vittoria

Etichettatura sì, ma solo “informativa”. Le PMI alimentari italiane, e piemontesi, vincono un altro round con l’aiuto della Farnesina.

15 ottobre 2018 | 17:54
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Etichettatura sì, ma solo “informativa”. Le PMI alimentari italiane, e piemontesi, vincono un altro round con l’aiuto della Farnesina.

La soddisfazione di Unionalimentari: “Adesso al lavoro a Bruxelles per evitare il moltiplicarsi di leggi nazionali fai-da-te sulle etichette, autentiche barriere al nostro export”

La dieta mediterranea, e con essa i prodotti tipici anche del Piemonte e della Granda, vince con le armi della Diplomazia un altro round nel settore della battaglia per una etichettatura degli alimenti che sia “informativa” nei confronti del consumatore finale senza con questo precludere il mercato a produzioni storiche e di universale riconosciuta salubrità, identificabilità e qualità organolettica.
Una battaglia di cui si sta facendo interprete a livello nazionale anche Unionalimentari, la Federazione delle PMI agroindustriali associate al circuito Confapi sotto la presidenza di Antonio Casalini (Gruppo Midi Lazzaroni) e la vice presidenza dell’albese Giuseppe Rossetto.

Il riferimento della Federazione è al recente summit di chiarimento svoltosi fra la Segretaria generale del Ministero degli Esteri del Governo italiano, S.E. Elisabetta Belloni, e il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom, summit nel corso del quale sono state riaffermate le obiettive buone ragioni dell’Italia e degli amici della “Dieta mediterranea”.
“Quando la Diplomazia italiana funziona e crea gioco di squadra.

Grazie a S.E. Elisabetta Belloni”, hanno dichiarato – anche sui social media – i vertici di Unionalimentari, i quali sul tema sempre delle etichettature – dopo la vittoria politica della scorsa estate – puntano a sensibilizzare l’Unione Europea sull’ulteriore capitolo relativo alla necessità di contrastare il rischio di una proliferazione di norme indipendenti di singoli Stati, sarebbero otto secondo l’Associazione di categoria, i quali legiferando in autonomia di fatto porrebbero delle barriere normative – quasi dei dazi occulti sul versante burocratico – alle esportazioni da parte delle PMI.