conosciamolo meglio |
Altre News
/
Società
/

Chi è Andrea Loreni il funambolo che a Ferragosto ha incantato Castelmagno

17 agosto 2019 | 19:48
Share0
Chi è Andrea Loreni il funambolo che a Ferragosto ha incantato Castelmagno
Chi è Andrea Loreni il funambolo che a Ferragosto ha incantato Castelmagno
Chi è Andrea Loreni il funambolo che a Ferragosto ha incantato Castelmagno
Chi è Andrea Loreni il funambolo che a Ferragosto ha incantato Castelmagno
Chi è Andrea Loreni il funambolo che a Ferragosto ha incantato Castelmagno
Chi è Andrea Loreni il funambolo che a Ferragosto ha incantato Castelmagno

A chi ha la sua stessa passione suggerisce di “Capire bene se quella è la propria strada e se la risposta è sì di iniziare a camminare”

Castelmagno. Ha tenuto con il naso all’insù oltre 4 mila persone giovedì 15 sul sagrato del Santuario di San Magno. Là a 1.761 m il funambolo torinese Andrea Loreni ha camminato in equilibrio su una corda d’acciaio lunga sessanta metri, a trenta d’altezza accompagnato dalla musica occitana dei Lou Dalfin.

Chi è Andrea Loreni?Sono nato a Torino il 1° febbraio del 1975. Per un pò ho vissuto qui fino ai 6 anni quando sono andato a vivere a Cuorgnè. Un paesino che ha avuto per me l’importanza di esser molto chiuso in cui nessuno fin dopo gli studi universitari nessun mi ha mai detto che da grande si poteva fare il funambolo. Mia madre faceva la caposala, mio padre il primario di radiologia, io ho frequentato il liceo scientifico e poi mi sono laureato in Filosofia.

Quando ti sei avvicinato al mondo del funambolismo?Negli ultimi anni di filosofia ho iniziato a fare spettacoli di strada, piccoli, con tecniche del circo, giocoleria e diversi equilibri, tra cui il cavo che mi ha appassionato sempre di più. Per due o tre anni ho lavorato sul cavo basso, tecnicamente come filferrista, poi sono salito su cavi più alti, più lunghi. Da 13 anni mi dedico solo alle grandi altezze.

Quando hai capito che da passione sarebbe diventata professione? Ad un certo momento dopo aver imparato la giocoleria in maniera facile, mi riusciva facile e avendo visto spettacoli di strada ho capito che lì poteva esserci la mia strada e mi sono dedicato a quello. Avevo già capito che l’arte di strada, questo tipo di espressione artistica, poteva essere una professione quindi mi sono dedicato al funambolismo.

Ricordi le tue prime esibizioni?Chiaramente sì la primissima grande traversata è stata nel 2006 quando ho attraversato il Pò vicino a Chivasso. Posso definirla un’avventura anche perchè l’aspetto tecnico l’ho imparato da solo come tirare e tendere i cavi, come camminarci sopra. E’ stato incasinato, con l’esperienza di oggi sicuramente li monterei diversamente però è andata bene, sono riuscito ad attraversare il fiume, l’adrenalina mi ha accompagnato una settimana prima e una dopo la traversata. La seconda prima traversata è stata Pennabilli nel 2011 quando ho fatto un cavo lungo 250 metri, alto 90 metri, anche qui ho reimparato nozioni tecniche sia per il montaggio che per l’aspetto preformativo, un’emozione grande, una settimana intensa anche con i ragazzi del montaggio, un livello energetico superiore che in qualche modo rimpiango perché mi sono reso conto che abbiamo delle possibilità superiori a quello che pensiamo solo che facciamo fatica a metterle in campo, a concentrarci e perderci in quello che facciamo.

Cosa ci dici dell’esibizione di Castelmagno? E’ stata una prima volta?A Castelmagno sì è stata la prima volta in questa valle, è nata in collaborazione con il festival Mirabilia con il quale avevo già fatto uno spettacolo anni fa e grazie alla conoscenza con Fabrizio Gavosto, direttore artistico di Mirabilia, che è riuscito a proporre una tappa anche al sindaco Alberto Bianco che ha accolto volentieri l’idea affiancandomi al concerto dei Lou Dalfin. Una bella collaborazione artistica, la valle era stupenda, le montagne intorno davano un respiro, un’ampiezza rara, molto particolare anche perchè in natura, così wild, mi capita di meno di farne rispetto che non in città. Ogni traversata ha le sue particolarità però diciamo che queste essendo più rare posso definirle un pochino più intense.

https://www.facebook.com/andrealoreni/videos/437758320161473/?__tn__=%2Cd%2CP-R&eid=ARDAFgk6Wnyu6XceX9SBTRxk_5b2GugsbAgaNlEDZUWaaGPKAntx8j48mEj7MO3n7GzsTgFnai-RUn_S

Quanto lavoro c’è dietro (allenamento, prove…)?Mi sono allenato molto all’inizio, sono caduto molto, ho sbattuto contro il cavo che fa male, taglia essendo d’acciaio, teso. C’è stato molto lavoro sul cavo specie all’inizio. Dopodiché appresa la tecnica la difficoltà è stata riportare la tecnica in condizioni sempre diverse, lunghezze e altezze diverse, differenti condizioni atmosferiche e mie emotive personali quindi ogni volta in qualche modo nonostante tutto cercare di avere un corpo pronto, un respiro profondo capace di mantenere quella saldezza, quella solidità, quel radicamento necessari per attraversare un vuoto anche spaventevole. Ora il mio allenamento si focalizza molto di più sulla meditazione, sul Tai Chi, per aver appunto un respiro lungo, profondo, di uno stato meditativo e un corpo morbido che fluisce come l’acqua, lavoro molto con degli esercizi praticando questa disciplina quotidianamente dà frutti con la costanza e con la continuità. Per questo il mio allenamento ad oggi è molto meno sul cavo e più concentrato su questi aspetti.

Dal 2011 detieni il record italiano cosa ci racconti di quella “traversata”? Record italiano di Pennabilli nel 2011, tra il colle di Penne e il colle di Billi per il festival Artisti in Piazza. E’ stata una settimana magica quel festival è denso di energie, profondo, il paese è bellissimo, molto educati e abituati a questo genere di performance artistiche, di consivisione. Lunga 250 metri e alta 90, ho impiegato 19 minuti a percorrere quel cavo, arrivato in fondo c’era tutto il mio team ad attendermi, mia moglie, i ragazzi con i quali avevamo montato e ho visto i loro occhi brillare. In quella traversata mi è venuto un pò di magone quando è finita e perdere in un certo senso quella luce e quella potenzialità.

Consigli per chi volesse seguire il tuo esempio? Consiglierei un percorso simile al mio. Iniziare a fare, provare sul cavo, conoscere il cavo, l’acciaio, le tensioni, il proprio corpo, le reazioni a quella situazione critica. Non avere grosse aspettative ma costruire passo dopo passo che è quello che faccio durante i miei laboratori. Trovare benessere e agiatezza sul cavo, accogliere quello che c’è, compresi i primi mesi di cadute, traumi ed escorazioni e anche dopo può succedere ancora. Capire bene se quella è la propria strada e se la risposta è sì di iniziare a camminare.