Telefonare in montagna, impresa titanica… anche in provincia di Cuneo

13 ottobre 2019 | 11:02
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Telefonare in montagna, impresa titanica… anche in provincia di Cuneo

Per ridurre il divario digitale sono programmati investimenti, quelli che mancano per dare voce a chi vive in montagna e che per carenza di segnale non può usare il telefono

Mentre la Regione prosegue nella programmazione di interventi e investimenti per ovviare al problema del digital divide, per circa mezzo milione di piemontesi, un terzo di tutti i comuni della regione, parlare banalmente al cellulare o usare i social è un’impresa disperata. Nelle aree montane, e la provincia di Cuneo conosce bene il problema, è inutile ascoltare le pubblicità che magnificano il 5G, perché spesso neppure il 2G funziona, con i conseguenti problemi, a volte banali, ma spesso più seri, di isolamento.

Alla base di tutto c’è che mancano i ripetitori e così in più di 200 comuni sul totale di 1.181 è assente il segnale. E se non ci sono i ripetitori è solo grazie a un semplice calcolo speculativo dei vari fornitori del servizio, che ritengono i paesi montani poco appetibili sotto il profilo della resa economica, tanto da ritenerli “aree a fallimento di mercato” dove, cioè, i costi di installazione sono di molto superiori ai ricavi.

E’ un problema ben noto all’Uncem (Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani) che ha avviato la mappatura del territorio regionale andando alla scoperta delle aree non coperte dal servizio. Ne sono nate 1.450 mail con le segnalazioni di sindaci, amministratori e cittadini oltre ad aver scoperto almeno 200 luoghi tra borghi, frazioni, strade, dove quello che altrove è semplice, come telefonare, mandare un messaggio e navigare in internet con il proprio smartphone qui diventa un’impresa. E’ una problematica che va a cozzare con la voglia di ammodernare il Paese che si è sentita manifestare dai vari governi che si sono succeduti in questi anni. Ed è un problema che coinvolge la telefonia, per la quale non ci sono investimenti all’orizzonte mentre per la banda ultralarga ne sono previsti per 2 milioni di euro sino al 2021 sulle reti dati.

La ricetta dell’Uncem è semplice: lo Stato deve obbligare le compagnie telefoniche ad ampliare le aree servite. Per agire su questa emergenza AgCom deve permettere l’acquisto di ripetitori a tutti coloro che vogliono farlo, Comuni, privati e imprese, così come è stato fatto con la banda ultralarga. Rilevata la ritrosia da parte degli operatori privati a intervenire nelle zone da loro definite “ aree a fallimento di mercato” Bruxelles ha autorizzato l’uso di fondi comunitari per il Piano nazionale Bul. Lo stesso – ed è quanto chiede l’Uncem al governo – deve essere fatto per la telefonia mobile nella nuova programmazione 2021.

Si parla tanto dello spopolamento della montagna e della necessità di invertire questo fenomeno ma poi, quanto si fa realmente per risolvere questo problema? Valorizzare e sviluppare il territorio, puntare sull’economia derivata dal turismo, garantire sicurezza e servizi ai cittadini che vivono nelle Terre Alte rischiano di diventare parole vuote, senza una seria programmazione di interventi infrastrutturali.