Cuneo, quattro figli levati alla mamma

28 novembre 2019 | 17:43
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Cuneo, quattro figli levati alla mamma

Affidati ai nonni paterni perché il papà è indagato per maltrattamenti e violenza sessuale aggravata su una figlia mentre la mamma è giudicata non in grado di tenere i figli poiché affetta da “disturbo di personalità con altra specificazione”. Il legale della donna accusa: “L’ombra di Bibbiano”

Il decreto della sezione civile del Tribunale di Cuneo ha disposto l’allontanamento di quattro bambini dalla mamma, affidandoli ai nonni paterni, in quanto il papà è indagato per maltrattamenti e violenza sessuale aggravata su una figlia mentre alla madre è stata negata la custodia in quanto giudicata non in grado di tenere i figli poiché affetta da “disturbo di personalità con altra specificazione”, definizione che racchiude i comportamenti paranoici, antisociali e schizofrenici.

Due procedimenti, uno civile e uno penale, che hanno scatenato una ridda di consulenze e di perizie di parte che alla fine hanno portato alla sentenza del tribunale. La quale, ovviamente, non è piaciuta a chi deve subire un provvedimento avverso, come la mamma dei quattro bambini, e ha portato l’avvocato Domenico Morace, che insieme alla collega Roberta Spagnesi assiste la donna, a esclamare: “Non pensavo che Cuneo fosse in provincia di Bibbiano”.

Parlando di Bibbiano l’avvocato Morace si riferisce all’indagine che si interessò alle complesse vicende relative ai bambini – dieci in tutto quelli che erano confluiti nel fascicolo originario – che sarebbero stati strappati alle loro famiglie naturali attraverso l’utilizzo di escamotage illeciti messi in atto da operatori dei servizi sociali della località in provincia di Reggio Emilia. Per gli inquirenti, gli operatori sociali avrebbero steso relazioni in cui erano evidenziati particolari falsi per mettere in cattiva luce i genitori naturali – ad esempio abusi da loro subiti, case in pessimo stato, scarse attenzioni verso i figli – e poter così disporre l’affidamento coatto dei minori ad altre famiglie. Altro aspetto della vicenda è il business che si era creato, dal momento che i piccoli venivano sottoposti a sedute di psicoterapia nella sede della ‘Cura’, struttura pubblica di Bibbiano, praticate da operatori del centro privato torinese ‘Hansel e Gretel’, che avrebbero percepito un compenso orario doppio rispetto a quello medio di analoghi professionisti.

Il riferimento a Bibbiano non è comunque relativo alla perizia che ha tolto i bambini alla mamma, anche se pure questa è stata contestata dall’avvocato, bensì a quella svolta in sede penale in cui si parla di indicatori specifici di abuso, quelli che, in sostanza, farebbero capire se un bambino ha subito o meno violenze. Ma questi indicatori, secondo la tesi del legale, e del suo consulente, non esisterebbero in lettura scientifica, se non in un testo annotato nella bibliografia della perizia: «L’abuso sessuale sui minori», di Cristina Roccia e Claudio Foti. E Cristina Roccia sarebbe una “psicologa vicino alla onlus “Hansel e Gretel” nonché ex moglie dello stesso Foti, presidente dell’associazione e in quanto tale coinvolto nella vicenda di Bibbiano. Questo è quanto l’avvocato Morace ha scritto nella richiesta di avocazione dell’indagine fatta alla Procura generale di Torino, richiesta che è stata respinta in quanto le indagini sono ancora in corso.

Negli atti del processo rimangono dei particolari curiosi. Se, per esempio, per il perito del gip Alberto Boetti, sostanzialmente i bambini non erano in grado di rendere testimonianza, di parere opposto era il consulente nominato dal pubblico ministero Marinella Pittaluga che ha dichiarato che: “Il non condizionamento dei minori era attestato dalla dottoressa Carlotta Lerda, del servizio di neuropsichiatria infantile dell’asl 1 di Cuneo”. Qualcosa da ridire c’è anche stato sulla perizia relativa alle condizioni psichiche della mamma, poi sottoposta ad accertamenti dalla dottoressa Rita di Sarro, dell’asl di Bologna: “Dai colloqui clinici e dai test somministrati non sono emersi aspetti psicopatologici clinicamente significativi in alcun ambito”. E per finire ecco i legali del padre, che ricordiamo essere indagato per maltrattamenti e violenza sessuale aggravata su una figlia, e, inoltre “affetto da disturbo da uso di alcol, lieve, in remissione precoce” che non hanno dubbi sulla correttezza del procedimento e confermano piena fiducia negli psicologi.