Anna Mantini su ddl Bonafede-Bongiorno: “Codice rosso? Sì, ma oltre una lucina accesa servono strutture adeguate per le donne vittime di violenza”

18 novembre 2018 | 17:29
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Anna Mantini su ddl Bonafede-Bongiorno: “Codice rosso? Sì, ma oltre una lucina accesa servono strutture adeguate per le donne vittime di violenza”

“Bene l’imposizione di termini certi su avvio e svolgimento di indagini, ma i terribili fatti di cronaca confermano che le leggi penali lasciano ancora troppa discrezionalità a vantaggio delle “belve” autrici di certe efferatezze”

Scrive Anna Mantini, consigliere comunale di Fossano della Lega.

Codice rosso? Sì ma, utilizzando la metafora del Ministro della Giustizia sui Pronto Soccorso, se dopo un immediato ricovero non ci sono strutture idonee a offrire riparo alla donna vittima di violenza, la lucina che si accende non è quella che porta alla fine del tunnel di sofferenza.

Il disegno di legge dei Ministri Bonafede e Bongiorno, che prevede una sorta di corsia preferenziale per lo svolgimento delle indagini originate da una denuncia di violenza, in assenza di contestuali interventi efficaci su tutte le altre fasi, processuali e sociali, rischia di colorare soltanto le carte bollate.

Premetto: è senz’altro positiva l’imposizione di tempi certi a carico di polizia giudiziaria e magistratura per l’avvio e lo svolgimento delle indagini, ma se poi queste culminano in decisioni scandalose – ultima quella a cui abbiamo assistito per il caso della morte di Desirée a Roma, dove il Tribunale ha escluso le ipotesi di omicidio e di violenza di gruppo a carico di tre “belve” straniere – le parole del Ministro rischiano di cadere nel vuoto di una ennesima norma che si aggiunge ma non migliora.

Se poi vogliamo far sì che questo Codice sia davvero preventivo, esso deve vincolare anche le Amministrazioni regionali e i loro servizi telefonici di cosiddetto pronto intervento, perché tutti ricordiamo benissimo quello che è successo nella scorsa estate con il servizio 112 in Piemonte quando a chiamare sono state due donne che stavano denunciando un tentativo di violenza a Torino e che, assoggettate a lunghe domande al telefono, hanno poi ricevuto l’accusa pubblica di essere state poco collaborative.

Se con questo Codice si potranno prevenire violenze, allora sarà un’utilissima innovazione; ma, nel caso la prevenzione non fosse sufficiente, il dilemma è proprio questo: se al termine del processo continua a essere consentita una eccessiva discrezionalità nella formazione delle sentenze e dei pronunciamenti giudiziari, discrezionalità tali da consentire di far ricadere tutta o parte della colpa sulla vittima, il Codice rischia di essere Rosso solamente per l’imbarazzo delle Istituzioni. Al di là della buona volontà iniziale che nessuno intende mettere in dubbio.