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“Una sola donna in CdA Fondazione CRC? Ancora uno schiaffo alla parità di genere!”

2 maggio 2024 | 15:19
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“Una sola donna in CdA Fondazione CRC? Ancora uno schiaffo alla parità di genere!”

“Riteniamo questo fatto gravissimo: un Ente erogatore di tanti denari per tanti progetti, se fosse governato in modo paritario tra uomini e donne sicuramente effettuerebbe scelte differenti, essendo i suoi rappresenti portatori di interessi e sensibilità diversi. Dovrebbe essere rappresentativo del 50% della popolazione di riferimento, mentre in questo caso rappresenta quasi esclusivamente il potere maschile e patriarcale”, scrive Se Non Ora Quando? Cuneo

Scrive S.N.O.Q.? Cuneo.

“Apprendiamo dai giornali che nel CDA della Fondazione CRC sarà presente soltanto una donna! L’ARTICOLO 6 DELLO STATUTO, c. 5 recita:” Nella composizione dei propri organi la fondazione si attiene al principio dell ’ADEGUATA presenza di genere”. E’ vero che un termine così generico puo’ essere interpretato in vari modi, ma riteniamo opportuno mutuare la normativa prevista dalla c.d legge “Golfo-Mosca” che prevede per i consigli di amministrazione delle società quotate e delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni una partecipazione minima di ciascun genere pari al 30% che dovrebbe essere aumentato ed arrivare, nel 2026, al 40%. (precisiamo che ciascun genere non significa 30% donne e 70% uomini, va bene anche il viceversa!)

In questo caso invece si è optato per nominare un CDA Composto da 6 uomini e da 1 donna: questa è una situazione che è ben lungi dall’assicurare adeguata rappresentanza. Riteniamo questo fatto gravissimo: un Ente erogatore di tanti denari per tanti progetti, se fosse governato in modo paritario tra uomini e donne sicuramente effettuerebbe scelte differenti, essendo i suoi rappresenti portatori di interessi e sensibilità diversi. Dovrebbe essere rappresentativo del 50% della popolazione di riferimento, mentre in questo caso rappresenta quasi esclusivamente il potere maschile e patriarcale.

Tutte le battaglie portate avanti in questi anni non sono servite a nulla: gli enti che hanno piu’ di una nomina sono per legge costretti ad indicare un rappresentante di sesso diverso, mentre chi ne ha solo una non si preoccupa: sceglie quasi sempre uomini, in quanto ritenuti gli unici in possesso di quelle competenze e capacità previste dallo statuto!

Da anni ormai le donne chiedono che siano rispettati criteri di pari rappresentanza nelle istituzioni, premessa indispensabile per promuovere il cambio di sensibilità e di cultura necessari per superare la violenza e le disuguaglianze di genere

Chiediamo agli enti designanti che dovranno procedere alle nomine per surroga di indicare una donna tra le tante in possesso dei titoli richiesti, almeno pari a quelli dei personaggi di cui si sta vociferando, ritenuti idonei solo perché legati al potere politico. Dobbiamo essere tutti consapevoli che senza parità di genere e di diritti non è possibile una convivenza civile e democratica, utile a tutta la società”.