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Detenuti in Piemonte e nella Granda: servono lavoro, formazione professionale e strutture adeguate

31 gennaio 2020 | 13:58
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Detenuti in Piemonte e nella Granda: servono lavoro, formazione professionale e strutture adeguate

Si è svolta in Provincia la conferenza stampa dei garanti dei detenuti per presentare il dossier delle criticità strutturali e logistiche relative alle carceri piemontesi

Cuneo.  Soprattutto lavoro, dentro e fuori dal carcere. Ma anche formazione professionale e strutture adeguate. E’ quello che chiedono centinaia di detenuti nelle carceri piemontesi e nelle quattro carceri della Granda costretti a trascorrere le giornate in cella nell’ozio o senza possibilità di reinserimento futuro. L’appello è stato lanciato giovedì 30 gennaio in Provincia durante la conferenza stampa dei garanti dei detenuti promossa dal garante regionale Bruno Mellano con i garanti comunali Alessandro Prandi (Alba), Mario Tretola (Cuneo), Rosanna Degioanni (Fossano) in scadenza, Bruna Chiotti (Saluzzo) e Paolo Allemano che l’ha sostituita da un mese nell’incarico. Lo scopo era quello di presentare il quarto dossier delle criticità strutturali e logistiche relative alle carceri piemontesi  del 2019.

“La qualità di vita di un carcere dice del livello di una società civile – ha ricordato il presidente della Provincia Federico Borgna – e la figura del garante dei detenuti è essenziale perché, potendo conoscere in problemi dal di dentro, può fare molto in tal senso, più di quello che conosciamo dal di fuori”.

Dalla relazione annuale sulle attività del garante svolta da Mellano emergono anche i dati relativi alle carceri piemontesi e della Granda. Ha anche sottolineato l’importante ruolo svolto dal  volontariato penitenziario che spesso si trova a tamponare le emergenze compinedo una  funzione sociale unica. I detenuti presenti al momento in Piemonte sono infatti circa 4.700 a fronte di 3.700 posti disponibili, con uno sbilanciamento di circa 1.000 detenuti in più. Ci sono carenze strutturali come, ad esempio, per il carcere di Alba chiuso nel 2016 dopo un’epidemia di legionella che aveva colpito detenuti e poliziotti penitenziari. Il garante Prandi ha ricordato come Alba possa considerarsi  “un caso italiano perché i fondi per i lavori urgenti all’istituto ci sono, ma il progetto non è ancora terminato”. L’unico padiglione aperto ospita oggi 44 reclusi in condizioni di sovraffollamento, ma continua la cura del vigneto interno al carcere, da cui nasce il vino “Valelapena”, una delle eccellenze dell’agricoltura sociale in Italia. Al carcere Cerialdo di Cuneo sono ospitati 302 detenuti, di cui il 70% sono stranieri con molti problemi correlati. Accanto al padiglione nuovo suddiviso su quattro piani ceh ne ospita circa 250, ci sono 46 detenuti in regime 41bis (reati di mafia) in una struttura che necessità di lavori idraulici urgenti, mentre resta chiuso da dieci anni l’ex padiglione giudiziario (circa 100 posti) che andrebbe ristrutturato.  Tretola: “Due le urgenze: lavoro e giustizia riparativa, cioè percorsi di recupero e reinserimento che nascano dall’incontro tra il reo e la vittima”. La recidiva di chi è detenuto in carcere è del 70%, mentre per chi è sottoposto a pene alternative si ferma al 19%.

Fossano è invece dal 2014 l’unica casa di reclusione del Piemonte a “custodia attenuata” con 123 detenuti presenti che sono a fine pena o prossima alla scarcerazione. L’edificio è stato ristrutturato nel 2007, ma manca un percorso reale di lavoro e di formazione finalizzato al reinserimento, come ha ribadito la garante Chiotti il cui mandato scade oggi e per il quale il Comune ha varato un bando di selezione: “E’ il miglior carcere del Piemonte, ma anche il più chiuso perché mancano spazi per il lavoro interno, spazi per detenuti in articolo 21 o semiliberi e progetti per lavoro esterno, nonostante gli sforzi della direzione e degli operatori”. A Saluzzo la struttura ospita 311 detenuti in regime di alta sicurezza (maggior pericolosità). Bruna Chiotti ha concluso il suo mandato ricordando come i detenuti facciano richiesta incessante e continua di lavoro vero e sia dignitoso, non solo gli incarichi per la manutenzione interna (pulizia, cucina, ecc…). Il neo garante Paolo Allemano ha annunciato l’avvio di un piccolo polo universitario con otto detenuti che inizieranno a seguire un corso di laurea in Scienze politiche e Legge, ma non dispongono di aule e rete Internet.

Il garante regionale Mellano ha ricordato al termine altre novità a livello regionale, cioè la costruzione ad Asti di un nuovo padiglione detentivo, il progetto di trasformazione di un’ex caserma di Casale Monferrato in carcere e la realizzazione ad Alba di una “casa lavoro” per 20 internati che hanno scontato la pena e possono già lavorare, ma sono sottoposti a misure di sicurezza perché ritenuti ancora socialmente pericolosi. Un cenno, infine, al problema dei detenuti tossicodipendenti e di coloro che soffrono gravi disturbi psichici o psichiatrici per i quali il carcere non rappresenta una soluzione.