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Medici settantenni e specializzandi in corsia

20 gennaio 2020 | 17:36
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Medici settantenni e specializzandi in corsia

In Piemonte si registra una carenza di medici ospedalieri, di specialisti in medicina d’urgenza e pediatri. Emendamenti al decreto Mille Proroghe permetteranno ai medici di lavorare fino a 70 anni e agli specializzandi del terzo anno di visitare in reparto. Perplessità dei sindacati Anaao e Fimmgi che suggeriscono soluzioni diverse

Aumentano i tempi di attesa per una visita specialistica ma diminuisce il numero dei medici dal momento che in 10 anni gli ospedali della nostra regione hanno perso oltre 500 sanitari, 130 medici dell’urgenza e sul territorio mancano circa 70 pediatri. Anaao e Fimmg, sindacati dei medici, chiamano in causa la Regione: “Serve programmazione”.

La risposta arriva dal Parlamento, perché il problema riguarda tutto il territorio nazionale. Due provvedimenti che entrano nel decreto “mille proroghe” attraverso degli emendamenti: i medici potranno continuare a lavorare fino a settant’anni mentre i loro giovani colleghi potranno andare in corsia a partire dal terzo anno di specializzazione.

Non sono propriamente due soluzioni concrete per un problema che sta diventando cronico, quanto piuttosto provvedimenti che tamponano la carenza di medici, sia in ospedale sia per quanto riguarda il territorio, con i medici di famiglia. Come detto non è ovviamente un problema che riguarda solo il Piemonte, ma nella nostra regione presenta numeri elevati oltre a situazioni particolarmente gravi, tanto da aver richiesto, in alcuni casi, l’affidamento di reparti ospedalieri a personale di strutture private. Ora bisognerà capire quanto potranno incidere concretamente sulla situazione  i provvedimenti che saranno messi al voto in Parlamento. Al momento si devono registrare i giudizi, senza particolare entusiasmo, delle principali organizzazioni sindacali dei medici che sottolineano come questi provvedimenti siano la diretta conseguenza e un tentativo di rimediare alle scelte mancate o alle decisioni sbagliate prese nel passato.

In ogni caso, il coinvolgimento degli specializzandi che, in quanto tali non sono ancora totalmente formati, richiede, da una parte, che venga rivisto il loro percorso formativo, dall’altra, di affidarli a un tutoraggio che garantisca loro di poter affrontare adeguatamente i casi che dovranno trattare.  I sindacati dei medici, pur dimostrandosi disponibili a questo genere di intervento, in modo tale da ridurre la situazione di crisi che sta colpendo la sanità regionale a causa della carenza degli organici, non mancano di rimarcare che se ci troviamo in queste condizioni è perché la programmazione negli anni scorsi è fallita. D’altra parte bastava fare qualche semplice calcolo: se i medici sono entrati in massa negli ospedali negli anni Settanta e all’inizio degli Ottanta è ovvio che altrettanto in massa ne escano adesso, dopo quarant’anni di servizio, per la meritata pensione.

Una perplessità, però, al sindacato dei medici rimane ed è relativa all’allungamento a 70 anni dell’età fino alla quale poter continuare a lavorare. Per Anaao e Fimmgi non saranno di sicuro i medici settantenni a fare  i turni di notte o i fine settimana e a rimanere in servizio fino a quell’età sarà interessato maggiormente qualche direttore di struttura complessa e a questo punto a essere penalizzata sarebbe la carriera dei giovani, che verrebbe rallentata  e, allo stesso tempo non sarebbe la soluzione giusta per colmare la carenza nei pronto soccorso o nei reparti più critici.

Una diversa e più concreta soluzione ci sarebbe, e la propone il sindacato dei medici di medicina generale, la Fimmgi, attraverso un ritocco dell’accordo integrativo regionale: 1°) spostare il rapporto ottimale medico-pazienti dall’attuale 1 a 1200 elevandolo a 1 a 1300. 2°) ampliare gli ambiti di scelta oggi di circa 15, 20mila abitanti portandoli sulle dimensioni dei distretti. 3°) ampliare i massimali di pazienti per medico, ovvero prendere più assistiti, dando però ai professionisti supporto di personale adeguato, infermieri e assistenti di studio”. E così facendo i settantenni potrebbero continuare serenamente a godersi la pensione.