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Monastero di Dronero, rivive una delle più belle leggende medievali

10 ottobre 2019 | 19:19
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Monastero di Dronero, rivive una delle più belle leggende medievali
Monastero di Dronero, rivive una delle più belle leggende medievali
Monastero di Dronero, rivive una delle più belle leggende medievali
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Monastero di Dronero, rivive una delle più belle leggende medievali
Monastero di Dronero, rivive una delle più belle leggende medievali

Domenica 13 ottobre saranno riproposte le vicende leggendarie di Beatrice di Busca ed il Trovator Cortese

Dronero (fraz. Monastero). Domenica 13 ottobre alle ore 16 presso il suggestivo chiostro di Monastero di Dronero, andrà in scena una delle più belle leggende medievali, proposta con il fascino intramontabile dei colori e dei costumi medievali.

Riproponendo le antiche vicende leggendarie di Beatrice di Busca figlia del Marchese Guglielmo e di Rambaldo d’Orange, ovvero il “trovatore cortese”, nel suggestivo chiostro di Monastero di Dronero, già Sant’Antonio di Busca fatto edificare dai Marchesi di Busca, si celebra il matrimonio tra BEATRICE e il CONTE D’URGEL. Queste nozze combinate per potere nobiliare, vengono oggi messe in scena dal gruppo storico del MARCHESATO DI BUSCA e dai SIGNORI DI RIVALBA di Castelnuovo Don Bosco (AT).

I turisti potranno trascorrere un pomeriggio all’insegna della storia e della cultura medievale, alle ore 14.30 vi sarà la prima visita guidata all’interno del chiostro e dopo la rievocazione storica delle 16, vi sarà una seconda visita guidata. Il monastero di S.Antonio a Dronero che accoglieva monache dell’ordine benedettino-cistercense, venne fondato fra il 1135 e il 1170 per volontà dei marchesi di Busca. Con l’abbazia di Staffarda (1135) è il più antico dei cenobi cistercensi del Piemonte sud-occidentale. Negli stessi anni venne fondato anche il monastero cistercense del Gerbo di Romanisio (presso Fossano) probabilmente collegato o dipendente da quello di S.Antonio, sottoposti all’autorità dell’abate di Staffarda, entro la diocesi di Torino. Entrambi possedevano un buon patrimonio fondiario frutto di donazioni.

Nei giorni scorsi è stata inaugurato nel complesso “l’Ostello del Monastero”, con servizio camere e ristorante.

LA LEGGENDA DI BEATRICE DI BUSCA
Rambaldo d’Orange è un trovatore che dalla dolce terra di Provenza, dove si stanno perseverando dure lotte tra cattolici ed eretici, percorre i sentieri alpini tra Francia e Italia e trova accoglienza presso le corti dei castelli dei Marchesati di Busca, Saluzzo ecc… Nell’imponente maniero poste sulla dolce collina di Busca oggi ridotti a ruderi e detto “il castellaccio”, lo stesso si innamora della bella figlia del Marchese di Busca, la giovane Beatrice, ma il padre Guglielmo primo marchese di Busca, la vuole in sposa al Conte d’Urgel in Catalogna (Spagna), sostenendo che sua figlia non può finire nelle mani di un trovatore, ma deve per forza sposare un nobile. Beatrice obbligata dal padre si sposa con il Conte d’Urgel nel chiostro del Monastero voluto dai marchesi di Busca e già appellato S.Antonio di Busca, siamo verso la fine del XII secolo. Beatrice di Busca vive giorni tristi nelle terre di Spagna, sogna sempre il suo amato Rambaldo, il quale rimasto solo nelle terre buschesi continua a sedurla con i suoi versi morirà d’amore per lei, infine manda un folletto particolare il Rossinhol, ovvero un usignolo in volo a cinguettare i suoi versi da Busca direttamente nella lontana Catalogna. “Non canto per fiori, nè per riverdir dei prati, canto per colei che è la più bella del mondo. Abbassatevi o montagne e alzatevi voi pianure perchè io possa vedere dov’è il mio amore. Umile si inginocchia. Oh donna per voi sono invecchiato! Oh donna pietà vi chiedo!”, rassegnato ritorna in Provenza, muore così Rambaldo il trovatore cortese nell’anno 1174. Beatrice saputo che Rambaldo è morto d’amore per Lei, scontenta del suo infelice matrimonio, si ritira in un convento nei Pirenei dove vivrà in clausura sino alla fine dei suoi giorni. La prosa di questi antichi versi provenzali ricorda molto le antiche poesie che i trovatori d’un tempo con il loro liuto cantavano a corte.