Piemonte, si risparmia nella sanità ma gli organici pagano pegno

16 ottobre 2019 | 15:18
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Piemonte, si risparmia nella sanità ma gli organici pagano pegno

La buona notizia è la contrazione dei costi in ambito sanitario ma la brutta è che mancano i medici e i cittadini pagano sempre più di tasca loro le cure. E nei prossimi 5 anni 1830 medici ospedalieri andranno in pensione

Il Piemonte attento alla riduzione della spesa risparmia nel comparto sanità, con una contrazione dei costi in sette anni da 779 milioni a 715. Ma la brutta notizia è che gli organici sono ormai ridotti all’osso e i cittadini pagano sempre più per potersi curare. La denuncia di Anaao-Assomed è circostanziata: in sette anni gli ospedali piemontesi hanno perso 515 medici e l’organico si è ridotto a un totale di 8.443. Si è registrato un risparmio di oltre 64 milioni ma, per Anaao-Assomed, una delle principali sigle sindacali dei medici,  altro non sono che l’esito di “un piano di rientro lacrime e sangue, fatto di chiusura di servizi, blocco del turn-over, accorpamenti”.

Un altro aspetto che viene messo in evidenza da Chiara Rivetti, segretaria regionale del sindacato è che “Se il diffuso e marcato risparmio è evidente anche considerando che la spesa per il personale medico ospedaliero pro-capite per abitanti della Regione in 7 anni si è ridotta del 2,7%, passando dagli 87.018 euro del 2010 a 84.679 euro del 2017, è altrettanto evidente che nello stesso periodo, la spesa pagata di tasca propria dai cittadini in Italia è passata dal 19.3% al 30.3% del totale della spesa sanitaria”.

Altro problema da segnalare: nel prossimo quinquennio in Piemonte andranno in pensione 1830 medici ospedalieri, circa il 20% dell’organico attuale, senza contare quelli che usufruiranno della quota 100. Ma già adesso le carenze di personale si fanno sentire con le chiusure temporanee di reparti, le riduzioni delle prestazioni, con il ricorso al privato per fornire medici laddove il pubblico ne è rimasto sguarnito.

La crisi economica ha avuto la sua incidenza, ovviamente, con la conseguenza che i finanziamenti si sono ridotti progressivamente e la sanità in Piemonte è andata in sofferenza per un piano di rientro in cui non sarebbe mai dovuta entrare: una parte dei finanziamenti provenienti da Roma per la Sanità sono stati negli anni utilizzati come cassa per spese extra-sanitarie e la Corte dei Conti del Piemonte ha lamentato nelle relazioni annuali 2016, oltre a una scarsa perimetrazione della spesa sanitaria, l’assenza di controlli rigorosi specie nel privato accreditato.

Anaao-Assomed denuncia ancora che “gli operatori sono insufficienti e oberati di lavoro, e purtroppo il futuro rischia di avvitarsi verso il dramma, prospettandosi nei prossimi anni una maggiore difficoltà di reperire specialisti a causa della scriteriata programmazione dei fabbisogni nell’ultimo decennio”. Come ovviare a questo scenario? “Le proposte sono state fatte: rendere più appetibile il lavoro medico, assumere specializzandi del IV e V anno, avviare contratti di formazione lavoro finalizzato all’acquisizione della specialità, rivedere la rete ospedaliera”. Per il sindacato c’è, però, anche un altro pericolo incombente: “cristallizzare la spesa per il personale al 2018, come previsto dal decreto legge Calabria, appare svantaggioso, poiché l’anno di massima spesa è stato il 2010”. Tanto più per il Piemonte che, come osserva dati alla mano Rivetti “è la regione del Centro-Nord ad avere subito i tagli più pesanti sul personale medico”.