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Mariano Rabino: dalla suggestione di un G20 all’albese a un ritorno in politica?

20 luglio 2019 | 10:35
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Mariano Rabino: dalla suggestione di un G20 all’albese a un ritorno in politica?

Albese, 49 anni, 30 di attività politica trascorsa tra il Consiglio comunale di Alba, il Consiglio provinciale, quello Regionale e, infine in Parlamento. Pur non essendo, al momento, direttamente coinvolto in politica, continua ad essere un osservatore attento e ascoltato, non solo in provincia

Mariano Rabino, albese, 49 anni, 30 di attività politica trascorsa tra il Consiglio comunale di Alba, il Consiglio provinciale, quello Regionale e, infine in Parlamento dove ha militato in Scelta Civica concludendo la sua esperienza parlamentare nelle file di Noi con l’Italia. Pur non essendo, al momento, direttamente coinvolto in politica, continua ad essere un osservatore attento e ascoltato, non solo in provincia. Recentemente ha lanciato la proposta di ospitare ad Alba il G20, la riunione delle 20 super potenze mondiali che l’Italia dovrà organizzare nel 2021.

On. Rabino, partiamo dalla fine, dalla sua proposta di ospitare ad Alba il G20, la riunione delle 20 super potenze mondiali  che si terrà in Italia nel 2011.
I motivi sono semplici. Il territorio di Langhe, Roero e Monferrato, è baciato dalla fortuna ma, soprattutto, è attraversato negli ultimi 30-40 anni da uno sviluppo economico strepitoso legato al vino, al tartufo, alle bellezze naturali che hanno fatto diventare questo territorio talmente attrattivo da attirare l’attenzione dell’Unesco, con la conseguente assegnazione del riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità. Langhe, Roero e Monferrato, accompagnando questo sviluppo, hanno raggiunto un potenziale veramente notevole di offerta di ristorazione, di ospitalità alberghiera in svariate e differenti  strutture tanto che possono ricevere decine di migliaia di turisti ogni mese. Altra fortuna straordinaria è la presenza, insieme a quella di molti altri imprenditori di rilievo, di una grande multinazionale, la Ferrero, che ha un primato, tra gli altri, più unico che raro: quello di avere almeno uno stabilimento o una filiale commerciale in ognuno dei venti Paesi del G20. Tutti questi punti di forza ci consentono, credibilmente e autorevolmente , di poterci candidare a ospitare la più importante iniziativa politica esistente al mondo, che si tiene ogni anno da vent’anni e l’Italia è stata chiamata a ospitarla, per la prima volta, nel 2021. Si tratta di una due giorni, con in agenda incontri a vario livello tra i diversi esponenti politici, ministri, capi di Stato, governatori delle banche centrali, insomma è un evento che rappresenterebbe la consacrazione mondiale delle Langhe, del Roero e del Monferrato. Considerato che oltre ai grandi della terra ci saranno tutti i media e tutti i giornalisti di ogni parte del mondo, compresi i giornalisti dei Paesi del G20, saranno rappresentati l’85% del Pil economico mondiale e l’80% della popolazione. Ho lanciato la provocazione, certo, ma mi sono anche mosso concretamente prendendo contatto con la Farnesina e mi è stato  detto che l’Italia non ha ancora deciso il sito che ospiterà l’avvenimento e che l’ultima decisione spetterà a Palazzo Chigi che si pronuncerà probabilmente nel 2020, e chissà chi ci sarà a Palazzo Chigi nel 2020…, ma il territorio farebbe bene ad attivarsi per preparare per tempo il terreno, allestendo un dossier di autocandidatura.

In sostanza  si tratta della proposta di una vetrina per un territorio come quello di Langhe e Roero che è riconosciuto come il motore trainante della provincia di Cuneo.
Esatto. Inoltre, questi vertici internazionali prevedono, ad esempio, la presenza di un aeroporto e l’aeroporto di Levaldigi sarebbe perfetto, non troppo grande o troppo piccolo, ideale per accogliere le delegazioni. Così come, se si realizzasse davvero l’evento, questo non verrebbe confinato ad Alba e alle sue colline ma coinvolgerebbe il sud Piemonte, interessando tutto il territorio.

Il tutto si andrebbe però a scontrare con le difficoltà viarie che abbiamo cronicamente nella nostra provincia, perché sarebbe bello far passare i grandi del G20 sulle nostre strade e vedere come arrivano a destinazione…
Diciamo che la provocazione è corretta ma non credo che le delegazioni arrivino in macchina, certamente da Torino ad Alba c’è un po’ di strada ed è probabile che, in questo caso, vedano lo stato di obsolescenza  e di inadeguatezza del nostro sistema infrastrutturale. Non c’è dubbio che questo sia un tema, però credo che sia un’obbiezione superabile.

Potrebbe succedere un po’ come con il Giro d’Italia, che ogni volta che ci beneficia del suo passaggio porta al restyling delle strade su cui transita.
Questo è sicuramente nelle cose. Basti vedere Taormina, sede del G7 del 2017, che implicò per la città siciliana molti investimenti e tra gli altri la ristrutturazione del  loro Palazzo dei Congressi e delle Fiere.

La situazione politica italiana la conosciamo, ultimamente stanno volando gli stracci tra 5Stelle e Lega che, ricordiamolo, sono al governo grazie a una legge elettorale come il Rosatellum che ci ha consegnato una situazione di ingovernabilità che ha costretto all’accordo le due forze politiche che avevano ottenuto il miglior risultato elettorale. Dal suo osservatorio di ex parlamentare come vede le cose?
Non credo di dire niente di originale confermando l’impressione che introduceva la sua domanda e cioè che stiamo vivendo un momento di confusione e di grande caos, figlio sicuramente del risultato elettorale di un anno e mezzo fa aiutato, non c’è dubbio, da una legge elettorale sicuramente non performante e non esattamente capace di produrre maggioranze stabili. Ma più di tutto assistiamo a un governo e a una maggioranza che si contraddistinguono ogni giorno per voci dissonanti e tutto questo non fa il bene del Paese e non ci porta da nessuna parte. E’ oggettivo che il Paese è bloccato su tutte le decisioni che contano. L’ultima più recente vicenda del voto dissonante, assolutamente dissimile tra Lega e 5Stelle sulla Commissione europea, in sede di Parlamento europeo, è un’altra contraddizione che non so quanto tarderà ad esplodere. Ormai le istituzioni internazionali sono diventate centrali nella politica dei Paesi, per l’Italia in particolare con i problemi finanziari ed economici che si porta sempre dietro, e il fatto di avere un governo che sulla Commissione europea è spaccato in due non so quanto lo possa aiutare ad affrontare con tranquillità le prossime scadenze come la manovra finanzia che bisognerà presentare in autunno.

Senza dimenticare che questa contrapposizione in Parlamento europeo non è dovuta a motivi ideologici sul ruolo dell’Europa ma semplicemente al fatto che al sottosegretario leghista Giorgetti non è stato accordato un ruolo da Commissario.
Diciamo che pare che questa sia la ragione principale. Pare, perché ovviamente tutto ciò fa un po’ parte della dialettica, della polemica politica. In ogni modo resta un dato di fondo e cioè che i due partiti che oggi  governano l’Italia hanno fatto a gara nei mesi scorsi a chi era più sovranista e antagonista a un’idea di Europa continente-stato-federale. Nelle ultime settimane, negli ultimi mesi il 5Stelle pare essersi, loro dicono anche solo per senso di responsabilità, un po’riposizionati sul versante più europeista e questo ha portato alle conseguenze che vediamo, la Lega che vota contro e il 5Stelle che vota a favore della nuova Commissione guidata da Ursula Von der Leyen. Questo aumenta la confusione e soprattutto aumenta la preoccupazione, torno a dire, in vista delle prossime scadenze perché in un rapporto istituzionalmente corretto con la Comunità europea il premier Conte rappresenterà il punto di vista di Di Maio o di Salvini? E’ un dilemma difficile da risolvere unitariamente, allo stato delle cose. Una delle due forze politiche dovrà andare incontro all’altra perché non si riesce a capire come l’Italia possa parlare a una voce sola in sede europea. Dobbiamo affrontare una finanziaria  con limiti e vincoli e lo spettro di una procedura di infrazione che è stata adottata e che aleggia come la spada di Damocle sull’Italia.

Scendendo di istituzione, dal Parlamento italiano e quello europeo passiamo alla Regione. Presidente è l’albese Cirio, una sorta di gemello diverso, per Lei: stessa provenienza geografica, quasi coetanei, entrambi avvocati, percorso politico simile, pur su sponde diverse, dal consiglio comunale di Alba a quello regionale e poi entrambi parlamentari, Lei a Roma, Cirio a Bruxelles.
Lui più capace di me di mietere successi, però. Bisogna riconoscere a Cirio la capacità di sopravvivere, dal punto di vista politico, maggiore della mia. Sarà anche perché è in un partito politico, in uno schieramento politico che nella nostra realtà, nella nostra provincia, ha goduto di grandi consensi. Per me era più complicato, al centro dello schieramento, sopravvivere politicamente, però diamo a Cirio quello che è di Cirio: grande attività politica e grande capacità di sapersi muovere.

Cirio ha avuto come slogan della sua campagna elettorale l’idea che il Piemonte deve cambiare velocità. E’ presto per un giudizio, ovviamente, e poi ha diverse patate bollenti da gestire ad esempio il fatto di essere sotto la tutela della Lega che è il vero vincitore delle elezioni regionali e gli ha piazzato in Giunta diversi assessori e poi i problemi viari e infrastrutturali, la sanità, il problema dell’occupazione. Dove dovrebbe operare il neo governatore, come prima istanza, per dare il segnale di iniziare a operare bene.
Intanto il tema infrastrutturale è fondamentale. Noi abbiamo bisogno, come provincia, come Piemonte non solo della Tav ma di dare risposte su questioni che si trascinano da anni sul versante del completamento di alcuni nodi infrastrutturali importanti, per restare nella nostra provincia il Tenda, la variante di Demonte, la Asti-Cuneo. Secondo me poi devono lavorare molto, come Regione, sul trasporto ferroviario per dare anche coerenza al Progetto della Tav, che va finito al più presto. E poi c’è il tema della sanità perché poi, alla fine, la Regione, come è noto, è soprattutto un grande assessorato alla sanità, il 95% del bilancio regionale è assorbito dalle entrate e dalle uscite di questo settore nevralgico. Sul versante della sanità c’è un problema cronico, che sono le liste d’attesa ma c’è, più di tutto, la grande emergenza del personale medico e quindi credo che la nuova amministrazione regionale, con il presidente Cirio e l’assessore alla sanità Icardi, abbia sfide da far tremare i polsi, ma confidiamo che facciano bene. Queste sono le priorità assolute poi la Regione può, attraverso la capacità innovativa di attrarre investimenti, favorire l’occupazione. Obbiettivamente trovo questa ultima cosa un po’ complicata mentre invece la Regione non può sottrarsi al suo ruolo istituzionale che è quello di coordinare il lavoro sulle infrastrutture e quello di rendere la sanità la più efficiente possibile.

Con 49 anni di età e almeno 30 di politica, ripensando alla sue varie esperienze, nel caso di Scelta Civica tornerebbe a fare ciò che ha fatto?
Lo rifarei assolutamente, anche perché Scelta Civica era prima di tutto il tentativo di mettere in campo, in Italia, una forza politica europeista a favore di questi benedetti Stati uniti d’Europa e di questa benedetta Europa continente. Credo che con onestà intellettuale oramai dobbiamo renderci conto che in un mondo aperto e globale la competizione è tra blocchi continentali. L’Italia da sola, la Francia da sola, la Spagna da sola, la Germania da sola nel mondo non contano nulla. L’Europa è il nostro destino, mi viene anche da dire il nostro destino irreversibile. Dovremmo fare di necessità virtù. Scelta Civica voleva essere questo, poi dopo pochi mesi il suo leader, Monti, si è fatto da parte… Evidentemente, oggi, con il sistema massmediatico che abbiamo, una forza politica senza un leader in campo regge con molta difficoltà l’urto della quotidianità e delle scadenze. Però rimane la bontà, la virtù di quella esperienza che io mi auguro sempre che possa,  in qualche misura, non so come, rinnovarsi. In Italia abbiamo bisogno di una forza europeista.

Togliamoci un sassolino dalla scarpa anzi, due. Si è rivelato più dannoso per Lei il fuorionda di “Striscia la notizia” o il coinvolgimento nella Rimborsopoli regionale?
Intanto va chiarito che per la vicenda di Rimborsopoli il Pm che ha indagato ha avanzato per me la richiesta di archiviazione. C’è ancora un passaggio, che è quello del Gup (Giudice udienza preliminare ndr). Mi auguro, come in genere accade, che il Gup accolga la richiesta del Pm. Devo dire che questa vicenda mi ha sicuramente danneggiato, mi ha un po’ condizionato nel pieno esercizio dei miei diritti civili e politici perché nell’anno e mezzo in cui sono stato coinvolto in questa indagine sono stato condizionato nella possibilità di candidarmi. Infatti non mi sono candidato ad Alba perché aspettavo questa richiesta di  archiviazione che, purtroppo, è arrivata quando le elezioni comunali si erano già tenute. Sul piano personale ci sono il dispiacere, l’amarezza ma, insomma, la vita è fatta di queste cose, stavolta sono stato io a essere vittima di una lungaggine giudiziaria. Per quanto riguarda il fuorionda che ormai quasi non ricordo più perché sono passati quasi sei anni, rammento quell’episodio che mi ha fatto diventare molto famoso e popolare, ma me lo ricordo in una dimensione che mi ha scosso, non posso negare che quella vicenda, in quel momento della mia vita ha avuto un significato forte. Però, sul piano personale e famigliare io ero già separato e in procinto di divorziare quindi quella vicenda non ha avuto alcuna conseguenza. Sul piano generale, per un buon periodo mi ha fatto apparire una persona diversa da quella che sono in realtà. Ma io, ancora di più a distanza di anni, difendo il fatto di essere stato, in quel momento, sicuramente negligente, sicuramente superficiale perché comunque  ero in uno studio televisivo, per quanto all’interno di una pausa pubblicitaria. Però rivendico, sei anni dopo, il fatto di essere stato una persona normale che quando si trova in contesti privati, in contesti che, diciamo così, molto personali, si può anche lasciare andare e io in quel fuorionda non ho detto nulla di così scandaloso ho semplicemente detto che a Roma si sta molto bene e credo che si stia ancora molto bene, per il clima e per la presenza di molte belle ragazze. Poi ho usato un termine, diciamo così, esaustivo, un po’ forte, è quello di ‘gnocca’, ma credo sia un termine ormai sdoganatissimo, che sentiamo e leggiamo spesso, quindi anche sotto questo profilo rivendico di non aver detto nulla di scandaloso. Però, allora, obbiettivamente, la cosa provocò una qualche reazione forte che ho subito, e va bene così.

Questo stop le ha impedito di candidarsi ad Alba oppure alla Regione ma se il governo dovesse cadere, stante i contrasti tra Lega e 5Stelle e si andasse al voto in autunno la vedremmo nuovamente in pista?
Allo stato attuale non posso fare nessuna previsione se non altro perché non c’è nessuna forza politica in cui io mi riconosca. Potrei dire che allo stato non esiste in alcun modo la possibilità di una mia candidatura perché, molto banalmente, non esiste una forza politica in cui mi riconosca.