CoNSENSo arriva a Bruxelles

11 dicembre 2018 | 17:06
Share0
CoNSENSo arriva a Bruxelles

Il progetto del 2015 prevedeva il sostegno alla domiciliarità con 5 siti pilota per la sperimentazione tra cui due in Italia, Piemonte e Liguria

Cuneo. Il progetto CoNSENSo, che ha avuto come area pilota per il Piemonte l’Asl CN1, nelle Valli Maira e Grana, è stato presentato il 6 e 7 dicembre a Bruxelles nella conferenza finale del progetto “ESI Funds for health”, evento che ha coinvolto anche i ministri della salute dell’Estonia e della Romania, rappresentanti dei misteri della salute di Finlandia, Bulgaria, Croazia, membri del Parlamento Europeo, delle Direzione Generale della Commissione Europea per la salute e la sicurezza degli alimenti (DG SANTE) e dell’agenzia per i consumatori, la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare (CHAFEA).

L’Unione Europea, ha nominato la Regione Piemonte sito di riferimento nel programma per l’innovazione per l’invecchiamento sano e attivo (EIPonAHA) nel 2013, per la formazione post-base offerta agli infermieri, poiché sia l’Università di Torino sia l’Università del Piemonte Orientale hanno attivi Master di primo livello in Infermieristica di Famiglia e di Comunità.

Il progetto

Per sperimentare il ruolo dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità la regione Piemonte ha partecipato nel 2015 al bando Interreg Alpine Space, con il progetto CoNSENSo, Community Nurses Supporting Elderly In a Changing Society, rivolto alle persone di più di 65 anni abitanti in zone rurali di difficile accesso ai servizi classificandosi ai primi posti.
Il motto del progetto è “La casa è il miglior posto per invecchiare”. L’obiettivo è sostenere la domiciliarità e prevenire il declino delle abilità funzionali attraverso la valutazione da parte degli Infermiere di Famiglia e di Comunità dei fattori di rischio e dei bisogni di salute dei cittadini contattati e l’individuazione di risposte efficaci e proponibili attingendo dalle risorse disponibili.
Il finanziamento, di circa 2 milioni di euro, ha consentito di avviare la sperimentazione in 5 siti pilota, due in Italia, in Piemonte e in Liguria, uno in Francia, uno in Slovenia e uno in Austria. Sono state coinvolte attivamente più di 4300 persone, incontrate da 24 Infermerie di Famiglia e di Comunità nell’arco di 24 mesi.

Visibilità europea

La partecipazione attiva al gruppo di lavoro “Cure Integrate”, del programma EIPonAHA. dell’infermiera dell’ASLCN1, Paola Obbia, che riveste dal 2016 il ruolo di coordinatore dell’area di interesse “Workforce development”, ha consentito di dare visibilità anche oltralpe a CoNSENSo. Il progetto è stato selezionato quale miglior progetto di accessibilità alle cure dagli esperti di ESI Funds for Health, che hanno valutato per conto della Commissione Europea l’utilizzo dei fondi strutturali europei negli investimenti per la salute nel periodo 2016-2018, analizzando più di 7000 progetti in diverse aree tematiche.
La presentazione del progetto ha riscosso molto interesse tra i partecipanti alla conferenza finale, esperti di varie nazioni europee e regioni italiane, un rappresentante dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, AGENAS, e commissari europei di DG SANTE e CHAFEA.
Ha partecipato anche Tiziana Patrizi, dell’Ufficio di rappresentanza della regione Piemonte a Bruxelles.
Sono stati presentati i punti chiave della sperimentazione, e alcuni dati preliminari sulle ricadute economiche conseguenti alla prevenzione della fragilità nell’anziano.

I pilastri del progetto: formazione e sinergie

Uno dei pilastri del progetto è stato la formazione post base, curata per l’Italia dall’Università di Torino che dal 2005 ha all’attivo il master di primo livello.
Preziosissima è stata la sinergia attuata con un altro progetto europeo, SUNFRAIL, per il riconoscimento precoce della fragilità nell’anziano al quale la Regione ha partecipando nello stesso periodo e cui l’Asl CN1 ha dato un contributo sostanziale per la parte relativa alla formazione degli operatori.
Le infermiere arruolate per il progetto hanno avuto la possibilità di specializzarsi sia presso l’Università di Primoska, in Slovenia, dove si è svolta una settimana residenziale propedeutica, sia frequentando il Master a Torino, in cui è stata inserita anche la formazione sull’attivazione delle persone all’autogestione delle malattie croniche, secondo il modello Stanford, raccomandato dal Piano Nazionale Cronicità.
Il secondo pilastro è rappresentato dalla collaborazione con tutti gli attori locali: la Direzione Generale dell’Asl CN1, il DIPSA, i direttori dei Distretti Sanitari, i medici di medicina generale, gli infermieri delle cure domiciliari e i fisioterapisti territoriali, le farmacie, i servizi sociali del Consorzio Monviso Solidale, i sindaci, le associazioni di volontariato locali e, chiaramente, in primis, i cittadini e le loro famiglie.
Quest’esperienza ha consentito di attivare una serie d’interventi di bassa soglia, che hanno portato a grandi risultati in termini di migliore qualità di vita e utilizzo dei servizi.

Le ricadute

Il partner austriaco ha riportato che 80 cittadini, tra i 500 coinvolti dal progetto, avevano richiesto di essere inseriti in casa di riposo. Grazie alla pianificazione e al supporto proposto dalle Infermiere di CoNSENSo, hanno deciso di rimanere a casa loro. Ciò ha generato per la regione Carinzia un risparmio circa 700.000 euro.
In Piemonte, secondo l’analisi effettuata da alcuni ricercatori, e pubblicata su riviste economiche internazionali, si è stimato che i costi del servizio IFeC sono bilanciati dai risparmi generati in un anno riuscendo a prevenire il 36% delle cadute accidentali causa di fratture di femore.
Altre ricerche, sia epidemiologiche, sia qualitative, in corso di pubblicazione, confermano la validità del modello e il miglioramento della qualità di vita dei cittadini coinvolti.

L’esperienza continua …

Per garantire continuità al progetto in Piemonte e Liguria sono state scelte zone pilota inserite nel programma Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI). La risonanza del progetto ha fatto sì che, ad oggi già 20 delle 72 aree interne italiane abbiano nei loro programmi per la salute la presenza dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità.
Il Piemonte, inoltre, sono partite una serie di sperimentazioni spontanee.

Il team di coordinamento del progetto, attraverso incontri locali e internazionali, ha costruito il modello adattandolo alle diverse peculiarità territoriali. In Francia, ad esempio, il nome delle Infermiere è stato cambiato in “Coordinatore medico-sociale”, per non entrare in conflitto con le altre professioni operanti sul territorio. In Austria, dove la copertura sanitaria non è universale come in Italia, per compensare i costi legati all’assistenza domiciliare che impedivano a molti cittadini di accedervi, si sono svolte più visite a domicilio di carattere assistenziale. In Slovenia il ruolo dell’infermiere di CoNSENSo è stato interconnesso con le infermiere di comunità storicamente presenti sul territorio. In Italia ci si è potuti concentrare maggiormente sul ruolo di prevenzione e di attivazione delle risorse e del capitale sociale. Un grande lavoro di squadra sia sul campo sia nella regia che a portato l’idea progettuale al successo operativo.