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Cuneo, Zorgniotti: “La tragedia di ponte Morandi non finisca in farsa come nella canzone di De André”

21 agosto 2018 | 09:43
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Cuneo, Zorgniotti: “La tragedia di ponte Morandi non finisca in farsa come nella canzone di De André”

“Si sta perdendo ancora una volta di vista, da parte della Politica, la necessità di considerare in maniera complessiva lo stato e le prospettive dei nostri collegamenti, che continuano a essere affrontati per tipologie separate”

Cuneo. Scrive Alessandro Zorgniotti.

“In questa estate dai tratti drammatici per le comunicazioni infrastrutturali del Nord Ovest – dai dilemmi sulla Cuneo-Asti al crollo del ponte Morandi di Genova – si sta perdendo ancora una volta di vista, da parte della Politica, la necessità di considerare in maniera complessiva lo stato e le prospettive dei nostri collegamenti, che continuano a essere affrontati per tipologie separate.

Per esempio, del Tenda bis non si parla più oramai da tre mesi e relativamente alla Cuneo-Asti sono lontani i tempi di fine anni ’90, personalmente vissuti da chi scrive, con le mobilitazioni portate avanti da migliaia di persone fra Cittadini e Amministratori locali, al confronto con la quarantina di intervenuti a Cherasco a fine luglio su iniziativa dei due maggiori partiti di opposizione a Roma, PD e Forza Italia.

Adesso è la volta della sicurezza dei viadotti, e il crollo del Morandi di Genova – che l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, non di certo una personalità qualsiasi, ha definito senza perifrasi “la più grande tragedia annunciata di questo secolo assieme al Vajont” – sta scatenando una rincorsa all’ultima foto, via social network, per denunciare il vero o presunto livello di pericolosità di questo o quel ponte, questa o quella tangenziale. Intendiamoci: quando Facebook diventa uno strumento di denuncia visiva sociale, chi come noi è nato e cresciuto nel mondo del giornalismo non può che essere lieto della possibilità di far rimbalzare queste legittime segnalazioni di allarme espresse dai Cittadini portandole in tutta la loro obiettività immaginifica all’attenzione di quanti devono disporre della sicurezza dei viaggiatori, siano essi guidatori o passeggeri su gomma o su rotaia.

Non va però dimenticato che l’Italia è anche il Paese di “Don Raffaé” magistralmente cantato dal grande De André, genovese doc, nel quale di fronte alle “venti notizie e ventuno ingiustizie lo Stato (cioè anche noi, ndr) che fa? Si costerna, si indigna, si impegna e poi… getta la spugna con gran dignità”.

Ne è un altro toccante esempio il disastro ferroviario di Torino di fine maggio scorso, dove due persone hanno perso la vita e altre 18 sono rimaste ferite: il fatto che, successivamente, non si sia più sollevata una emergenza legata alla sicurezza della circolazione dei treni significa non che il problema è stato risolto ma che, semplicemente, non se ne è più parlato. Di certo vi è che la qualità delle vie rotabili non è migliorata da allora  oggi.

Il caso di Genova sarà gestito in maniera sperabilmente diversa per il fatto che al posto del ponte adesso c’è una voragine profonda ottanta metri che rischia, se non colmata, di rappresentare il biglietto da visita italiano nel mondo. Allora, ma solo per questo, forse si provvederà in concreto in tempi insolitamente molto rapidi per i canoni della burocrazia nostrana.

Mi si permetta, da Cittadino italiano residente all’estero, una osservazione: laddove si parla di nuovo ponte in acciaio che sarà costruito senza costi per lo Stato a cura del Gruppo Autostrade, significa che questi costi sono già stati sostenuti dai viaggiatori in forma di tariffe da essi versate nelle epoche passate. La sfida del Governo attuale è quella non solo di evitare di far pagare un secondo e salato conto agli automobilisti e alle imprese, ma anche di imporre che siano applicati, con delle esenzioni sociali, dei pedaggi in forma ridotta, se non simbolica, in quei territori funestati da grave incidentabilità e mortalità su strade. Non solo dove le infrastrutture hanno ceduto, ma anche dove non sono mai esistite o sono carenti. Anche nella Granda dovrebbe essere adottato questo metro di azione con riferimento alla tariffazione della CN-AT.

Sarebbero poi maturi i tempi per trasformare, con legge, i pedaggi in “tributi di scopo”: le tariffe autostradali devono concorrere cioè solo in parte residuale e minimale alla formazione di un utlie, trattandosi pur sempre di concessione di un Servizio Pubblico, ed essere finalizzate, attraverso una norma statale cogente, a progetti, verificabili in ogni momento, di adeguamento e ammodernamento nelle tecnologie (compresi i droni in funzione di sentinelle volanti) e nei materiali adottati.

Mi permetto, da persona residente in Albania – dove per esempio per raggiungere il Kosovo percorro una galleria ultrasicura a 2 corsie per ogni senso di marcia e mi chiedo quando mai potrò percorrere un tunnel analogo per andare da Cuneo alla Francia del Sud – ho sempre ritenuto l’Italia un Paese avanzato – ottavo nel mondo per manifattura – da non mettere sotto la tutela di Istituzioni e Osservatori internazionali come OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e Fondi vari: se però a questo punto serve, allora si decida che i prossimi cantieri infrastrutturali da realizzare si svolgano sotto la vigilanza anche di queste Organizzazioni super partes e sovranazionali come avviene nei Paesi emergenti”.