Criminalità organizzata nella Granda

29 gennaio 2020 | 17:49
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Criminalità organizzata nella Granda

Volevano costituire una ‘ndrina nell’Astigiano, quella che avrebbe avuto influenza anche su Alba e altre zone tra Langhe, Roero e Monferrato ma gli ideatori del progetto non avevano ricevuto alcuna benedizione ufficiale, indispensabile per poterne avviare l’attività

Volevano costituire una ‘ndrina nell’Astigiano, quella che avrebbe avuto influenza anche su Alba e altre zone tra Langhe, Roero e Monferrato ma gli ideatori del progetto non avevano ricevuto alcuna benedizione ufficiale, indispensabile per poterne avviare l’attività. E’ quanto ha dichiarato ai giudiciSalvatore Stambè, detenuto a Torino e imputato di un procedimento connesso, già condannato in rito abbreviato a 11 anni e 10 mesi di carcere dal tribunale di Torino, perché ritenuto uno degli esponenti del sodalizio criminale, scoperto dalle indagini dei carabinieri di Asti nell’operazione Barbarossa.

Anche nella ‘ndrangheta, a quanto pare, la burocrazia non manca e il permesso per creare la locale non è arrivato a causa delle gerarchie interne, che sono estremamente rigide a partire dalla figura che avrebbe dovuto avviare il progetto, un “capo crimine” che doveva essere scelto dai vertici dell’organizzazione, fatto che però non avvenne.

Salvatore Strambè era un affiliato e aveva passato il terzo grado nella gerarchia della ‘ndrangheta conseguendo il titolo di “lo sgarro”. La scalata al potere comprendeva anche l’unione di famiglie per un governo parallelo del territorio astigiano e per questo si era creato il sodalizio Stambè-Emma che godeva del benestare di Rocco Zangrà, che stava ad Alba. Il risultato è stato il clima di terrore che si è respirato a Costigliole d’Asti e non solo.

L’operazione “Barbarossa” sta portando alla luce molti fatti relativi alla penetrazione del tessuto sociale effettuata dagli esponenti della ‘ndrangheta presenti nell’Astigiano e in alcune zone di Langhe e Roero ed è in piena linea con quanto recentemente riferito nella relazione semestrale presentata al Parlamento dalla Direzione Investigativa Antimafia che ha parlato della provincia di Cuneo come di un’area in cui sono presenti esponenti di mafia, camorra e ‘ndrangheta.