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La montagna e gli scontrini elettronici

13 gennaio 2020 | 10:23
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La montagna e gli scontrini elettronici

Dal 1° gennaio è obbligatorio lo scontrino elettronico che aggiunge aggravi burocratico – operativi ai commercianti. A farne le spese gli esercizi commerciali di montagna e già si registrano molte cessazioni di attività tra questi

Dal 1° gennaio di quest’anno è obbligatoria la memorizzazione e la trasmissione telematica dei corrispettivi che avviene attraverso lo scontrino elettronico. Detto in parole povere si tratta dello scontrino che ci viene rilasciato quando effettuiamo un acquisto che adesso è in veste elettronica e devono emetterlo commercianti, professionisti ed artigiani che effettuano operazioni verso i clienti che non sono documentate mediante fattura. Lo scopo? Quello, ovviamente, di contrastare l’evasione fiscale. Detto ciò, una delle prime difficoltà che si sono registrate nell’applicazione dello scontrino elettronico, così come per la fattura elettronica, è relativa al fatto che in Italia e specialmente in Piemonte, esiste il problema del digital divide cioè della carenza di copertura del segnale necessario a far funzionare internet. Oltre a ciò bisogna considerare che l’invio telematico dei corrispettivi ha comportato aggravi burocratico-operativi che hanno portato alla chiusura numerose attività commerciali nei piccoli Comuni montani, proprio quelli dove internet rappresenta solamente una parola senza significati concreti. Tanto per dare una dimensione del problema, al momento attuale circa 200 Comuni in Italia sono già senza negozi e senza bar.

L’Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani (Uncem) aveva chiesto una proroga sull’obbligo di scontrino elettronico. In realtà una prima proroga c’è stata, da luglio 2019 a gennaio 2020 per gli esercenti con meno di 400mila euro l’anno di volume di attività. Con la legge di conversione del Decreto Crescita è stato inoltre previsto un periodo di moratoria di sei mesi, periodo durante il quale l’invio dei dati dei corrispettivi potrà essere effettuato a cadenza mensile.

Almomento non ci sono sanzioni per i commercianti, altra richiesta avanzata da Uncem insieme a quella di poter avere dei contributi per l’acquisto dei nuovi apparecchi per l’emissione degli scontrini elettronici, misura accordata fino a 250 euro, sotto forma di credito d’imposta che si aggiunge al fatto che chi non genera ricavi sopra i 400mila euro avrà un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni bancarie pagate.

Il prossimo 31 gennaio si terranno a Roma gli Stati generali della montagna, che sono stati convocati dal Ministro Boccia. In quella sede l’Uncem chiederà di conoscere da parte dell’Agenzia delle entrate quanti, nei Comuni montani, a fine gennaio si sono adeguati all’obbligo di scontrino elettronico, quanti non l’hanno ancora fatto e quanti esercizi commerciali hanno chiuso e per quali motivi. Altre richieste che verranno portate alla discussione degli Stati generali della montagna sono la ripartizione in tempi rapidissimi del fondo di 30 milioni di euro previsto nella legge di bilancio a sostegno delle attività economiche, artigianali e commerciali delle aree interne e la fiscalità. Quest’ultimo è un argomento su cui l’Uncem insiste da anni ormai e bisogna riconoscere che cominciano ad arrivare i primi risultati. Infatti, alle Zone economiche speciali, il decreto clima ha aggiunto le Zone economiche ambientali in corrispondenza dei Parchi nazionali. Adesso la palla passa alle Regioni che devono intervenire, magari facendo tesoro dell’esperienza maturata in Emilia-Romagna, dove è previsto un aiuto concreto alle aziende, agli esercenti e ai titolari di attività di lavoro autonomo che operano nei Comuni montani, per sostenerle e renderle più competitive.

In Piemonte, sotto questo aspetto, è operativa una legge regionale, la n.28 del 1999, che si prefigge di contrastare la desertificazione commerciale specie nei paesi di montagna, riconoscendo l’importanza che gli esercizi commerciali di prossimità hanno per ciò che riguarda il presidio del territorio. E’ una legge che mette a disposizione risorse per evitare che la montagna si spopoli. Quello che serve, infatti, sono politiche mirate a far rimanere la popolazione in montagna, creando posti di lavoro e garantendo i servizi necessari (scuole, uffici postali, farmacie, assistenza medica, tanto per citarne alcuni), partendo proprio dal contrasto alla desertificazione commerciale, primo passo verso la desertificazione dei luoghi.

Tornando all’Uncem, il presidente Marco Bussone ha espresso l’auspicio che possa essere predisposto un programma operativo nazionale per la montagna per il settennato di fondi europei 2021-2027, attraverso il quale si possano individuare altri specifici contributi comunitari ai negozi, ai bar e alle imprese dei Comuni montani, senza che vengano configurati come aiuto di stato.