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Boves, Simona e il suo mal d’Africa

9 marzo 2019 | 15:56
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Boves, Simona e il suo mal d’Africa
Boves, Simona e il suo mal d’Africa
Boves, Simona e il suo mal d’Africa
Boves, Simona e il suo mal d’Africa

La giovane infermiera cuneese ci racconta con i suoi occhi le diverse esperienze sia come volontaria che da turista

Boves.Simona Cavallo, bovesana d’adozione, è appena tornata dall’Africa. Non era per lei la prima volta e abbiamo deciso di incontrarla per farci raccontare qualcosa in più di questi suoi viaggi.

Chi è Simona?Sono un’infermiera, nata 36 anni fa e cresciuta in quel di Passatore dove ho passato la mia vita con la mia famiglia fino a quando mi sono sposata con Enrico, detto Kikko, e mi sono trasferita a Boves.

Come è nato in te questo desiderio di far un’esperienza da volontaria? Durante gli anni della scuola per infermieri sentivo forte dentro di me il desiderio di fare un’esperienza in una terra nel sud del mondo… da sempre sono stata attratta e curiosa verso “il diverso”, vedendo in questo uno stimolo di crescita, di conoscenza, di condivisione.

La tua famiglia ti ha appoggiata fin da subito? Quando sei partita e per quanto tempo la prima volta?Assolutamente appoggiata e sostenuta dalla mia famiglia sono partita così alla volta dell’Africa, e più precisamente in Kenya, la prima volta nel 2004 con due amiche e un amico! Abbiamo trascorso due mesi lavorando come volontari presso il Cottolengo mission Hospital di Chaaria, nella regione del Meru, circa 350 km a nord rispetto a Nairobi. Approfittando della nostra permanenza per far visita a missionari cuneesi che da anni spendevano la loro vita al servizio dei più bisognosi, venendo così a conoscenza di realtà spettacolari che mi anno amalliata… sì perché così è stato: quella prima volta l’Africa ha rapito il mio cuore!

Quindi hai scelto di ripeter l’esperienza.Sì sono ritornata in quella terra ancora nel 2007 nel 2011 nel 2015 nel 2017… ogni volta accompagnata da diversi compagni di “viaggio”.

E poi l’ultima in ordine di tempo a febbraio di quest’anno.Questa volta invece ho deciso di partire con una compagna di viaggio speciale: ho deciso di partire con me stessa, da sola e così vi ho trascorso 3 settimane nel mese di febbraio facendo oltre 2000 km. Già perché non potevo essere in Africa e non andare a salutare tutti i miei amici sparsi in punti differenti del Kenya. Così, come una meteora impazzita, ho trascorso tre giorni qua, quattro là, cinqui ancora in un altro posto… Questa volta è stata più vacanza lo ammetto. Il poter vivere questo viaggio in solitudine mi ha permesso di vivere appieno ogni singolo attimo, mi ha permesso la ricerca del silenzio, della solitudine, di quel dialogo profondo al mio interno… mi ha permesso di fermarmi, di ascoltarmi, di rispettare i miei tempi, le mie esigenze, i miei desideri facendo ciò che in Italia, presa dai ritmi di vita frenetici tipicamente occidentali, solitamente non faccio, ma allo stesso tempo mi ha permesso di entrare in relazione profonda con chi avevo di fronte perché priva di ogni condizionamento. Per indole sono tipicamente curiosa e così ho colto l’occasione di osservare, di domandare, perché sì, io volevo conoscere, volevo andare ancora più in profondità, scoprire nuove cose su quella gente, tipiche di quella coltura di cui mi sono perdutamente innamorata! Durante le tre settimane ho incontrato tante persone, amici storici con cui si è consolidato il legame e persone nuove che mi hanno regalato un pezzettino di se e si sono prese un pezzettino di me. Sono state senza dubbio tre settimane indimenticabili vissute in pienezza. Quando arrivava il momento dei saluti questa volta negli abbracci non c’era tristezza ma un sentito GRAZIE, grazie per tutto quello che mi hanno insegnato nei giorni passati insieme, grazie per il tempo che mi hanno dedicato, grazie per avermi aperto le porte di casa loro ed avermi fatto sentire a casa, grazie per l’amore e per il sostegno gratuito che ho ricevuto, grazie per ogni singolo attimo. A differenza di tutti i viaggi precedenti questa volta ho avuto una visione meno idealizzata e più reale, ho notato cose che non mi sono piaciute, che mi hanno delusa, che mi hanno fatto arrabbiare… ma ho accolto tutto ciò come un’opportunità di crescita personale. Attorniata dalla povertà posso dire di aver vissuto giorni ricchi: ricchi di insegnamenti, ricchi di condivisione, ricchi di quegli attimi in cui si intessano quei legami profondi di amicizia che ti legano con qualcuno per il resto della vita! Sì perché da loro ho imparato che si può davvero essere felici con nulla, ho imparato cosa significa la condivisione.

E’ un’esperienza che consiglieresti? Sicuramente anche se è difficile spiegar l’Africa a chi non l’ha mai vissuta. Sì gente il mal d’Africa esiste ma non è la mancanza dei paesaggi, dei tramonti mozzafiato, dei mille colori sgargianti, dei profumi ….no la mia Africa è fatta di sorrisi, di strette di mano, di abbracci, di risate fragorose. Amo questa Africa, amo questa vita, amo queste persone.