Sanità piemontese tra pubblico e privato

19 novembre 2019 | 08:29
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Sanità piemontese tra pubblico e privato

L’assessore regionale Icardi vuole aumentare le risorse a favore della sanità privata, dall’altra i sindacati lamentano gravi carenze d’organico e chiedono interventi per risolvere la situazione. Magari con i fondi destinati ai privati?

L’Istituto Demoskopica ha stilato la graduatoria dei sistemi sanitari delle diverse regioni italiane dal quale risulta che il Piemonte è la regione che ha la migliore organizzazione per la cura della salute. Un altro dato che emerge dall’analisi di Demoskopica è che dieci milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi, una condizione causata dalle lunghe attese. Il risultato è che una famiglia su due rinuncia a curarsi e le ragioni di ordine economico sono al primo posto, seguite subito dopo dal disagio determinato dall’organizzazione sanitaria pubblica e dall’impossibilità di accedere alla sanità privata anche perché i problemi delle trasferte in altri sistemi sanitari è una prassi che non tutti riescono ad effettuare.

Pur in un ambito piemontese così positivo, all’atto del suo insediamento il governatore Cirio aveva individuato nei conti da tenere sotto controllo, le liste d’attesa da accorciare e gli ospedali da terminare i problemi da affrontare per migliorare ulteriormente il comparto sanitario regionale. Aveva anche dichiarato che: “Dobbiamo risolvere i problemi più gravi, quelli che la gente sente di più, a cominciare dalle liste d’attesa. Le persone non possono aspettare sei mesi per un intervento alla cataratta o una visita alla prostata. Questa situazione si risolve soltanto con nuovi medici.La Regione sta ha aumentato del 50% rispetto al passato le borse di studio pagate direttamente per avere nuovi medici specializzati in futuro.

Guardando dall’altra parte della barricata, a quella degli operatori, non si può certo dire che il clima tra le parti sociali e l’assessorato regionale alla Sanità sia idilliaco, anzi. I sindacati denunciano una “situazione insostenibile, surreale, allucinante” all’interno delle aziende sanitarie piemontesi dove manca personale e gli operatori sono costretti a turni spesso sfiancanti. Per soddisfare il fabbisogno di infermieri servirebbe un incremento di 4mila unità, senza dimenticare che anche le altre professioni sanitarie – ostetriche, tecnici di laboratorio, tecnici di radiologia – sono in sofferenza cronica. I sindacati accusano l’assessore Icardi di sfuggire il confronto e chiedono alla politica di agire subito anche se, a quanto pare, i soldi non ci sono.  

O forse sarebbe meglio dire che i soldi non ci sarebbero, almeno per aumentare il numero degli operatori, visto quanto dichiarato dall’assessore Icardi: “La sanità privata è una costola irrinunciabile del servizio pubblico. Dobbiamo collaborare di più, non solo nelle emergenze, togliere al pubblico riabilitazione e lunga degenza. Il nostro tetto di spesa, 750 milioni di euro, è anacronistico. Vogliamo poter dare più risorse”. Questo è l’impegno assunto dall’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, apparso meno offeso e rifuggente il confronto di quanto era apparso ai sindacati, davanti ai medici dell’Aiop, Associazione Ospedalità Privata.

E questi sono i numeri della sanità privata, alla quale ricorre oltre il 25% dei piemontesi per il ricovero e la cura: circa 3.300 posti letto, per l’88% accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale, quasi 5.000 dipendenti numeri che portano a dire al presidente dell’Aiop Piemonte, Giancarlo Perla “Senza il sistema privato le liste d’attesa sarebbero molto più lunghe e la fuga verso altre regioni maggiore” oppure “Le strutture private garantiscono in Italia circa il 28,4% delle giornate di degenza e il 26,5% delle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale”, come spiegato da Barbara Cittadini, presidente nazionale Aiop.

Sarà questa la strada da seguire per risolvere i problemi di una sanità regionale già giudicata eccellente? E i meriti di questa eccellenza di chi sono, degli operatori che nel pubblico spesso si sottopongono a turni sfiancanti o dei medici in pensione richiamati in servizio o, ancora, dei numeri della sanità pubblica? Di certo c’è solamente l’apertura ai privati e la voglia di aumentare le risorse a loro destinate espresse dall’assessore regionale alla Sanità. In mezzo servirebbe, magari, un confronto con chi le strutture pubbliche riesce a farle andare avanti, rendendo il Piemonte eccellente in materia, nonostante tutto…