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Sessant’anni fa dallo stabilimento Ferrero di Alba usciva il primo vasetto di Nutella

20 aprile 2024 | 10:01
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Sessant’anni fa dallo stabilimento Ferrero di Alba usciva il primo vasetto di Nutella

Ricorre oggi un anniversario importante per la crema spalmabile più famosa al mondo. In sessant’anni di storia l’invenzione di Michele Ferrero ha cambiato l’industria dolciaria e non solo, diventando un vero e proprio fenomeno di culto.

Sessant’anni esatti fa la storia dell’industria dolciaria (e forse dell’intera società) cambiava radicalmente. Il 20 aprile 1964, infatti, dallo stabilimento Ferrero di Alba uscì il primo vasetto di Nutella, la crema spalmabile alla nocciola che nel giro di pochi anni avrebbe letteralmente conquistato il mondo intero a suon di merende. Il prodotto uscito sul mercato sessant’anni esatti fa era però il frutto di una ricetta inventata qualche anno prima da Pietro Ferrero, che aveva preso il nome di Pasta Giandujot e poi di SuperCrema. La crema spalmabile oggi più famosa del mondo, rappresenta forse la ricetta più geniale di uno dei più grandi imprenditori che il nostro Paese abbia mai conosciuto: Michele Ferrero. Lo fa fin dal nome, inventato di sana pianta dal signor Michele prendendo la parola inglese “nut” (che significa nocciola) e aggiungendo l’italianissimo e orecchiabile suffisso “ella”, contribuendo da subito, a partire dalla lettura del marchio, a rendere il suo prodotto estremamente famigliare e caloroso ad ogni latitudine.

Ma il successo commerciale della Nutella, evidente fin dai primissimi anni dopo il suo lancio sul mercato, fu dovuto soprattutto al suo gusto inimitabile, con la sua ricetta, segretissima, che pur evolvendosi nel corso dei decenni, non ha mai smesso di conquistare i palati di intere generazioni, innamorati di quel sapore di nocciola e di quella consistenza avvolgente, estremamente spendibile anche dal punto di vista gastronomico. E dire che la ricetta della crema al gianduia nacque quasi per caso nella famiglia Ferrero. Si può dire infatti che la Nutella sia il frutto della resilienza non solo del suo produttore, ma di un intero territorio, quello delle Langhe, poverissime dopo il secondo conflitto mondiale (sono gli anni della Malora di Fenoglio) in cui occuparsi di una produzione come quella della pasticceria sembrava impensabile. Proprio in virtù dei costi esorbitanti assunti dal cacao durante la seconda guerra mondiale, Pietro Ferrero pensò di sfruttare le nocciole tipiche della sua terra per creare dolciumi ugualmente prelibati ma molto meno costosi. La nonna della Nutella (quella Pasta Giandujot solida, a forma di barretta) vide così la luce già nel 1946, riscuotendo un discreto successo, bissato e addirittura superato dalla sua successiva versione in crema (nata nel 1951), che verrà ulteriormente affinata e “industrializzata” da Michele Ferrero proprio nel 1963, con la registrazione del marchio che è rimasto immutato per tutto questo mezzo secolo e oltre.

Nel giro di pochi mesi la Nutella conquistò prima l’Italia e poi l’Europa, arrivando anche ad attraversare gli oceani e ad arricchire le merende del resto del mondo in pochi anni. Anche questo straordinario risultato lo si dovette in prima battuta alle scelte “di marketing” del signor Michele, che fin da subito decise di commercializzare la sua crema spalmabile in vasetti di vetro, riciclabili come bicchieri. La società veniva infatti dal periodo del boom, era in salute a livello economico. L’impressione nell’acquistare i vasetti di Nutella era quella di guadagnarci due volte, prima nello stomaco e poi sulla tavola, tanto che dopo poco tempo cominciarono ad arrivare sul mercato anche bicchieri decorati, in qualche modo da collezionare. Non esiste famiglia italiana e forse anche europea che non abbia nelle proprie credenze almeno un bicchiere che originariamente conteneva la Nutella. Il tutto abbinato ad un battage pubblicitario simile a quello da sempre portato avanti dalla Ferrero per i suoi prodotti, in particolare a partire dagli anni Ottanta, che contribuì a far diventare la Nutella un vero e proprio fenomeno di culto, il simbolo di un’epoca, il più eccezionale esempio del “capitalismo Made in Italy”, in grado di conquistare il mondo a suon di confezioni vendute, senza perdere nulla dal punto di vista della qualità nella produzione. Nel giro di poco tempo la Nutella divenne la crema spalmabile più venduta al mondo (oggi se ne producono 365mila tonnellate all’anno, mille tonnellate al giorno!) e anche l’emergere di una grande concorrenza non è mai riuscito a scalfire il monopolio che la Nutella ha creato nei cuori dei suoi consumatori prima che nei bilanci della Ferrero.

Ma la Nutella non è più solo uno straordinario prodotto dell’industria dolciaria Made in Italy. Nel corso dei decenni si è trasformata in qualcosa di più, un vero e proprio oggetto di culto dal punto di vista sociale e culturale, nel nostro Paese e non solo. La crema spalmabile della Ferrero ha infatti ispirato artisti, registi e scrittori che l’anno assurta a simbolo di un’epoca evocandola più o meno platealmente all’interno delle proprie opere. Forse l’immagine ancora oggi più potente riguardante l’iconografia della Nutella, rimane quella creata da Nanni Moretti all’interno del suo film Bianca (1984), nel quale il protagonista Michele Apicella placa la sua ansia in un barattolone di Nutella alto più di un metro, realmente predisposto per il film. Giorgio Gaber nella sua celebre Destra-Sinistra (1994) sentenzia come «se la cioccolata svizzera è di destra, la Nutella è ancora di sinistra», mentre Ivan Graziani due anni dopo ne fa un elogio incondizionato, assurgendola persino a metafora a sfondo sessuale nella sua Lanutella di tua sorella. La crema spalmabile della Ferrero diventò inoltre un caso editoriale sia nel 1995 che nel 2004. Il primo caso di sfruttamento letterario della Nutella lo si deve a Riccardo Cassini, che scrisse per la Comix una raccolta di racconti umoristici dal titolo Nutella Nutellæ, nella quale rilegge in chiave ironico-parodistica alcuni dei più grandi classici della letteratura mondiale (dal De Bello Gallico al Don Chisciotte) rendendo protagonista degli stessi la Nutella. Molto più serioso ma altrettanto di successo fu invece il saggio Nutella – Un mito italiano, scritto dal giornalista Gigi Padovani e pubblicato da Rizzoli nel 2004. Anche grazie a questa fortissima presenza all’interno del costume italiano e non solo (non si contano le scene dei film in cui la Nutella fa in qualche modo capolino), nel 2007 una blogger statunitense ha istituito addirittura il World Nutella Day, che si celebra ogni anno il 5 febbraio.

La Nutella, insomma, nonostante i suoi sessant’anni, continua a racimolare fedeli e seguaci sulle tavole di tutto il mondo e non solo, in virtù anche degli altri snack che la vedono protagonista prodotti dalla Ferrero nel corso degli anni: i Nutella Snack & Go, i B-Ready, i Nutella Biscuits e i recentissimi Nutella Croissant. E quindi non resta che fare gli auguri ad una delle creazioni culinarie di maggior successo che si siano mai viste nel nostro Paese. Il suo slogan recita: “Che mondo sarebbe senza Nutella?”. La risposta potrebbe essere: “Sicuramente un mondo meno dolce”.