Interrogazione del consigliere regionale Paolo Bongioanni sulla presenza ed incidenza del lupo in Piemonte

29 gennaio 2020 | 09:25
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Interrogazione del consigliere regionale Paolo Bongioanni sulla presenza ed incidenza del lupo in Piemonte

Nella seduta odierna del Consiglio Regionale Il consigliere Paolo Bongioanni ha aperto la discussione sul problema del rapporto fra le popolazioni di montagna ed il lupo.

“Giornali e web ci raccontano ogni giorno di un fenomeno, quello dell’espansione del lupo, che nella nostra Regione rischia di trasformarsi in serio problema, condizionando la vita e l’attività economica di intere comunità del mondo rurale piemontese, e creando una vera e propria frattura tra questo e il mondo urbano.

Non si può accettare la posizione di chi guarda dietro la scrivania la montagna mettendo al centro delle politiche montane l’ambiente, mentre noi dobbiamo mettere al centro l’uomo, che ha il coraggio di vivere e lavorare in montagna con l’ambiente intorno, ed al quale dobbiamo essere grati per il presidio e per la manutenzione del territorio che ci garantisce – dice Bongioanni – Come scrive un grande esperto di montagna, Mariano Allocco, le popolazioni di Monte chiedono di porre l’attenzione sull’uomo che il monte lo vive, mentre dalla pianura al centro delle politiche montane si vuole l’ambiente ed il paradigma di questa frattura si materializza nel lupo.

Oggi ho voluto incardinare fra i lavori del consiglio regionale del Piemonte il discorso del lupo, che sembra un tabù non affrontabile, la mia non vuole essere una richiesta di abbattere i lupi o di adottare metodi di contenimento come quelli dei paesi europei che hanno dovuto affrontare il problema prima di noi, ma semplicemente di conoscere i numeri, se sono attendibili, della presenza del lupo nelle valli piemontesi, in modo tale da poter cominciare a studiare una politica per permettere ai pastori ed agli allevatori che lavorano in montagna di potersi difendere, alla luce anche del fatto che il sistema di rimborso danni, che rappresenta oggi l’unica strada utilizzabile, non funziona, e presenta delle criticità tali da dissuadere gli allevatori stessi non solo a non fare la richiesta di rimborso, ma addirittura a non denunciare più i danni degli attacchi, che nel 2019 parlano di 180 episodi di predazione di animali domestici con qualcosa meno di 400 capi morti anche se come detto sopra sono dati che vengono ritenuti ampiamente sottostimati ”.