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Quattro canzoni per quattro grandi vini: gli abbinamenti di Eleonora Simeone

25 novembre 2018 | 10:28
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Quattro canzoni per quattro grandi vini: gli abbinamenti di Eleonora Simeone

Un simpatico gioco tra la cantante jazz ed il sommelier

Nel 1994 inizia il percorso da cantante solista: studia canto lirico per due anni con Silvana Moyso, per poi iniziare lo studio del canto jazz, nel 1998, al “Centro Jazz Torino”, in cui segue anche i corsi di musica d’insieme, tenuti da Pino Russo e Giulio Camarca. Dal 2003 studia canto jazz e canto moderno con Francesca Oliveri. Parallelamente studia pianoforte classico presso il Conservatorio di Torino sotto la guida di Lia Careggio e partecipa a vari concorsi pianistici italiani e internazionali.

Oggi svolge un’intensa attività artistica live sia in formazioni più piccole come quartetto e duo, che nel sestetto swing “Quelli che lo Swing”, con cui ha partecipato a diversi concerti a “Stresa Jazz 2009”, “Omega S. Vito in Jazz”, “Orta in Jazz”, “Miasino Jazz 2012” Il suo quartetto “Eleonora Simeone Jazz Quartet” ha suonato per le “Olimpiadi Internazionali degli Scacchi”, esibendosi in piazza S Carlo, a Torino, per la manifestazione delle “Olimpiadi Torino 2006” e “Cioccolatò 2007”, “Cioccolatà 2008” festa del cioccolato della città di Torino. Nel 2007 collabora con il Maestro Gianni Basso per la rassegna jazz “Concerti in Fabbrica”.

Nel 2010 registra il prima album di brani inediti “Fiveland Jazz Project” in collaborazione con Diego Borotti, Daniele Tione, Dino Contenti e Gigi Biolcati. Nel 2011 registra il progetto jazz inedito “Sedo” in trio con Daniele Tione e Gigi Biolcati, trasmesso in radio sia in Italia che all’estero. Nel luglio 2012 partecipa al Cocchi Jazz Festival di Torino presso il Torino Jazz Club, in formazione di trio vocale (con Francesca Oliveri e Monica Fabbrini) più ritmica. Dal 2014 collabora con il quartetto “Street Life Project” composto da Lorenzo Erra (piano), Marco Brioschi (F. Mannoia, A. Celentano, E. Jannacci), Yuri Guloubev (contrabbasso) e Christian Albano (batteria). Dal 2008 lavora come cantante e pianista professionista singola in Svizzera, Francia, Germania, Italia, lavorando nei grandi alberghi internazionali 5 stelle. Dal 2012 si occupa di lezioni private di canto e pianoforte presso la Like Music School di Verbania. Questa la biografia di Eleonora Simeone, tratta dal suo sito ufficiale www.eleonorasimeone.com.

– Ma veniamo a noi… Cosa ti affascina della musica jazz e quale artista ti ha ispirato?
– Del Jazz, oltre alle incredibili, interscambiabili e infinite possibilità armoniche mi affascina la libertà di espressione legata a questo genere di linguaggio. E’ una musica che in pochi anni ha avuto una evoluzione enorme, di contaminazione, a livello di sensazioni armoniche e di forte valenza sociale. E’ l’anima di chi lo suona che si intreccia, in quel preciso istante, con chi sta condividendo lo stesso momento. E’ sicuramente un genere che permette molto scambio emozionale tra i musicisti che lo creano e tra chi ascolta. Il Jazz è qualcosa che nasce dal profondo, direi che sia un po’ ciò che noi sogniamo durante il sonno e che poi scordiamo appena svegli. Ricordo che all’età di circa 10 anni ero a Diano Marina, in Liguria, dove ero solita passare le vacanze estive con i miei. Ogni due anni organizzavano una rassegna musicale in cui suonava il grande pianista Romano Mussolini con la sua band. Ho ben chiara l’immagine di quella serata in cui mi fermai ad ascoltare “Giorgia on my mind” proprio suonata da loro. E dissi a mio padre: “Questa è la musica che voglio studiare”. E da lì è iniziato tutto!

– Quali sono i tuoi pezzi preferiti?
– Non credo di avere brani che particolarmente amo: in generale amo tutta la musica che mi trasmette emozioni. Personalmente credo che la musica sia molto legata, proprio perché provoca sensazioni, a episodi, odori, visioni o ricordi della vita di ognuno. La cosa bella della musica è che ognuno può rivivere determinate emozioni anche a distanza di molto tempo.

Nell’articolo precedente abbiamo spiegato di cosa succede realmente quando ci approcciamo a una degustazione; credi quindi anche tu che lo stesso sia paragonabile alla musica. Possiamo affermare che come un giusto abbinamento cibo vino anche una giusta musica può influire sulla buona riuscita o meno di una cena. Cerchiamo di fare un giuoco: Una bollicina metodo classico, un bianco fermo creato con un vitigno tipico delle langhe, una barbera profumata ma anche adatta all’invecchiamento e un barolo. Io propongo un vino con descrizione e tu abbini una musica.

Alta Langa (Pinot nero e Chardonnay) Paolo Avezzza
spuma: fine e persistente;
colore: da giallo paglierino da tenue ad oro intenso;
odore: fragrante, complesso, ampio; caratteristico della rifermentazione in bottiglia;
sapore: secco, fresco sapido ed armonico;

A questo vino abbinerei “Summertime” di Gershwin: è un brano che contiene molte emozioni contrastanti: è stato composto ispirandosi ad una ninna nanna, da un bianco, ma con la struttura di un blues. Il blues è la musica del popolo nero, del dolore, della guerra e discriminazione. Ma come contrasto troviamo il testo, molto rassicurante, di una ninna nanna cantata ad un bambino che vive in un contesto sociale sicuro: «Summertime, and the livin’ is easy. Fish are jumping, and the cotton is high. Your dad is rich, and your mother good lookin’, so hush little baby, don’t you cry.» (Estate, la vita è facile. I pesci saltano e il cotone cresce alto. Tuo padre è ricco e tua madre è bella, perciò taci, piccolino, non piangere). A livello di sensazione lo abbinerei sia per il ricordo del colore giallo, tipico dei campi di grano in estate, del caldo, dell’arsura. La complessità della rifermentazione in bottiglia rende l’idea della ciclicità tipica di questo pezzo che tramite la struttura del blues rende l’idea di qualcosa che non è destinato a finire con l’ultima nota. Mi da la sensazione di qualcosa di molto complesso che matura quasi in modo impercettibile per poi sfociare nella sua complessità dopo una lunga lavorazione. Qualcosa che si sente ma non si vede, proprio come in un brano come “Summertime” in cui la problematica della guerra e raziale non sono esplicitamente dichiarati (anzi) ma si percepiscono attraverso il contrasto tra il genere blues e la descrizione di una situazione sciale tipica dei bianchi. Il termine francese più adatto che descrive la situazione, ma ce la fa “Sentire” è “bouleversement”.

Langhe bianco (Chardonnay e Arneis) 2016 Marchesi di Barolo
colore: giallo paglierino, limpido
odore: abbastanza intenso, fine erbaceo e minerale
sapore: secco, abbastanza sapido, equilibrato

A questo vino abbinerei un brano italiano degli anni ’40, scritto da Galdieri e D’Anzi che è “Ma l’amore no”. Ricordiamo che il jazz è un tipo di linguaggio, come fosse un alfabeto con cui comporre parole che possono essere utilizzate in tutte le lingue. Per questo possiamo anche tralasciare per un attimo l’ambito dello stile americano e ritrovare lo stesso linguaggio in un evergreen italiano. Questo vino mi ricorda molto la leggerezza e finezza del pensiero amoroso femminile. Per questo sceglierei questa canzone immaginando una donna che aspetta il ritorno del suo amato magari sorseggiando questo vino bianco in un salotto guardando dalla finestra il suo bel giardino e pensando che il suo amore non si dissolverà “con l’oro dei capelli” (e qui abbiamo la corrispondenza visiva con il colore del vino) e giurando amore eterno anche se sa che probabilmente lui cercherà carezze da altre donne. E’ un tipo di vino non troppo complesso e che mi ricorda la freschezza dell’amore anche forse un po’ stereotipato della donna giovane.

Barbera d’Alba (Barbera 100%) “La Cresta” 2014 Rocche dei Manzoni
colore: rosso rubino con riflessi aranciati,
odore: intenso, abbastanza complesso persistente, vinoso fruttato e speziato
sapore: leggermente abboccato morbida abbastanza tannica minerale (dai profumi di viola, prugna, liquirizia e tabacco sul finale

A questo vino abbinerei “Take five”: è un brano che ricorda la complessità ritmica del 5/4, un ritmo che sembra quasi inciampare, non essendo sempre regolare ma formato da da 3battiti più 2. Mi ricorda la persistenza proprio perché la prima parte del brano e l’ultima mantengono uno stesso accordo che persiste per varie battute non modificando l’armonia. E mi ricorda moltissimo l’odore del tabacco dei locali e club fumosi in cui veniva suonato dalla grande tromba di Miles Davis.


Barolo (Nebbiolo 100%) “Bric del fiasc” 2010 Paolo Scavino

colore: rosso granato con riflessi aranciati,
odore: intenso, complesso persistente, vinoso e speziato etereo
sapore: secco, caldo e tannini raffinati minerale ma elegante (dai profumi di confettura di frutta , liquirizia e note balsamiche sul finale) Potente.

A questo vino abbinerei “Over the rainbow”, del musical “Il mago di Oz”. Le sensazioni di eleganza e dell’essere etereo sono espressi in primo luogo dall’immagine stessa di un arcobaleno e poi dal fatto che chi canta questo brano è una bambina, sognante che immagina cosa ci sia oltre l’arcobaleno: gli uccellini blu, il cielo limpido, i sogni che finalmente si possono realizzare. Anche l’aspetto della natura si lega ai profumi di confettura e frutta. Il tutto senza dimenticare che questa è l’interpretazione che emerge in superficie, dall’immagine sognante di una bambina ma che, in realtà, ha significati ben più profondi ed impregnati di socialità. E qui io lo abbinerei alla potenza di questo vino: “Over the rainbow” è diventato, negli anni, simbolo di una forte spinta motrice verso il movimento di liberazione omosessuale e verso chi è considerato generalmente “Diverso”, grazie al suo messaggio di speranza di un luogo in cui ognuno possa vivere esprimendosi in modo libero: “Somewhere over the rainbow, Skies are blue, And the dreams that you dare to dream, Really do come true.” (Da qualche parte, oltre l’arcobaleno, i cieli sono blu ed i sogni che hai osato sognare diventano davvero realtà)

Chiudete gli occhi, e lasciatevi trasportare dall’arte vestita di profumi, suoni, e sapori.. ricordi impressi nel nostro inconscio.