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Vini, le anteprime del 2019: iniziamo dalle Langhe

27 gennaio 2019 | 12:49
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Vini, le anteprime del 2019: iniziamo dalle Langhe

“Il vitigno Nebbiolo ha trovato in alcune zone del Piemonte e di poche altre regioni italiane un terroir a lui congeniale per dare grandi vini”

È iniziato il periodo più bello e interessante per gli appassionati del settore. Quello delle anteprime! Primi tra tutti, quest’anno due eventi dedicati agli assaggi apriranno le danze i vini delle langhe:
NEBBIOLO PRIMA. Promossa dall’Unione Produttori Vini Albesi. Dal 23 al 27 gennaio sta proponendo ad Alba le nuove annate in commercio di Barolo, Barbaresco e Roero.

Sempre ad Alba il 28 e 29 gennaio l’evento GRANDI LANGHE, dove alle nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero si aggiungono le DOC Langhe, novità dell’anno con più di 200 produttori partecipanti. Obbiettivo è quello di far conoscere i vini doc di qualità del nostro territorio al turismo internazionale.

Ma non solo degustazioni; in programma anche 6 attesi seminari di approfondimento sulla geologia delle langhe, vero segreto di questo gioiello diventato Patrimonio dell’Unesco. I seminari saranno tenuti dal dott Edmondo Bonelli e dal professor Monticelli.

Nebbiolo Storia e Passione. Il vitigno Nebbiolo ha trovato in alcune zone del Piemonte e di poche altre regioni italiane un terroir a lui congeniale per dare grandi vini che, pur essendo sostanzialmente diversi tra loro, hanno caratteristiche comuni: la predilezione all’invecchiamento, il colore, la complessità e l’eleganza. In Lombardia lo si trova in Valtellina, in Valle d’Aosta nella parte meridionale della valle; in Piemonte nelle province di Novara, Vercelli, Biella, Torino, Asti e Cuneo con la massima concentrazione nelle Langhe e nel Roero; in Sardegna nella Gallura e in epoche più recenti anche in altri Continenti in limitate aree della California, del Cile, dell’Australia e del Sud Africa.

Il nome potrebbe derivare da ‘nebbia” ed essere collegato a un’antica leggenda popolare. Il vitigno ha una maturazione tardiva e viene vendemmiato quando sulle colline scendono le prime nebbie autunnali. I suoi acini sono ricoperti dalla pruina, una sostanza cerosa che li protegge dagli agenti atmosferici e conferisce ai grappoli un aspetto velato. Un’altra ipotesi fa derivare il nome dalla lingua latina collegandolo a nobile. E il territorio d’origine? Che questa varietà di uva fosse conosciuta in tempi antichi lo dice Plinio il Vecchio nella “Naturalis historia” riferendosi alle colline novaresi e alla zona di Pollenzo pur non citandone il nome; di vitigno con “…grappoli di uva nera che danno vino da località fredde” ne parla Lucio Giunio Columella, scrittore romano autore del “De re rustica”.

Non si può certo dimenticare che l’uva Nibiol viene citata in un documento del 1266 della Castellania di Rivoli: la produzione  delle vigne di proprietà del Conte Umberto de Balma ammontava a 306 sestari (il sestario è una unità di misura e corrisponde a circa 40 litri), quindi circa 123 ettolitri. Questa presenza  viene confermata da Stanislao Cordero di Pamparato in ‘Documenti per la storia del Piemonte (1265-1300)” e dai numerosi pellegrini che percorrevano la via Francigena che da Torino attraverso la Val di Susa saliva fino al Monginevro. Su questo itinerario esistevano molti monasteri che servivano non solo da tappa e rifugio ai viandanti, ma favorivano la coltivazione della vite per scopo religioso, gli scambi commerciali e quindi anche delle barbatelle e la diffusione del vitigno nebbiolo fino alla Valle d’Aosta.

Gabriele Tomatis Wine Blogger