto a quello che si otterrà alla fine degli adeguamenti in corso”.

Sarà sicuramente così, visti i cantieri che si incontrano in un viaggio, per esempio, tra Cuneo e Savona, fatto sta che dopo il 30 dicembre e il crollo della galleria Bertè la Guardia di Finanza di Genova ha preso in mano il dossier del Consiglio superiore dei lavori pubblici che, in soldoni, segnala che 200 gallerie in tutta Italia non sarebbero a norma con i requisiti antincendio e questo comporterebbe l’avvio della procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea. Ma il rischio maggiore non sono le multe e le reprimende europee, bensì il fatto che ci sono tunnel lunghi oltre 500 metri che presentano pericoli di incidenti e crolli, che siamo in presenza di gallerie che sarebbero prive di sistemi di sicurezza, di corsie di emergenza e vie di fuga. In alcuni casi esisterebbero delle prescrizioni per attraversare determinate gallerie a rischio, come limitare la velocità, aumentare la distanza minima tra i veicoli, vietare il sorpasso, il transito per i mezzi che trasportano merci pericolose, infiammabili e tossici.

Il documento del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici dovrebbe essere preso come punto di partenza per una verifica strutturale generale del nostro sistema autostradale, anche per andare oltre quello che è stato appurato in seguito alla tragedia del Morandi come, per esempio, l’esistenza di barriere antirumore a rischio crollo o i falsi report dei viadotti ritenuti a rischio.

Il problema delle infrastrutture italiane è cronico e adesso dobbiamo fare anche i conti con i ponti a rischio crollo. La nostra rete autostradale è vecchia e mal mantenuta, i pedaggi autostradali vengono aumentati dalle concessionarie ma la manutenzione della rete, dati e fatti alla mano, non viene fatta o viene fatta male.

Per una provincia come la nostra, dove il problema delle infrastrutture viarie è sempre più al primo posto, non poter nemmeno più contare su delle autostrade efficenti rappresenta un danno enorme sotto tantissimi aspetti, a partire da quelli economici.