Quote latte: da Bra una pronuncia sulla prescrizione breve delle cartelle

13 dicembre 2019 | 15:02
Share0
Quote latte: da Bra una pronuncia sulla prescrizione breve delle cartelle

Il pronunciamento giudiziale che ha dato ragione alle tesi dell’allevatore difeso dall’avvocato Alberto Rizzo interviene in una vicenda che a livello nazionale riguarda 5000 allevatori esposti per oltre un miliardo di euro

Parte nuovamente dalla città della Zizzola una battaglia legale il cui positivo esito giudiziario, dopo la vittoria riportata dai Risparmiatori sul fronte dei titoli del risparmio postale, conferma ancora una volta l’importanza fondamentale di iniziative “obbligate” a supplire alla mancanza di soluzioni politiche e politico – normative più generali. La vicenda in questo secondo caso si sposta nel settore agricolo e si è concretizzata in una pronuncia giudiziale emessa dal tribunale di Asti – competente anche per la vicina zona di Alba – Bra – a favore di un allevatore legalmente assistito dall’avvocato Braidese Alberto Rizzo, consulente giuridico del Banchiere Beppe Ghisolfi e autore nello specifico della linea difensiva infine recepita nella sentenza che ha dichiarato nulla, in quanto prescritta, la cartella esattoriale che era stata comminata all’imprenditore rurale per il pagamento di una sanzione legata alle “famigerate” quote latte.

L’ente creditore, titolare della pretesa di riscossione, era l’Agea, l’agenzia per le erogazioni finanziarie collegata al ministero delle politiche agricole, a cui è assegnato il compito di incassare delle multe sul cui calcolo si è peraltro consumata una pesante controversia fra Unione europea e Stato italiano, con quest’ultimo dichiarato in torto per come ha gestito negli ultimi vent’anni la complessa vicenda dei “prelievi supplementari” dovuti dagli allevatori che “splafonavano” rispetto alla quota assegnata. Più recentemente, prima la Corte europea di giustizia e poi il Consiglio di Stato nazionale hanno decretato che sul versante del conteggio delle sanzioni tutto è da rifare, ma per intanto serve una soluzione politica nei confronti delle pretese esattoriali che, come sempre avviene in Italia, seguono un corso proprio salvo poi dover essere il contribuente a mettere in atto tutti i tentativi possibili o per recuperare multe non dovute o per farsele annullare.

Come in questo caso, nel quale il giudice presso il tribunale di Asti ha dichiarato la sopravvenuta non più esigibilità della multa in questione in applicazione di quel principio di civiltà giuridica che è la “prescrizione breve” in base alla quale se Agea ha lasciato decorrere inutilmente un intero quinquennio, senza porre in essere atti rivolti a ribadire il proprio credito, lo stesso non può più essere preteso e decade poiché la cartella esattoriale è andata appunto prescritta.

Una panoramica complessiva del fenomeno aiuta a meglio comprenderne la portata anche in funzione della importante prospettiva di civiltà giuridica apertasi grazie al pronunciamento del Tribunale astigiano: secondo i dati che la stessa Agea ha riferito nella scorsa primavera al Parlamento, gli allevatori su cui incombono le ingiunzioni di pagamento sono circa 5000, concentrati in Regioni come Lombardia, Veneto, Emilia e naturalmente Piemonte, per un “monte” sanzionatorio totale che supera tuttora il miliardo di euro, l’ottanta per cento del quale grava su meno di 300 imprenditori. Va detto che numerosi allevamenti, nel corso di questi lunghi anni, hanno dovuto chiudere i battenti a causa anche della vicenda “quote latte”.

Quindi il riconoscimento estensivo di un precedente giurisprudenziale a favore del contribuente, soprattutto in una fase in cui sulla prescrizione governo e parlamento sembrano voler aggravare i problemi anziché risolverli, potrebbe significare la salvezza di un settore vitale dell’economia agricola produttiva di molte aree del centro nord.