“Se diventerò presidente, sulla Asti–Cuneo ci passerò con la macchina”

24 aprile 2019 | 19:52
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“Se diventerò presidente, sulla Asti–Cuneo ci passerò con la macchina”

Intervista esclusiva ad Alberto Cirio, candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Piemonte

Dopo le esperienze in Comune ad Alba, in Regione e al Parlamento europeo, Alberto Cirio prova la scalata al Palazzo di Piazza Castello. Il candidato presidente della Regione Piemonte per il centrodestra  rivendica la sua albesità e cuneesità, sulle orme di un altro illustre personaggio della Granda, l’avvocato Viglione.

Onorevole Cirio, se a maggio diventerà presidente della Regione sarebbe il secondo cuneese a occupare quella poltrona dopo l’avvocato Viglione. Un onore ma certamente anche un grande onere.
Ha detto proprio bene. Scriverò a tutti i cittadini della provincia di Cuneo per farli riflettere su questo aspetto cioè che dopo tanti decenni si potrebbe ritornare ad avere la guida del Piemonte affidata a un cuneese e io credo che questo i cuneesi lo meritino perché da sempre la nostra provincia è la prima provincia del Piemonte quando c’è da pagare. Infatti, in termini di contribuzione i cuneesi sono quelli che danno di più alla Regione e allo Stato e poi sono quelli che quando c’è da ricevere ricevono sempre meno. Lo dimostrano non solo i fatti della Asti – Cuneo ma, se ci giriamo indietro, vediamo che la Torino – Savona era un’autostrada a doppio senso di circolazione sino a pochi anni fa e il traforo del Tenda è ancora quello che ha fatto Napoleone. Questo per dare l’idea di come questa provincia abbia sempre ricevuto di meno di quello che meritava e dal momento che per ottenere le cose bisogna chiederle, è naturale che se è un cuneese a farlo avrà la possibilità di tutelare maggiormente questa provincia con concretezza e soprattutto al di fuori di quelli che sono gli schieramenti politici e i partiti. In queste elezioni infatti, io credo che per un cuneese conti di più non votare centrodestra o votare centrosinistra. ma votare cuneese. Il mio invito agli elettori della Granda  sarà di votare cuneese e di mandare uno di noi, uno di questa provincia a guidare il Piemonte.

Come principale avversario sulla strada per Piazza Castello trova Sergio Chiamparino, ancora una volta una sorta di usato sicuro su cui punta un centrosinistra in difficoltà.
Chiamparino è una persona molto per bene, è una persona seria ed è una persona che ha fatto  anche delle cose buone per la nostra Regione. Io non credo che il bene e il male siano divisibili con una linea netta, come diceva il Manzoni, per cui uno fa tutte cose buone o cose non buone. Come tutte le persone ha fatto delle cose positive e le cose positive evidentemente noi le continueremo, cercando di migliorarle. Però ci sono state, secondo noi, tante mancanze. La grande contestazione che noi facciamo a Chiamparino e alla sua giunta è quella che sono andati piano, sono stati lenti. Oggi il Piemonte è la regione che cresce di meno nel nord Italia in termini di prodotto interno lordo ed è la regione che ha il maggior tasso di disoccupazione. Questi sono i dati, evidentemente non è colpa di Chiamparino, ma la Regione guidata da Chiamparino ha avuto meno capacità di contrastare questo fenomeno e soprattutto di far ripartire la crescita rispetto a quanto fatto dalla giunta lombarda, dalla giunta veneta, dalla giunta emiliana. Lo dico in concreto, segnalando la rivendicazione dell’autonomia del Piemonte. Oggi il Piemonte riceve da Roma 10 miliardi in meno di quelli che versa. Mi spiego meglio: i piemontesi, attraverso la loro Irpef, attraverso le loro tasse, pagano a Roma 10 miliardi di euro in più di quelli che Roma restituisce ai piemontesi. L’Italia, lo Stato, il governo, spende per ogni piemontese 3.000 euro all’anno mentre ne spende 10mila per un cittadino del Trentino.  Allora, questi dati oggi non sono più accettabili, bisogna abbandonare la timidezza che ha caratterizzato gli ultimi anni della giunta Chiamparino e avere uno slancio di orgoglio piemontese, uno slancio di vitalità e di energia e andare a ricontrattare il modo che il Piemonte ha di stare in Italia, così come ha fatto la Lombardia, come ha fatto il Veneto o l’Emilia Romagna.  In secondo luogo, noi siamo una Regione che sì, deve sedersi al tavolo romano delle Regioni italiane, ma deve anche sapersi confrontare con il Baden Wurttemberg, con la Baviera. Noi non dobbiamo dimenticare che come Piemonte abbiamo un futuro transnazionale fatto di fondi europei che dobbiamo prendere e di cui oggi non usufruiamo. Al di là del fondo sociale, su cui ci sono dati positivi, sui fondi strutturali denominati Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) che sono due fondi europei che valgono circa 2 miliardi di euro, per sostenere il Piemonte la Regione oggi, a un anno e mezzo dal termine del settennato, ha speso più o meno il 30% dei soldi che aveva: questo è un dato che ci deve convincere che serve un’altra velocità, un altro orgoglio piemontese e io credo che noi possiamo tornare ad averli, nel rispetto di chi c’è stato prima, continuando le cose buone fatte ma mettendo mano alle tante che oggi in Piemonte non vanno.

Dall’esperienza al Parlamento europeo che cosa porterebbe in Regione?
Porterei tutto perché, al di là di quello che uno pensa dell’Europa, in Europa noi ci siamo e ci saremo. Nella Comunità europea, come mi ha insegnato un collega bulgaro, noi dobbiamo avere una mano a pugno e l’altra aperta. La mano a pugno è quella che fa sì che tu debba difendere gli interessi degli italiani prima di quelli dei tedeschi o dei lituani, perché evidentemente non sempre gli interessi nazionali sono uguali, anzi, spesso sono contrastanti. L’altra mano deve essere invece aperta perché a Bruxelles ci sono i soldi nostri, che sono spendibili sul territorio piemontese e che oggi il Piemonte vede poco. Io contesto a questo governo regionale il fatto che non solo ha questa lentezza nella spesa dei fondi indiretti, quelli che sostanzialmente l’Europa ti mette in cassa e ti dice “spendili” ma perché siamo un Piemonte che è totalmente assente nell’andarsi a cercare i fondi diretti. In questa regione abbiamo delle eccellenze, come il Politecnico di Torino, che ci potrebbero insegnare come fare, o aziende straordinarie che sono all’avanguardia nel settore tecnologico e che riescono ad andare a Bruxelles a intercettare i fondi europei mentre la Regione non lo fa. E allora, nel mio programma c’è la lobby Piemonte. Noi abbiamo degli uffici a Bruxelles che hanno, purtroppo, un sotto utilizzo rispetto alle loro potenzialità e in quegli uffici dovremmo riunire tutti, pubblici e privati, che parlano piemontese nel senso che parlano del Piemonte in Europa. Penso alla Lavazza, penso alla Ferrero, a quante grandi aziende noi abbiamo lassù che hanno uffici e hanno un peso. Ecco, la programmazione europea per il prossimo settennato la devi fare adesso e la devi fare facendoti accompagnare da chi ha credito in quegli ambienti. Io me lo sono creato in cinque anni di lavoro, ho un rapporto diretto col presidente del Parlamento e con tanti commissari e metterei le mie relazioni a disposizione del mio Piemonte.

Chiamparino, in seguito alla sua assenza alla manifestazione pro Tav, l’ha accusata di essere asservito alla Lega. Come risponde a questa accusa?
Il fatto che ci sia la Lega nella mia maggioranza è lo strumento principale e più forte per avere garanzie del fatto che la Tav venga realizzata. E’ proprio l’esatto opposto di quanto sostengono a sinistra. Tu la Tav la fai e dialoghi col governo. Se non dialoghi col governo la Tav non la fai, dal momento che un’opera in cui c’è una competenza diretta del governo italiano in rapporto con Bruxelles. Allora, la Lega che è al governo del nostro Paese e che oggi è la prima forza politica del nostro Paese, che ha dichiarato più volte la sua posizione di sostegno per la Tav e lo ha fatto Salvini in persona e Salvini è una persona seria, fa sì che noi oggi diamo più garanzie di qualsiasi altro sul fatto che lavoreremo perché l’opera continui. Io non sono più sceso in piazza perché i bandi sono ripartiti, la procedura sta andando avanti e i cantieri stanno andando avanti. Farò sottoscrivere a tutti i 200 candidati consiglieri regionali che il 26 maggio si candideranno con me un impegno a favore delle infrastrutture e della Tav e sono convinto di essere l’unico candidato che riuscirà a farlo. Voglio 200 dichiarazioni sì Tav perché gli elettori devono sapere, prima di votare per me o per i candidati consiglieri, come la pensiamo su un tema delicato come le infrastrutture. Quindi, io sono convinto della buona fede di Chiamparino, che la Tav la vuole, ma lui deve essere convinto anche della nostra buona fede e del fatto che abbiamo una compagine molto determinata.

Non di solo Tav si vive. In provincia di Cuneo abbiamo strade disastrose, non si trovano i fondi per rimettere in sesto il manto stradale, abbiamo problematiche sul Tenda e sulla Asti – Cuneo. La sua parola d’ordine elettorale è il cambio di velocità del Piemonte. Può valere anche per la Granda che ha nel problema infrastrutturale l’ostacolo per poter veramente decollare e crescere oltre i suoi limiti ristretti?
Sono convinto che se diventerò presidente della Regione sulla Asti – Cuneo ci passerò con la macchina perché sarà, da albese e cuneese, la prima delle mie preoccupazioni, per quanto riguarda la mia terra evidentemente. Poi il Piemonte è grande e ognuno ha le sue peculiarità. Il corridoio mediterraneo della Tav è imprescindibile ma non dobbiamo dimenticare la Asti – Cuneo, non dobbiamo dimenticare i lavori del Tenda e, di fatto, non c’è nessuna intenzione di dimenticarli. Sulla Asti – Cuneo, tra l’altro, io ci lavoro da anni. Da Bruxelles ho seguito direttamente, con il ministro Del Rio, la trattativa che aveva autorizzato il primo progetto di cross financing e ho ancora seguito, proprio in questi giorni, la nuova procedura che non ha bisogno di un’autorizzazione preventiva da Bruxelles, fatto sul quale Chiamparino ha dato un’informazione non completa. Bruxelles ha detto, in riferimento al cambiamento di meccanismo di finanziamento della Asti – Cuneo, che bisogna stare attenti alla congruità per il prezzo di subentro della Torino – Milano, che non deve essere troppo alto perché, altrimenti, si tratterebbe di una violazione della concorrenza. Per chiarire meglio, quando finisce una concessione e io sono quello che ne ha la titolarità, se per subentrare a me mettono un prezzo di subentro troppo alto, questo disincentiva chiunque dal presentarsi e sarebbe come favorire il concessionario in scadenza. Bruxelles ha detto ‘attenzione, questo valore deve essere congruo’ e allora la parte tecnica del ministero ha risposto che la congruità è garantita dai precedenti che Bruxelles stessa aveva autorizzato. Quindi, io sono fiducioso del fatto che entro l’estate i cantieri dell’Asti – Cuneo potranno partire. Bisogna però essere chiari, io lo avevo verificato personalmente come parlamentare europeo con la direzione generale Concorrenza,che non serve l’autorizzazione preventiva di Bruxelles quindi i cantieri possono partire anche senza questo pezzo di carta. Bruxelles dice soltanto ‘attenzione, perché se questo valore di subentro fosse considerato troppo elevato, cioè si configurasse una violazione della concorrenza, rischiereste una procedura di infrazione’. Questo è il quadro reale della situazione Asti – Cuneo.