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Sturlese: “Le mie non sono illazioni ma fatti concreti. Sono altri che devono vergognarsi”

31 maggio 2019 | 10:19
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Sturlese: “Le mie non sono illazioni ma fatti concreti. Sono altri che devono vergognarsi”

Chiacchierata con il consigliere comunale di Cuneo per i beni comuni sul “caso Ping”

Bocciato in Consiglio comunale l’ordine del giorno presentato da ‘Cuneo per i Beni comuni’ e ‘Cuneo città d’Europa’ in cui si chiedeva la revoca delle deleghe dell’assessore Giraudo. A pronunciarsi sarà adesso il tribunale di Torino che ha fissato per il 5 giugno la prima udienza del processo relativo alla vicenda Ping. Nell’attesa, il consigliere di ‘Cuneo per i Beni comuni’ Ugo Sturlese rigetta le accuse di strumentalizzare le vicende personali e private di Giraudo a fini politici e controbatte colpo su colpo alle accuse.

Dottor Sturlese, lei si vergogna oppure no?
No, non mi vergogno affatto, dovrebbero vergognarsi quelli che hanno derubricato a fatto privato un comportamento che chiaramente coinvolge l’amministrazione del Comune di Cuneo. Non corretto è il tentativo di ridurre a illazioni le mie affermazioni, che erano semplicemente tratte dall’ordinanza del giudice di Torino.

Nel Consiglio comunale di lunedì ci sono stati diversi interventi a favore dell’assessore Giraudo. C’è stato chi ha detto di vergognarsi per aver dovuto trattare un simile argomento, mentre il sindaco, per annunciare il suo voto contrario, è ricorso a delle battute. Però, anche se non si tratta di un reato penale, è pur vero che un giudice è intervenuto sulla vicenda Ping prendendo il provvedimento della sospensione di tre amministratori, quindi mi sembra che ci sia poco da ridere e molto su cui rispondere.
Certamente. Infatti il punto su cui abbiamo battuto molto era sul dovere di un amministratore pubblico di svolgere le sue funzioni con disciplina e onore, come recita la Costituzione. Non siamo entrati nel merito dell’esito futuro del processo e di tutte le altre sequele giudiziarie che ci saranno ma certamente, invece, posso giudicare quelli che sono comportamenti sconvenienti da parte di un amministratore pubblico, anche in attesa del giudizio della magistratura. Questo è il punto e allora non la si può mettere in ridicolo paragonando un comportamento di questo tipo alla multa della moglie del sindaco o riducendo le mie affermazioni a delle manipolazioni dei fatti o insinuazioni mentre io ho semplicemente riportato quelli che erano elementi dell’ordinanza del giudice di Torino.

In fondo si tratta di una questione di opportunità, anche se parliamo di una vicenda a carattere civile e privato, non fosse altro che per le deleghe di cui è investito l’assessore per cui forse sarebbe stato più corretto farsi da parte in attesa che tutto venga chiarito.
Questo è stato chiesto apertamente dalla consigliera Martello che ha fatto un ragionamento di questo tipo: in attesa di un giudizio di merito della magistratura sarebbe stato opportuno che l’assessore si fosse fatto da parte e il sindaco gli avesse ritirato le deleghe che sono  relative a questioni informatiche, di smart city, che sono proprio oggetto di attività del Ping 1 e Ping 2. C’erano motivi di opportunità che avrebbero richiesto dei comportamenti diversi. Rispetto a questo devo dire che quando succedono questi eventi c’è sempre un comportamento della maggioranza e di parte dell’opposizione come dire…un atteggiamento di acquiescenza, un tentativo di sminuire la portata di vicende che invece hanno un rilievo politico fondamentale per la dignità del Comune.

In ogni caso ve lo aspettavate che il vostro ordine del giorno venisse respinto.
Assolutamente sì. Una piccola parte della maggioranza  sapeva benissimo come stavano le cose e si è anche espressa in privato in termini positivi non tanto sulla vicenda in sé ma in generale su come noi facciamo opposizione, tutto il contrario di come dice Noto che praticamente ci accusa di  comportamento oltraggioso e di distorsione della verità nel tentativo di mettere sotto accusa l’assessore. Ma non è così, ci sono i fatti che parlano, ci sono le coincidenze, per esempio le presidenze delle due società Ping Srl e Ping Scs in capo alla persona dell’Assessore, che sono fatti incontrovertibili. Poi c’è un altro aspetto su cui non ho insistito, ma alcuni degli amministratori e degli azionisti della Srl sono persone che chiamano in causa direttamente il Partito Democratico, ovviamente a titolo personale, e senza con questo sostenere che il Pd ha ordito delle trame oscure. Però, oggettivamente, è così, come si può verificare leggendo i nomi dei componenti dei soci della Srl. Per restare ai fatti concreti, nell’ordinanza stavano scritte delle cose molto delicate come la vendita di un furgone da parte di un amministratore di Ping alla società che dirige la Scs, della quale lo stesso è amministratore, oppure il versamento a Ping Srl di parte di alcuni finanziamenti bancari, ottenuti da Ping ScS, giustificato con prestazioni che vengono giudicate dubbie dallo stesso giudice. Ma nulla di ciò lo abbiamo inventato o interpretato noi, sono cose scritte nero su bianco nell’ordinanza del giudice di Torino.

Non resta che attendere la prima udienza, fissata per il 5 giugno. Nel caso di novità da quel versante prevedete altre vostre iniziative?
Non lasceremo cadere la cosa, ovviamente dipenderà dal giudizio che darà la magistratura. Noi non vogliamo infierire su nessuna persona o sull’assessore Giraudo, semplicemente qui è in gioco l’onore delle istituzioni al di là del comportamento dei singoli. Il punto è: come incidono i comportamenti di singoli Amministratori sulla dignità delle istituzioni? Poi ci sarà tutta la vicenda che vede opposti alcuni soci della cooperativa all’amministrazione attuale, ma questo esula dalle nostre conoscenze e dal nostro interesse.

Dottor Sturlese, come si dice in gergo calcistico Lei non l’ha toccata davvero piano. Cito testualmente quanto ha dichiarato: “ La realtà è che come sempre, quando si toccano gli interessi concreti, si appalesa una rete omertosa, che si manifesta con diffusi silenzi e connivenze”. Un giudizio certamente molto duro. Come lo spiega?
Questo è il giudizio complessivo che io do sulla situazione cuneese e che si ricava da una serie di vicende, come quelle riguardanti la Fondazione CrC, vicende che alla fine hanno avuto un esito giudiziario positivo, nei primi due gradi di giudizio, per la nostra controparte ma che, comunque, hanno concorso a determinare una messa in discussione della dirigenza precedente, con tanto di cambio della guardia ai vertici. Questo succede per tutte le questioni urbanistiche in cui il Comune è spesso schierato a fianco di interessi privati o, comunque sostiene delle interpretazioni che, se non ledono apertamente l’interesse pubblico, non ne massimizzano le opportunità o non rispettano le esigenze espresse dai cittadini. Casi emblematici sono quelli di Villa Sara o la vicenda dell’Agorà, nella quale si cerca di dare una giustificazione a comportamenti del Comune che sono stati veramente discutibili. Infatti si è  trattato di una situazione, quest’ultima, che tra trattative, accordi e disaccordi è durata oltre quindici anni. Per questo parlo di un atteggiamento criticabile nel rapporto tra amministratori, interessi di alcune forze economiche o di organizzazioni para pubbliche come le Fondazioni, organismi di carattere privato ma che, da Statuto, svolgono una funzione pubblica. Questa trama di intrecci lavorativi e personali con cariche pubbliche concorre a definire quella che è una rete certamente non virtuosa e questo l’ho già detto più volte anche in dibattiti pubblici. Di questo sono convinto, non penso che sia solo il caso di Cuneo, ovviamente, ma che, purtroppo, sia diffuso a livello nazionale con gravi conseguenze per il Paese, ma visto che noi operiamo in questa sede, vediamo quello che si presenta ai nostri occhi.