128 anni fa il Massacro di Aigues-Mortes, dove morirono otto operai italiani di cui due cuneesi

19 agosto 2021 | 12:27
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128 anni fa il Massacro di Aigues-Mortes, dove morirono otto operai italiani di cui due cuneesi

La strage ebbe luogo in Languedoc-Roussillon dove lavoravano nelle saline come stagionali anche molti italiani, e fu causata da una fake news che tacciava come colpevoli di omicidio i nostri connazionali.

Si è celebrato due giorni fa il 128esimo anniversatio del Massacro di Aigues-Mortes, località marittima non lontana da Nimes, da sempre specializzata nella produzione di sale. E così, sul finire dell’800, a causa della scarsità di lavoro nel nostro paese, molti contadini e cittadini italiani, lasciavano le loro terre per lavorare come operai stagionali nelle saline. La manodopera del posto, dunque, ben presto venne divisa tra gli “ardechois”, contadini di origine francese, i “piémontais”, vale a dire tutti gli italiani, in prevalenza piemontesi e i “trimards”, i vagabondi di qualsiasi provenienza, per lo più francesi del sud e rom. Erano però anni difficili per gli emigranti italiani, perennemente vittime di discriminazioni di tipo razziale ed etnico e mai amati dalle popolazioni dei luoghi in cui approdavano.

Così, quando morirono in circostanze misteriose alcuni cittadini di Aigues-Mortes, la colpa del presunto crimine fu immediatamente addossata sui “piémontais”. La mattina del 16 agosto 1893 scoppiò una rissa tra le parti in causa, che nonostante l’intervento della Gendarmerie degenerò ben presto in un’autentica “caccia all’italiano”. Alcuni operai italiani, costretti ad abbandonare il loro posto di lavoro, si rifugiarono in una panetteria del centro, ben presto assediata dai francesi inferociti che minacciarono addirittura di dare fuoco allo stabile. Il Prefetto si decise di mandare alcune truppe per risolvere quella situazione, ma esse arrivarono il 17 agosto con una decina di ore di ritardo rispetto al previsto, quando la strage ormai si era consumata. Alcuni operai italiani rimasti nelle saline furono seriamente minacciati la mattina seguente ma la Gendarmerie sembrò placare gli animi, promettendo l’estromissione immediata degli italiani, che sarebbero stati accompagnati alla stazione e lì salutati definitivamente. Proprio durante il trasferimento alla stazione, però, gli italiani furono attaccati dai rivoltosi, che i gendarmi non riuscirono a contenere, venendo linciati, bastonati, affogati o colpiti da armi da fuoco. Gli storici concordano nell’additare come causa dell’aggressione sia la notizia falsa diffusa in quei giorni, sia in generale il diffuso sentimento di disprezzo razziale nei confronti degli italiani, come si vedrà con altri casi di cronaca nera sparsi per il mondo fino agli anni ’20 del ‘900 (il caso più emblematico è forse quello di Sacco e Vanzetti).

A seguito del Massacro, in Italia l’opinione pubblica fu concorde nell’attaccare le istituzioni francesi sul nostro territorio, considerate da tutti la vera causa di quella vile aggressione. L’ambasciata francese di Palazzo Farnese fu attaccata dal popolo che lanciò sassi contro porte e finestre, causando ingenti danni. Alla fine i due governi trovarono un compromesso: ci sarebbe stato un risarcimento sia per le famiglie delle vittime italiane sia per l’ambasciata francese, al fine di riparare i danni strutturali subiti.

Per quanto riguarda le cifre esatte sulle vittime, non c’è mai stata totale chiarezza. Le vittime accertate e riconosciute sono otto, tutte italiane di cui due cuneesi:  Carlo Tasso di Alessandria, Vittorio Caffaro di Pinerolo, Bartolomeo Calori di Torino, Giuseppe Merlo di Centallo, Rolando Lorenzo di Altare, Paolo Zanetti di Nese, Amaddio Caponi di San Miniato e Giovanni Bonetto di Frassino. Il corpo di una nona vittima, Secondo Torchio di Tigliole, non fu mai trovato. Altri 17 italiani erano feriti troppo gravemente per essere evacuati in treno e rimasero in Francia. Uno di loro morì di tetano dopo un mese. Decine di persone furono portate nei vari ospedali della zona, e l’ufficio turistico di Aigues-Mortes parla di 17 morti totali e 150 feriti, numeri che, con tutta probabilità, si avvicinano a quelli effettivi. Dai vari processi che seguirono al fattaccio non emersero mai condanne per i responsabili, e il 30 dicembre 1893 i tribuinali francesi assolsero tutti gli imputati. La stampa mondiale fu concorde nel definire il processo una farsa e molti giornali scrissero che il motivo per cui nessun francese fosse stato condannato era legato all’italianità delle vittime.

Una pagina nera nella già di per sé tragica storia dell’emigrazione italiana, la dimostrazione di come l’ignoranza e il razzismo possano portare a conseguenze terribili. Una vicenda quasi mai ricordata dai libri di storia che da oltre venticinque anni, ogni 17 agosto, viene commemorata dall’Associazione Internazionale  Regina Elena, al ritorno del suo pellegrinaggio a Fatima (11-13 agosto), Lourdes (14-15) e Montpellier il 16 per la festa di S. Rocco e Sant’Elena.