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Le Universiadi di Krasnoyarsk (Russia) del saluzzese Sebastiano Andreis

14 marzo 2019 | 19:31
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Le Universiadi di Krasnoyarsk (Russia) del saluzzese Sebastiano Andreis
Le Universiadi di Krasnoyarsk (Russia) del saluzzese Sebastiano Andreis
Le Universiadi di Krasnoyarsk (Russia) del saluzzese Sebastiano Andreis
Le Universiadi di Krasnoyarsk (Russia) del saluzzese Sebastiano Andreis
Le Universiadi di Krasnoyarsk (Russia) del saluzzese Sebastiano Andreis
Le Universiadi di Krasnoyarsk (Russia) del saluzzese Sebastiano Andreis

“Far sport a livello agonistico ti fa crescere prima sia umanamente che professionalmente” ci racconta l’atleta

Saluzzo. Si è conclusa lo scorso martedì, 12 marzo, dopo 12 giorni di gare, a Krasnoyarsk la XXIX Universiade Invernale. La Russia, padrona di casa, è risultata esser prima nel medagliere, al secondo posto si è classificata la Corea del Sud e al terzo il Giappone.

L’Italia torna a casa con 3 medaglie: 1 oro, 1 argento ed 1 bronzo, che valgono il 15° posto complessivo nel medagliere.

Tra gli atleti scelti per rappresentare l’Italia c’era anche il saluzzese Sebastiano Andreis. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio.

Raccontaci di te.Sono nato a Saluzzo il 14 dicembre 1997 ho sempre frequentato le scuole a Saluzzo fino alle medie poi ho scelto di trasferirmi a Limone Piemonte essendomi iscritto allo Sky College. Sono rimasto con lo Sci Club di Limone fino all’anno del diploma.

Quando ti sei appassionato al mondo dello sci?Ho sempre sciato, la primissima volta avevo 2 anni e mezzo. A livello agonistico ho iniziato con lo Sci Club Valvaraita intorno ai 6 anni; ho avuto fin da subito un riscontro positivo con i risultati ero sempre primo o secondo a livello provinciale, sono stato premiato miglior atleta regionale due volte. Lo sci alpino sono appassionato ho difficoltà rispetto ai miei compagni e coetanei non abitando in montagna piste allenamenti sono sempre influenzate dagli spostamenti logisticamente più complicato.

Come riesci a conciliare vita privata, università e questa tua passione?Mi sono iscritto all’università di Torino, frequento la facoltà di Economia aziendale e Managment. E’ sempre stato molto difficile conciliare la scuola con lo sport, il nostro sistema scolastico è rimasto indietro di 30/40 anni. Vedo i miei colleghi francesci, inglesi e americani che ricevono borse di studio del valore di 30, 40, 50 mila euro magari anche con risultati inferiori ai miei. Conciliare gli studi universitari è difficile in quanto mi perdo il primo semestre, che va da settembre a dicembre, e la successiva sessione esami di gennaio e febbraio, per la sessione di febbraio/maggio se va bene arrivo per le ultime due lezioni. In sostanza quando gli altri fan vacanza io mi devo metter sotto con lo studio e mentre loro frequentano io scio.

Una delle esperienze più belle che hai vissuto e ricordi con piacere?Sicuramemte ricordo la medaglia d’argento vinta ai Campionati Italiani di Pozza di Fassa nel 2016 in slalom gigante e sicuramento ricorderò con molta nostalgia, in senso buono, questa esperienza delle Universiadi.

Cosa ci racconti di questa opportunità che hai avuto? Sin da subito ci hanno trattato come campioni olimpici, l’impiego delle forze dell’ordine è stato ingente, circa 2500 agenti, i volontari dai 3000 ai 3500. La cosa che mi ha stupito maggiormente sono le precauzioni di sicurezza, il grande controllo in ogni momento della giornata all’uscita come all’entrata, non era possibile muoversi senza badge. Il mio obiettivo per queste Universiadi era qualificarmi nelle TOP 10 di Gigante slalom; è arrivata una top 10 nella combinata che era una specialità che non facevo da 4 anni, sono stato il primo italiano a comparire nell’ordine di arrivo, un sesto posto in gigante a 48 centesimi dalla medaglia, mi è dispiaciuto un sacco perchè sia nella prima che seconda manche per errore tattico mio ho sbagliato, abbastanza bruscamente, prima del piano. Nell’ultimo slalom l’obiettivo era di qualificarmi nei 30, purtroppo avevo il 6° intertempo con il pettorale 39 ma sono uscito quasi alla fine. Sono cose che capitano.

Consigli per chi volesse seguire il tuo esempio?Se dovessi consigliare la mia carriera direi al ragazzo di parlare prima con i genitori. Io per primo, senza l’apporto finaziario ingente dei miei genitori, non sarei qua, sono i primi a credere in me quindi un grazie va a loro. Se uno ha un genitore che ha praticato sport forse la strada è più semplice. La famiglia può essere un ostacolo oppure l’apripista, ho notato questo nei miei 15/20 anni di agonismo, spesso ci sono genitori che pensano di saperne più degli allenatori sentenziando su tutto e tutti. Far sport a livello agonistico ti fa crescere prima sia umanamente che professionalmente.

Una nota negativa, se c’è? Un aspetto negativo è che, con le distrazioni di oggi, viene tralasciata l’importanza dello sport che ti forgia come uomo. Se non lo provi è difficile da spiegare, ritengo di esser molto avvantaggiato rispetto a chi non pratica sport.